IMU, IL GOVERNO ORA CERCA DI DARE QUALCOSA ANCHE ALLE IMPRESE
SI STUDIA LA SOSPENSIONE DELLA TASSA ANCHE PER CAPANNONI E TERRENI AGRICOLI
Non è stato soltanto un rinvio dovuto a ragioni burocratiche.
Il decreto che sospenderà l’Imu non è uscito dal Consiglio dei ministri di giovedì perchè il governo Letta sta cambiando linea: non sarà più un mero rinvio della rata di giugno, il provvedimento deve contenere anche “un segnale”, come dicono a Palazzo Chigi, per le imprese.
Cioè almeno un rinvio, ma forse anche una riduzione, dell’Imu sui capannoni industriali e gli immobili usati dalle imprese agricole.
Di questo Enrico Letta non aveva parlato nel suo discorso d’insediamento (anzi, si è sempre ben guardato dallo specificare perfino che gli interventi avrebbero riguardato soltanto la prima casa).
Cosa è cambiato?
C’è la campagna del Sole 24 Ore, il quotidiano di Confindustria, che chiede all’esecutivo di ricordarsi degli imprenditori.
Poi ci sono le pressioni dirette delle associazioni di categoria: l’Ance (i costruttori) e l’Abi (le banche) hanno scritto un documento per chiedere come minimo un incentivo fiscale a chi affitta gli immobili vuoti, ma anche una maggiore facilità nell’emettere obbligazioni bancarie garantite per comprare 10 miliardi di immobili nelle città . Qualunque cosa, insomma, che sostenga i prezzi delle case che stanno sprofondando. C’è anche un’urgenza più preoccupante: per come è stata costruita l’imposta (aggiornamento della base imponibile e aumento dei moltiplicatori, modifiche in corso d’anno nel 2012) per molte imprese la prima rata di giugno sarà ancora più alta che lo scorso anno.
Secondo i calcoli della Cgia di Mestre, un centro studi, ci saranno aumenti fino al 51 per cento rispetto al 2012.
Per questo una sospensione della rata sarebbe assai gradita, anche se è difficile che possano beneficiarne tutte le imprese: l’Imu dagli immobili delle società vale 6,5 miliardi, quello dalle ditte individuali 5,2 miliardi.
Sospendere la rata di giugno per tutti vorrebbe dire rimandare l’incasso di quasi 6 miliardi di euro, che aggiunti ai 2 della prima casa farebbero 8. Troppo.
Ma il ministro dello Sviluppo Flavio Zanonato, parlando ai costruttori dell’Ance, si sbilancia e dice che l’Imu sui capannoni “è giusto che non si paghi”, perchè “è come tassare un tornio”.
Però non spiega da dove potrebbero arrivare le risorse per un simile intervento.
Ma Enrico Letta deve fare qualcosa.
A Roma ci sono state diverse riunioni al ministero del Tesoro anche se il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, è in Gran Bretagna per il G7 finanziario.
A Palazzo Chigi cominciano a essere un po’ preoccupati: sanno che un decreto troppo debole rischia di essere stravolto in Parlamento.
A Letta non sfugge che il Def, il Documento di economia e finanza che imposta il bilancio, è stato approvato, ma con una postilla impegnativa .
Cioè un ordine del giorno proposto dal leghista Roberto Calderoli, che prevede l’abolizione dell’Imu sulla prima casa e la restituzione di quanto versato nel 2012 (circa 4 miliardi).
Al governo sono consapevoli che senza un accordo politico preventivo il decreto alla Camera potrebbe essere snaturato a colpi di emendamenti.
Il leader del Pdl Silvio Berlusconi sembra avere altri pensieri, al momento, ma alcuni dei suoi fremono per dare battaglia, a cominciare dal capogruppo Renato Brunetta.
Il premier continua a dimostrare un certo talento nel glissare, alludere senza dire, mediare senza concludere, prendere tempo.
Ha incontrato il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz e assieme hanno invocato un “piano giovani” dall’Unione europea, nel Consiglio europeo di fine giugno.
Si tratta della solita questione: l’anticipo dal 2014 al 2013 del programma Youth Garantee, che vale 6 miliardi ma per 27 Paesi.
All’Italia arriverà , nel migliore dei casi, un miliardo da co-finanziare con una cifra analoga.
Letta ribadisce ogni giorno l’importanza di questo intervento, ma evita con cura di accennare a cosa succederà una volta che l’Italia sarà uscita dalla procedura d’infrazione per deficit eccessivo (il 29 maggio).
Se il governo sfrutterà cioè i margini di manovra disponibili una volta tornati nella lista dei Paesi virtuosi per ridurre le tasse.
O se invece cercherà di avere deroghe per investimenti produttivi, cosa più compatibile con la filosofia europea.
A Bruxelles nessuno è entusiasta dell’ipotesi di dare priorità all’Imu,
Ma l’ultima parola ce l’ha sempre Berlusconi.
Stefano Feltri
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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