INTERVISTA A FASSINA: “IL PD E’ PIENO DI BANCHIERI, LA VERA SINISTRA OGGI E’ PAPA FRANCESCO”
“IL PROBLEMA NON E’ IL PD, MA IL SOCIALISMO EUROPEO, DIVENUTO FENOMENO IRRILEVANTE”
Stefano Fassina spiega che il «problema è il Pd» e la colpa di Renzi è quella di «esserne l’interprete estremo».
È «l’impianto culturale del Partito democratico » che non funziona perchè nasce sulla base della democrazia plebiscitaria «che poi diventa l’Italicum» e intorno al «liberismo presente già al Lingotto, dove non a caso c’era Pietro Ichino, l’autore, assieme a Sacconi, del Jobs Act».
In fondo il problema non è nemmeno il Pd «ma il socialismo europeo, una forza sostanzialmente inutile, un club irrilevante dove il leader del partito socialista più antico d’Europa, Sigmar Gabriel, mette in discussione la possibilità di presentare alle prossime elezioni un candidato alternativo alla Merkel. Più irrilevanti di così». Adesso, per l’ex viceministro, i punti di riferimento mondiali sono Syriza e Podemos ma prima ancora Papa Francesco che «solleva una critica al capitalismo estranea da decenni alla sinistra. E che lascia quasi senza parole».
Nell’addio quanto c’entra il duello con Renzi? Si ricorderà la battuta “Fassina chi”.
«Zero. Non è una questione di battute, è questione di scelte fatte e che hanno pesato. La riforma del lavoro ha tolto qualche residua tutela a milioni di lavoratori senza dare nulla ai precari. L’intervento sulla scuola incide sulla libertà di insegnamento e sulle condizioni lavorative di migliaia di persone».
Dopo il 41 per cento delle Europee lei disse a Repubblica: «Renzi è un leader, mi ero sbagliato». Cosa è successo dopo?
«Ho riconosciuto quel successo, ho sperato che nascesse una leadership in grado di ascoltare diversi punti di vista. Invece è successo che Renzi ha interpretato quel voto come una forma di autosufficienza, come un’investitura totale. Con i guai che ne sono seguiti».
Lo considera un usurpatore della Ditta?
«Assolutamente no. Anzi, è l’interprete fedele ed estremo del Pd che fu costruito al Lingotto. Bersani purtroppo è stata solo una parentesi. Il Pd ha nel suo statuto una cultura plebiscitaria che poi si riflette nelle sue azioni. Persino sulla scuola abbiamo assunto l’ispirazione dell’uomo solo al comando, il preside, che disciplina gli insegnanti sfaticati».
Secondo lei Bersani resta nel Pd solo perchè ne è stato il segretario?
«Con Bersani e con altri c’è la condivisione dell’analisi sullo strappo che si è prodotto con una parte significativa del nostro mondo attraverso le scelte del governo. Ma no, non resta solo perchè è l’ex segretario. Ci ho parlato, lui crede ci sia lo spazio per una funzione nel Pd. Sa però che per me è importante fare fino in fondo quello che sento».
Lei dice che nel Pd si vede soprattutto l’establishment, la finanza internazionale. Oltre a Marchionne, a chi si riferisce: a Serra, a Costamagna?
«Nel momento in cui Cassa depositi e Prestiti deve espandere il suo intervento sull’economia reale, il governo nomina un professionista di prima qualità , ma che è espressione della finanza internazionale. C’è un’enorme contraddizione e vedo uno spostamento dell’asse verso interessi forti, quelli del big business industriale e finanziario. Costamagna non è l’unico. Si mettono grandi banchieri d’affari ovunque».
Tipo?
«Ce n’è uno stuolo a Palazzo Chigi, tutti consiglieri del premier ».
Bersani dice: «Se vado via dal Pd, mi rifugio in Vaticano». Solo uno scherzo?
«L’esortazione Evangelii Gaudium e l’enciclica Laudato Sii contengono una critica radicale al capitalismo che la sinistra non è in grado di esprimere da almeno tre decenni. Consideriamo il riformismo un adattamento passivo alla situazione data, senza nessuna ambizione di correzione di rotta che rimetta la persona al centro. È la politica della Merkel e prima di lei di Schroeder, tanto celebrato a sinistra ».
Sembra quasi dire che Renzi c’entra poco o nulla.
«Il processo non è recente. Il punto è: vogliamo invertirlo o rimaniamo subalterni al dominio tedesco sull’eurozona rappresentando interessi forti e sacrificando in cambio quelli diffusi della gente? Il Pd è quello dei cittadini o di Marchionne e delle banche d’affari internazionali? ».
Goffredo De Marchis
(da “La Repubblica”)
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