IN ATTESA DEL PREMIO NOBEL A LAMPEDUSA ARRIVANO LE MAZZETTE PER IL SINDACO: 50.000 EURO PER UNA CONCESSIONE EDILIZIA
ACCUSE DI UN IMPRENDITORE AL PRIMO CITTADINO: “MI HA CHIESTO 50 MILA EURO”: UN AUDIO COMPROMETTENTE CONFERMA LA RICHIESTA DI DENARO…E PER IL SINDACO PDL PARAFULMINE SCATTA L’ACCUSA DI CONCUSSIONE
“Li hai presi i diecimila euro che ti ho mandato tramite l’assessore?”. “Sì, certo”.
Storia di concessioni edilizie e tangenti a Lampedusa.
L’ha raccontata ieri nell’aula del Tribunale di Agrigento l’imprenditore settantenne Pasquale De Francisci e ha portato le prove.
Una cassetta registrata di nascosto a Palermo in Piazza Politeama durante un incontro con Bernardino De Rubeis, detto Dino, il sindaco
dell’isola.
Un politico diventato personaggio grazie all’emergenza immigrati di questi mesi.
Gli italiani lo ricordano, lui altissimo, accanto a Berlusconi.
Sull’isola ancora risuonano i suoi ordini secchi, impartiti pochi minuti prima dell’arrivo del Cavaliere in piazza.
“Ma che minchia fate? Abbassate questa minchia di cartelli se no il presidente non parla con voi”.
C’erano slogan e scritte “non gradite”, c’erano contestatori e Silvio aveva chiesto solo applausi e consensi.
I cartelli sparirono.
La cassetta dell’imprenditore no.
È spuntata ieri durante il processo a carico di De Rubeis e ha provocato il finimondo.
L’accusa nei confronti del sindaco cambia, si aggrava: non più tentata concussione, ma concussione consumata.
Perchè nella registrazione fatta dall’imprenditore si parla di soldi dati, almeno diecimila euro, di altri da dare, altri 40mila per arrivare alla cifra totale di 50mila.
Tanto, secondo De Francisci (uno dei tre imprenditori che accusano De Rubeis di aver intascato mazzette), il sindaco gli avrebbe chiesto per una concessione edilizia.
La registrazione con i dialoghi tra De Rubeis e l’imprenditore è stata secretata e acquisita agli atti, l’accusa si aggrava.
Per il procuratore aggiunto Ignazio Fonzo la concussione si è consumata.
La storia inizia il secolo scorso, nel 1992, quando De Francisci presenta un progetto di lottizzazione per una delle zone più belle di Lampedusa, Cala Croce.
L’intenzione è quella di costruire un albergo di piccole dimensioni e alcuni dammusi (le costruzioni tipiche dell’isola).
La vicenda si trascina fino al 2005, perchè solo allora la pratica comincia a prendere forma .
Ci sono i “titoli autorizzativi”, manca solo la concessione.
Passano ancora tre anni e all’imprenditore arriva la richiesta del pagamento degli oneri di urbanizzazione, come sempre avviene in questi casi, si tratta sulla quantità e sulle forme del pagamento. La cifra finale è di 23 mila euro.
L’imprenditore li versa, ma la concessione ancora non si vede.
“A novembre del 2008 — fa mettere a verbale De Francisci — mi recai in Comune e il sindaco mi disse che avrei avuto tutto, ma mi sarebbe costato un po’. Più precisamente mi fece il segno con la mano aperta per indicare la somma che avrei dovuto pagare a lui per ottenere la concessione edilizia”.
La mano aperta con cinque dita in bella mostra.
L’imprenditore equivoca, pensa a cinquemila, il sindaco (secondo la testimonianza di De Francisci), “abbassando il tono della voce, mi rispose che la somma richiesta era di 50 mila euro”.
Alcune settimane dopo i due si incontrano a Palermo, l’imprenditore proprio non vuole pagare, ritiene ingiusta la richiesta di una mazzetta e si arma di registratore.
Il colloquio col sindaco (tutto in stretto dialetto siciliano, una cosa da far impazzire Camilleri) nella splendida piazza palermitana viene fissato su nastro.
De Francisci chiede se i primi 10 mila euro sono arrivati, De Rubeis: sì.
I due prendono un caffè, ma litigano sulla somma: 30 mila, no, pagano tutti 50 mila.
Si usa così a Lampedusa.
Enrico Fierro
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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