IN FUGA DA GUERRA E POVERTA’: IL DRAMMA DEI RIFUGIATI POLITICI NEL NOSTRO PAESE
SONO 19.000 I MIGRANTI FORZATI SCAPPATI DALLA GUERRA E AVENTI DIRITTO DI ASILO POLITICO: IN CALO DEL 35,5%, A CAUSA DEI RESPINGIMENTI IN MARE ATTUATI IN VIOLAZIONE DELLE CONVENZIONI INTERNAZIONALI FIRMATE DALL’ITALIA… SONO PER LO PIU’ AFGHANI, ERITREI, SOMALI, ETIOPI
C’è chi si rivolge agli sportelli dedicati all’orientamento al lavoro, chi chiede assistenza legale, chi partecipa a corsi per imparare l’italiano: gli uomini provengono soprattutto da Afghanistan, Eritrea e Somalia, le donne dall’Africa nera.
Il 67% ha un’età compresa tra i 21 e i 30 anni, pochi gli over 40.
A scattare la foto delle loro condizioni di vita nel nostro Paese è il Centro Astalli, un’associazione di gesuiti presente a Roma, Vicenza e Palermo che opera da centro polifunzionale per l’assistenza e la protezione dei rifugiati in Italia e che ha redatto il Rapporto 2010 sul loro stato nel nostro Paese.
Qua si parla non di immigrati, ma di “migranti forzati”, perchè scappati da una guerra.
Sono protetti da convenzioni internazionali, firmate anche dal nostro Paese e violate dall’Italia nel momento in cui ha respinto in mare, senza dare modo di verificare chi tra i profughi avesse diritto o meno a chiedere asilo politico, tutti gli immigrati indiscriminatamente.
Avremmo cioè dovuto portarli a Lampedusa e poi discernere a seconda delle richieste e delle origini.
Per dare modo a Maroni di fare i suoi spot televisivi invece, sono stati respinti in mare e riconsegnati alla Libia dove marciscono nelle galere o trovano la morte nel deserto nel disperato tentativo di un ritorno al loro Paese.
Un’opera “umanitaria”, insomma, di cui l’Italia può andare fiera, stigmatizzata dalle organizzazioni internazionali.
La flessione delle domande di asilo è stata del 35,5%, ma rispetto al 2008 gli utenti che hanno usufruito dei servizi dei Centri è cresciuto del 33%, così come i tempi di permanenza superando in molti casi i sei mesi.
A Roma nel centro di via Astalli coloro che attendono un pasto caldo sono principalmente afghani (circa 7.000) , eritrei (2.000) e somali (2.000).
Il 74% di loro ha meno di 30 anni.
Le donne rifugiate sono invece quasi tutte africane: il 38% proviene dal Corno d’Africa (Eritrea, Etiopia e Somalia) e l’80% ha un’eta compresa tra i 21 e i 40 anni.
Il periodo di permanenza delle donne nei centri si è allungato: rispetto agli uomini, ottenere il riconoscimento dello status di rifugiato è divenuto più difficile.
Per quanto riguarda i bambini, essi rappresentano il 44% del totale dei profughi: provengono dal Kosovo, dall’Eritrea, dalla Colombia e dalla Somalia.
Diminuiscono le domande d’asilo, ma cresce il numero dei rifiugiati bisognosi di ascolto: nel 2009 coloro che si sono rivolti al centro Astalli sono il 60% in più rispetto all’anno precedente, in totale 735 persone, un dato che rivela una crescente difficoltà , da parte degli stranieri, a rivogersi autonomamente ai servizi pubblici che operano sul territorio.
Nel 2008 si erano in molti trasferiti al nord per lavorare, ma nel 2009 molti sono dovuti tornare sui loro passi: a causa della crisi, perso il lavoro al nord, sono stati costretti a tornare a Palermo a chiedere di nuovo assistenza. Emerge un dato: si tratta di una piccola entità , neanche 20.000 persone che sono fuggite da una guerra reale e vera: nessun Paese europeo li respinge senza prima verificare se hanno o meno diritto a richiedere asilo politico. L’italia maroniana, per quattro voti sporchi di sangue, è riuscita nell’impresa, mentre alla Malpensa sono stati fatti entrare decine di migliaia di immigrati che poi sono spariti.
In pochi anni un milione di romeni, tanto per fare un esempio e centinaia di migliaia di asiatici, sudamericani e stranieri dell’Est.
Abbiamo respinto solo quelli a favore di telecamere, gli altri non li va a cercare nessuno.
Lo ha ricordato il Vaticano: “nessuno può esssre trasferito, espulso o estradato verso uno Stato in cui esiste il pericolo che la persona sia condannata a morte o torturata”.
Lo dice anche la coscienza civile di una destra umanitaria e moderna.
Non quella che governa l’Italia.
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