L’INDAGINE SUI TROLL RUSSI CONTRO MATTARELLA: GESTITI DA UNA SOCIETA’ DI MILANO
PROFILI SCHERMATI CON FALSE PROVENIENZE DALL’ESTERO: SI TRATTA DI PROFESSIONISTI: PAGATI DA CHI?
La procura di Roma indaga per scoprire chi abbia pianificato e attuato l’operazione politica contro il capo dello Stato dopo il suo rifiuto a nominare ministro dell’Economia Paolo Savona.
Il direttore del Dis Alessandro Pansa oggi parlerà dell’indagine al Copasir.
L’analisi del traffico e dei contenuti effettuata in queste ore dagli specialisti della polizia Postale e dell’intelligence dimostra che questi account continuano a «monitorare» quanto accade nel dibattito politico e spesso utilizzano lo stesso hashtag #mattarelladimettiti, come strumento di pressione.
Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera anticipa cosa dirà Pansa oggi:
Al Parlamento il capo dell’intelligence consegnerà un dossier che ricostruisce quanto accaduto la notte tra 1127 e i128 maggio. La prima traccia utile trovata dagli specialisti avvalora la possibilità che a generare l’operazione sia stato un account creato sullo «snodo dati» di Milano.
L’obiettivo dell’assalto era fin troppo evidente: rilanciare le dichiarazioni pronunciate in quelle ore da Luigi Di Maio che aveva accusato Mattarella di «alto tradimento» per aver causato – escludendo la designazione di Savona – la rinuncia di Giuseppe Conte a formare il governo di M55 e Lega. E così dimostrare come l’opinione pubblica fosse tutta schierata con il capo politico dei grillini, forse nella speranza di convincere il presidente a fare marcia indietro.
Un tentativo andato a vuoto, che però non cancella la «pressione» politica esercitata sulla più alta carica istituzionale e dunque consente ai magistrati del pool antiterrorismo di Roma coordinati dal procuratore aggiunto Francesco Caporale di procedere nell’ipotesi che dietro il tweet storm ci fosse un disegno eversivo
Il primo profilo sarebbe stato creato con un’iscrizione avvenuta in Italia – quella dello «snodo dati» che si trova a Milano – ma in maniera schermata in modo da far figurare che provenisse dall’estero.
Per gli altri account, almeno 150 nei primi minuti, sarebbero stati utilizzati server stranieri: in Estonia o in Israele. Ad agire, è questa la convinzione degli investigatori, sarebbe stata un’unica mano.
Si tratta quasi certamente di una società specializzata in questo tipo di attività , al momento i tecnici escludono che tutto ciò sia stato fatto da privati.
Questi finti profili, sottolinea uno degli investigatori, «hanno pochissimi seguaci, twittano soltanto su uno o due argomenti, in alcuni casi vengono chiusi per poi ricomparire nei momenti ritenuti utili da chi lancia le campagne di assalto contro gli obiettivi istituzionali».
L’Internet Research Agency, l’agenzia di San Pietroburgo legata agli apparati di Putin, aveva una cinquantina di profili attivi in lingua italiana che hanno prodotto 18mila tweet in due anni. La maggior parte dei profili è stata disattivata tra 2017 e 2018.
(da agenzie)
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