INCONTRO RENZI-MERKEL FINISCE A SCARICABARILE SU JUNCKER
ATMOSFERA CORDIALE MA SENZA PASSI AVANTI SUI DOSSIER PROFUGHI E FLESSIBILITA’
Toni cortesi e atteggiamento costruttivo, ma sui grandi nodi – migranti e flessibilità – Roma e Berlino restano divise.
Entrambe puntano il dito contro la Commissione europea, addossando al presidente Jean Claude Juncker la responsabilità dell’impasse.
Sull’emergenza migranti Matteo Renzi delude Angela Merkel ma dà la colpa a Juncker: i fondi per la Turchia non saranno sbloccati fino a quando Bruxelles non si degnerà di rispondere ad alcuni quesiti.
“In Commissione europea sono molto impegnati ma trovano sempre le occasioni di fare conferenze stampa con i giornalisti, quindi troveranno il tempo anche per questo…”, commenta velenoso il premier.
L’altra frecciata è sulla flessibilità . L’Italia – argomenta Renzi – non chiede nuove regole di flessibilità , ma solo che vengano applicate quelle già esistenti e che si dia seguito all’accordo politico che ha portato all’elezione di Jean Claude Juncker a presidente della Commissione Ue.
“La Commissione europea – ricorda Renzi – ha adottato il 13 gennaio del 2015 una comunicazione sulla flessibilità . Noi stiamo chiedendo di cambiare delle regole, ma che le regole siano applicate e senza equivoci sul fatto che la flessibilità per noi è una condizione necessaria dell’accordo che ha portato all’elezione di Juncker, non come Paese membro ma come partiti politici. Io non ho cambiato idea sulla flessibilità , spero non l’abbia cambiata nemmeno Juncker”.
Il premier italiano non nasconde le divergenze con Berlino per quanto riguarda i conti. “Abbiamo sulla politica economica non sempre la stessa posizione. Su alcune dinamiche di gestione dello Stato e delle politiche economiche non la pensiamo allo stesso modo. Non è una novità . Ma deve essere chiaro che in questi due anni l’Italia ha messo mano a riforme attese da vent’anni. Non è stato facile fare la riforma del mercato del lavoro in un anno, senza violare i parametri di Maastricht. Non è stato facile fare la riforma della legge elettorale, della giustizia civile, della Costituzione”.
L’Italia – prosegue Renzi – è convinta che il debito debba scendere, ma la flessibilità è una condizione necessaria: “nessuno ha dubbi sul fatto che il debito in Italia debba scendere. Per molti aspetti è sostenibile, i risparmi privati sono il doppio del debito pubblico, ma siamo i primi a dire che dobbiamo far scendere il debito. Non lo dico per fare un piacere ad Angela, ma per fare un piacere ai nostri figli, ai nostri nipoti”. Al tempo stesso, per il premier “non c’è alcun dubbio, la flessibilità è una condizione dell’elezione di Jean Claude Juncker, non credo abbia cambiato idea. L’Italia non crede si possa tornare a politiche allegre di bilancio, ma le politiche di austerity da sole non funzionano”.
Su questo la padrona di casa è tutt’altro che bellicosa.
“Non mi immischio, spetta alla Commissione decidere”.
Sugli accordi circa la flessibilità , “accettiamo il fatto che l’interpretazione spetti alla Commissione, non a noi. Non mi immischio in queste cose. In Consiglio poi ne prendiamo atto”.
Merkel riconosce a Renzi di aver varato una riforma del lavoro che “si muove nella direzione giusta”. “Il famoso Jobs Act si muove secondo me nella direzione giusta”, spiega la cancelliera tedesca, “ma anche tutte le strutture dell’intero sistema in Italia. Vorrei augurare una ‘mano felice’ a Matteo Renzi per quanto riguarda il successo di queste riforme, sarà un contributo importante all’avvenire dell’Europa e dell’Italia innanzi tutto”.
Più delicato il nodo immigrazione, con Berlino che spinge per l’attuazione immediata dell’accordo con la Turchia – lo stanziamento “iniziale” di tre miliardi di euro per la gestione dei profughi. L’Italia non ha ancora sbloccato la sua parte di contributo, e non lo farà fino a quando da Bruxelles non arriveranno risposte chiare: “Siamo disponibili e volenterosi di fare la nostra parte. Non abbiamo nessun problema con la Turchia o la Germania sui finanziamenti” per affrontare l’emergenza migranti. Ma “stiamo aspettando che le istituzioni europee ci diano risposte su alcuni quesiti su come intendere questo contributo e altri contributi sull’immigrazione” dal punto di vista della flessibilità nel patto di bilancio: “speriamo che le risposte che abbiamo chiesto a Bruxelles sulla computazione di questi denari possano arrivare il prima possibile”.
Il finanziamento italiano all’accordo Ue con la Turchia, dunque, resta congelato in attesa di avere chiarimenti su come “intendere e concepire questo contributo”.
Da questo punto di vista, il bilaterale è tutt’altro che risolutivo: Angela Merkel insiste sull’urgenza di attuare l’accordo con Ankara; Renzi risponde che l’Italia ha già detto sì, ma che prima di dare il via libera occorrono parole chiare da Bruxelles.
(da “Huffingtonpost”)
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