SALVINI TRADISCE LA MELONI E SI ACCORDA CON SILVIO PER MARCHINI
IL LEADER LEGHISTA AD ARCORE HA DATO IL VIA LIBERA PER LANCIARE LA CANDIDATURA DELL’IMPRENDITORE ROMANO… MARCHINI PERO’ PENSA UN “LABORATORIO” BIPARTISAN
La cena di Arcore, martedì sera, tra Silvio Berlusconi e Matteo Salvini (presente anche Licia Ronzulli), ha avuto un risvolto romano.
Nel quadro delle alleanze, presenti e future, il leader di Forza Italia ha esposto a quello leghista il suo piano per Roma: «Il nostro candidato – gli ha detto – è Alfio Marchini».
Messaggio che Berlusconi ha già veicolato ai suoi luogotenenti romani: Antonio Tajani, il coordinatore Davide Bordoni, il senatore Francesco Giro (che un pensierino, sulla candidatura, lo stava facendo…).
Dunque, Marchini. E Salvini, questa è la notizia, non ha opposto il veto.
Anzi: «A Roma voglio vincere, uniti si può fare», il senso del suo discorso.
Del resto, era quello che nello staff dell’imprenditore si aspettavano da qualche settimana: «Vedrete che Salvini non dirà no…», ragionavano i suoi. Così è stato.
Per Salvini contano due aspetti.
Presentarsi a Roma, ma senza doversi «misurare» con un suo vero e proprio candidato.
Evitare la candidatura di Giorgia Meloni, capofila di un pezzo di destra che ha condiviso l’esperienza della giunta Alemanno (che ora è in Fdi).
Marchini, sarebbe l’uomo giusto per riunire il centrodestra sotto mentite spoglie. L’imprenditore, infatti, lavora alla formazione di due liste: una esclusivamente civica (col suo nome), l’altra più «politica», dove ci saranno anche ex centrodestra ed ex centrosinistra.
È possibile che, per varare questa sorta di «laboratorio», i partiti non presentino i loro simboli: anche gli Ncd alfaniani sarebbero su questa strada.
In questo modo, ragiona chi sta intorno a Marchini, «si può superare il 30% al primo turno e poi giocarcela al ballottaggio».
Lui, l’imprenditore, continua a ripetere: «Come va a finire non lo so, Marino è come il toro che ignora il torero voltandosi dall’altra parte. Dovrebbe dimettersi per garantire quell’agibilità politica che oggi non c’è».
Scioglimento per mafia o corruzione? «Chi ama Roma, e noi tutti amiamo Roma, l’ultima cosa che vogliamo è uno scioglimento del comune per fenomeni criminali».
Roberto Morassut (Pd) lo critica: «A differenza di Marchini, penso che invece c’è assoluto bisogno di ristabilire le differenze fra destra e sinistra».
Controreplica di Marchini: «Dal 2013 il bipolarismo, a Roma, non esiste più».
Ernesto Menicucci
(da “il Corriere della Sera”)
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