IMPARIAMO DAI 10 MILIONI DI VOLONTARI ITALIANI
SONO TANTE LE BUONE CAUSE ALLE QUALI SI DEDICANO, A DIFFERENZA DI CHI SA SOLO PENSARE A SE STESSO
Secondo una ricerca Istat (2013) circa 1 italiano su 8 svolge attività a titolo gratuito volte al beneficio degli altri, della comunità o dell’ambiente.
In Italia il numero di volontari è stimato in quasi 7 milioni di persone, che si impegnano in un gruppo o in un’organizzazione e altri 3 milioni invece lo fanno in maniera non organizzata.
Possiamo quindi affermare che la disponibilità dei nostri concittadini a impegnarsi per una buona causa è un ottimo indice di solidarietà del nostro Paese. Un dato piuttosto confortante.
E se dovessimo stilare una classifica delle “Buone Cause” che spingono gli italiani a offrire il proprio aiuto, vedremmo che la violazione dei diritti, soprattutto i maltrattamenti verso i bambini (60,8%) e le donne (56%), si trova al primo posto. Seguono l’assistenza agli anziani (58%), alle persone con disabilità (56%) e ai malati gravi o terminali (52%).
Il supporto giunge poi alle categorie più disagiate con un’elevata attenzione alla povertà e all’emarginazione (54%), la tutela e il sostegno ai lavoratori e ai disoccupati (50%).
Coinvolgenti sono inoltre le cause per la difesa e la conservazione dell’ambiente sia in Italia (49%) sia nel mondo (44%) (Astra Ricerche, 2015).
Spesso si pensa che fare volontariato sia un lusso per pochi, associando l’impegno gratuito all’elevato status socio-economico.
La ricerca Istat afferma invece che è lo status socio-culturale a incidere maggiormente: il 22,1% di coloro che hanno conseguito una laurea ha avuto esperienze di volontariato contro il 6,1% di quanti hanno la sola licenza elementare.
È dunque una questione di ricchezza culturale e la vera solidarietà di coloro che fanno volontariato sta proprio nel dono che fanno agli altri di sè stessi, del proprio tempo e della propria conoscenza.
Alcuni inoltre credono che diventare volontario sia quasi esclusivamente una missione. Invece vorrei permettermi di dire che questa attività non deve essere pensata come una di quelle cose che si fanno solo per bontà d’animo o per trovare qualcosa che faccia passare il tempo sentendosi utili.
Essere volontario significa sentire propria una causa e offrire il proprio tempo, il proprio bagaglio culturale e il proprio know-how con lo scopo di rispondere concretamente ai problemi a essa legati. Ovviamente auspicando, in un mondo perfetto, di risolvere il problema.
Questo è lo spirito che mi ha mosso da sempre, per esempio quando ancora ventenne, con alcuni amici avevo organizzato un’attività di doposcuola per i ragazzi con difficoltà di apprendimento, nell’oratorio del mio quartiere, a Milano.
E anche Roberta, 33 anni, una nostra volontaria di Palermo ha iniziato con questo proposito:
“Non tollero la disuguaglianza sociale e mi fa rabbia l’idea che l’accesso alla cultura non sia uguale per tutti. Così ho cominciato a collaborare con WeWorld Onlus perchè penso che per cambiare le cose sia necessario agire. Per l’Associazione svolgo attività nel Centro Frequenza200 della mia città , offrendo un supporto nell’organizzazione degli eventi e nella promozione dei progetti. – E a chi desidera diventare volontario dice – Credetemi, riceverete sempre più di quanto date. Il volontariato apre la mente, aiuta a conoscere e ad aprirsi all’altro. Rende migliore il posto in cui vivete, migliorando anche voi.”
A lei si unisce il pensiero di Roberto, pensionato di 68 anni di Milano che ci supporta da diversi anni e riassume così la sua esperienza:
“Per me fare il volontario è un momento di gratificazione. Non importa se quello che fai sono piccole cose come, per esempio, aiutare i visitatori ad Expo o insegnare l’uso di un Pc a un profugo. Sono proprio le piccole cose che aiutano qualcuno e ti fanno provare e sentire la vicinanza a chi aveva un problema.”
E dai piccoli gesti scaturisce quel meccanismo di solidarietà che porta gratificazione e riconoscenza a chi dona e a chi riceve. Come in un progetto di vita ideale: se tutti trasportassimo nelle nostre attività la profonda dedizione e l’impegno sentito di chi svolge volontariato, e innescassimo un meccanismo in cui chi riceve un aiuto debba ricambiare il favore verso un’altra persona che ha bisogno, le prospettive per un futuro migliore aumenterebbero tempestivamente.
(da “Huffingtonpost”)
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