IMPEDIRE IL SALVATAGGIO DEI RIFUGIATI E’ CONTRO LE REGOLE ONU, LA OPEN ARMS ERA A 73 MIGLIA DALLA COSTA IN ACQUE INTERNAZIONALI
IL GOVERNO DI MADRID PRONTO A PRENDERE POSIZIONE, IL MANDANTE VA CERCATO AL VIMINALE: AVANTI COSI’ MINNITI, CHE IL PD ARRIVA AL 5%… COME MAI ORLANDO NON MANDA UNA ISPEZIONE ALLA PROCURA DI CATANIA?
Sono stati interrogati a lungo i componenti dell’equipaggio della nave della ong spagnola Proactiva Open Arms. La procura di Catania, che ha chiesto il sequestro dell’imbarcazione al porto di Pozzallo, ha iscritto nel registro degli indagati, con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, il responsabile dell’organizzazione non governativa spagnola, il comandante e il coordinatore della nave.
Già qua qualcosa non torna.
Il provvedimento arriva dalla procura di Catania, e non da quella di Ragusa nel cui comprensorio si trova Pozzallo, poichè è ipotizzato un reato associativo, di competenza di una Direzione distrettuale, nella fattispecie quella di Catania, la procura che da oltre un anno indaga sul traffico di migranti dalla Libia e sul ruolo delle Ong senza aver mai chiuso l’indagine e al centro delle polemiche per non aver mai prodotto prove a quanto ipotizzato.
Il sequestro preventivo chiesto dal procuratore di Catania Carmelo Zuccaro è stato operato dallo Sco di Roma e dalla Squadra mobile di Ragusa.
Ma non finisce qua.
Perchè giovedi la nave della Ong viene inviata sul posto dalla Guardia Costiera italiana e provvede a recuperare i naufraghi, nonostante le minacce della Guardia Costiera libica che non aveva alcuna giurisdizione, in quanto l’intervento era stato attuato a 73 miglia dalla costa libica, in acque internazionali.
Solo venerdì sera, quando è stato dato il via libera alla nave della Ong per attraccare nel porto siciliano di Pozzallo, la Guardia costiera italiana aveva emesso un comunicato nel quale spiegava che «il coordinamento (dei due salvataggi di giovedì, ndr) veniva assunto dalla Guardia Costiera libica.
Caso strano dopo il presumibile intervento del Viminale che cercava di ostacolare come sempre le Ong. Una precisazione a posteriori per strizzare l’occhio ai criminali libici che pigliano mazzette per decidere chi può partire e chi no.
“Dobbiamo chiarire quali siano le accuse nei confronti dell’ong e quali giustificazioni abbia l’organizzazione”, commenta il ministro degli Esteri spagnolo Alfonso Dastis.
Il fondatore della ong Oscar Camps e la sindaca di Barcellona Ada Colau hanno convocato una conferenza stampa.
Secondo l’accusa, ci sarebbe la volontà dell’ong di portare i migranti in Italia violando in questo modo gli accordi internazionali, una teoria tutta da dimostrare la prima, una affermazione inconsistente la seconda, visto che le convenzioni internazionali dicono l’opposto.
L’episodio contestato risale a qualche giorno fa: l’equipaggio si è rifiutato di consegnare i migranti alla Guardia costiera libica.
L’equipaggio, però, ai pm ha spiegato di essere stato minacciato di morte dai libici. Il caso si era comunque sbloccato dopo una richiesta formale del governo spagnolo a quello italiano.
Sarà il Gip di Ragusa a decidere sulla richiesta di convalida del sequestro preventivo. La decisione dovrà arrivare entro le 48 ore successive al deposito. Il Giudice per le indagini preliminari competente per territorio, in questo caso Ragusa, si esprimerà soltanto sulla convalida del sequestro preventivo.
Intanto, il provvedimento di sequestro è ancora in fase di notifica. Della questione è stato informato il Consolato spagnolo in Italia.
“Il provvedimento è in corso di notifica – dice l’avvocata di Open Arms, Rosa Emanuela Lo Faro, che ieri sera, a caldo, aveva parlato di ‘reato di solidarietà ‘ – Non è stato nominato un mediatore e quindi il provvedimento è scritto in italiano. A tradurlo sono state le persone sul posto, credo sia un ispettore di polizia. È stata contestata chiaramente questa modalità di notifica e di traduzione perchè manca un traduttore ufficiale. È intervenuto anche il console”.
“Proteggere la vita umana – osserva il fondatore della ong Camps – dovrebbe essere la priorità assoluta di ogni corpo civile o militare che si rispetti, si chiami Guardia Costiera, salvataggio Marittimo o Marina: questo è previsto anche dal diritto del mare”.
“Non dobbiamo dimenticare — aggiunge su Twitter – che non solo i diritti umani delle persone in fuga in cerca di riparo sono in gioco, ma si stanno violando i diritti di tutti i cittadini dell’Unione Europea”.
La capo missione Anabel Montes e il capitano Marc Reig ieri hanno consegnato le registrazioni delle comunicazioni di giovedì.
Durissima la presa di posizione della ong spagnola: “Impedire il salvataggio delle vite in pericolo in alto mare con lo scopo di riportarle con la forza in un Paese non sicuro come la Libia – scrive in un tweet il fondatore, Oscar Camps – è in contrasto con lo Statuto dei rifugiati dell’Onu”.
Il salvataggio di migranti al centro dell’inchiesta della Procura distrettuale di Catania è avvenuto “a 73 miglia nautiche della costa libica, in acque internazionali”.
Quindi fuori dalla giurisdizione della guardia costiera libica.
(da “La Repubblica”)
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