IN 25 ANNI IL PREZZO DEL FRUMENTO E’ CALATO DEL 34%, IL PREZZO DEL PANE AUMENTATO DEL 519%
MISTERI DELLA CATENA ALIMENTARE: CERTI BENI DI PRIMA NECESSITA’ SONO CRESCIUTI IN MODO INGIUSTIFICATO … L’INCIDENZA DI FATTORI COME AFFITTI, ENERGIA E PERSONALE NON PORTA A QUESTI LIVELLI… IL COSTO DI UN’AUTO PANDA IN 25 ANNI E’ AUMENTATO “SOLO” DEL 227%… SUL PANE UN RICARICO DEL 1.700%
Che la forbice dei prezzi tra quelli all’origine e quelli al dettaglio sia enorme, è cosa risaputa.
Per i prodotti ortofrutticoli, dal campo al bancone del supermercato, il costo si moltiplica di tre volte.
Ma ci sono prodotti alimentari per i quali la moltiplicazione supera di gran lunga il 400% e arriva addirittura al 1.700%, come nel caso del pane.
Ovviamente una forbice è sempre esistita, ma era in passato molto meno ampia di quella odierna. Vediamo, dati statistici alla mano: nel 1985 un chilogrammo di pane costava 0,52 euro attuali, mentre un chilo di grano si pagava all’origine 23 centesimi.
A 25 anni di distanza un chilo di chicchi dorati al campo si paga 0,15 euro, mentre lo stesso peso sotto forma di pane ben 2,70 euro, con un ricarico del 1.700%, una follia.
La molinatura esisteva allora come oggi, anzi era presente già in epoca romana.
Negli ultimi 25 anni il prezzo del frumento invece è paradossalmente diminuito del 34,78%: se nel 1985 ci volevano 23 centesimi di euro per acquistarne un chilo, oggi ne bastano 15.
Nel 2007-2008 si era arrivati a 24 centesimi, ma resta il fatto che le quotazioni sono poi precipitate al livello attuale e gli agricoltori che hanno scommesso sul grano, seminandone più degli anni precedenti, ora si trovano a contabilizzare le perdite.
Ben diverso l’andamento del pane: nei medesimi 25 anni, il prezzo dell’alimento base è letteralmente esploso: + 519%.
E il ricarico, rispetto alla materia prima, è diventato del 1.700%.
Certo, nel frattempo sono cresciuti di molto i costi, il personale, l’affitto, l’energia. Aumenti che si riscontrano ma in misura minore al campo.
Per avere un elemento di paragone terzo, rispetto alla filiera agroalimentare, basta dare un’occhiata al prezzo della Fiat Panda, l’utilitaria italiana più a buon mercato e l’unica ad essere sopravvissuta in questi 25 anni.
Il prezzo della Panda può rappresentare un indicatore indiretto del potere d’acquisto degli italiani, anche perchè, se diventasse troppo cara, non la comprerebbe più nessuno.
Ebbene, pur considerando che il contenuto tecnologico della Panda di oggi è ben superiore a quello che c’era nel 1985, il prezzo della stessa è aumentato “solo” del 227%, una percentuale inferiore alla metà rispetto a quella del pane.
Al consumatore italiano resta da capire come sia possibile, con una materia prima che continua a scendere, perchè il prezzo del pane al forno aumenti così tanto.
Il vero guaio sta sempre a monte della filiera.
Leave a Reply