INTERVISTA A MAGI (+EUROPA): “IL DECRETO MOTOVEDETTE E’ INCOSTITUZIONALE”
“PROMUOVE I RESPINGIMENTI, MI ASPETTO UN SEGNALE DAI DEPUTATI”
È il giorno del voto alla Camera sul cosiddetto decreto motovedette, già passato al Senato. Tecnicamente si tratta di approvare la cessione a titolo gratuito alla Libia di dodici motovedette per il controllo delle coste: dieci unità navali di Capitaneria e Guardia costiera, due della Guardia di Finanza.
Ma in ballo c’è molto di più. La seduta diventerà un’occasione per un confronto sull’immigrazione e sul rapporto con la Libia.
Magari anche all’interno di alcune forze politiche, come il Pd.
Nei giorni scorsi nel Partito democratico sono emersi diversi mal di pancia e perplessità , rispetto al voto espresso al Senato.
In particolare con le parole del presidente, Matteo Orfini, che ha detto: “Quello che sta emergendo sulle condizioni dei campi libici obbliga ad alzare l’attenzione sulla garanzia dei diritti umani. La soluzione non sono i respingimenti forzati che riportano le persone nel posto da dove scappano”.
Chi non ha dubbi nel bocciare il provvedimento è Riccardo Magi, deputato di +Europa, che nei mesi scorsi è salito anche su una nave della Ong Pro Activa Open arms.
E che contro la conversione del decreto ha presentato una pregiudiziale di costituzionalità , insieme a Leu (ndr, bocciata in mattinata dall’aula con 443 voti contrari).
Cosa c’è di incostituzionale nella cessione di queste motovedette?
“Per dichiarazione stessa di chi propone il decreto, le dodici motovedette vengono date con l’obiettivo di bloccare immigrati che partono dalla Libia, Paese che non ha aderito alla Convenzione di Ginevra. Questo è in netto contrasto con la garanzia del diritto d’asilo prevista dalla Costituzione ma anche con un’ampia giurisprudenza della Cassazione che impone la tutela del richiedente, cioè di chi fugge. Solo successivamente viene verificata la sussistenza dei requisiti. E comunque mediamente il 40 per cento di chi fa richiesta attualmente riceve una qualche forma di protezione: asilo politico, o protezione sussidiaria, o protezione umanitaria. Questo significa che noi stiamo affidando alla Libia l’incarico di respingere una parte consistente di chi parte e che invece meriterebbe protezione. Stiamo facendo respingimenti per interposta persona, anzi per interposto Stato. Nel 2012 siamo stati condannati perchè ci fu un intervento diretto delle nostre autorità . Oggi la sostanza non cambia, la cessione delle motovedette è solo un’operazione di facciata”.
Il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, insiste nel presentare la Libia come un “porto sicuro”.
“Da un punto di vista giuridico un luogo è sicuro quando il salvato non deve temere per la propria vita nè per i propri diritti. A chi stiamo dando queste motovedette? Nell’ultimo anno la situazione in Libia è addirittura peggiorata. Non c’è uno Stato, non c’è neppure un governo – benchè Serraj sia riconosciuto dalla comunità internazionale – bensì due governi ma senza un potere effettivo. E poi 150 milizie e una serie infinita di formazioni tribali. Perfino i libici fuggono, sempre più spesso li troviamo a bordo delle imbarcazioni cariche di migranti. E nei campi per immigrati vendette, violenze, stupri sono all’ordine del giorno. Per capire la situazione libica, basti pensare che il Consiglio di sicurezza dell’Onu a giugno ha sanzionato 6 individui che gestivano un traffico di esseri umani e tra loro c’era il comandante della guardia costiera di Zawiya. Infine, devo dire molte di queste motovedette sono inadatte al soccorso in mare, piccole e instabili per operazioni di salvataggio”.
Non riconosce il lavoro fatto dalle agenzie dell’Onu?
“Oim e Unhcr fanno il possibile, ma devono fare i conti con una quantità enorme di paletti nelle visite ai campi. E molti centri per migranti sono del tutto inaccessibili”.
Cosa si aspetta? Visti i numeri in Parlamento il decreto sarà approvato con una maggioranza molto ampia.
“Mi aspetto qualche segnale diverso rispetto al Senato, dove il testo è passato con il 90 per cento dei voti. Abbiamo sentito tutti le cose dette da Orfini. Ci sono esponenti dem, come Delrio, che hanno insistito sul monitoraggio nei centri di detenzione, su verifiche per il rispetto dei diritti umani. E so con certezza che ci sono colleghi dei 5Stelle che vivono con disagio l’impostazione del governo sui migranti. Lo stesso presidente Fico ha riconosciuto che la Libia non è un porto sicuro. A lui avevo inoltrato la richiesta di autorizzazione per una missione parlamentare in Libia. Sto aspettando. Mi aspetto una reazione dal Parlamento. Nella società civile, nel terzo settore laico e cattolico, c’è una forte preoccupazione. Ma queste associazioni si sentono orfane di una rappresentanza politica”.
(da agenzie)
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