INTERVISTA A WALTER RICCIARDI: “DI QUESTO PASSO TRA DUE MESI ARRIVIAMO A 16.000 CASI AL GIORNO, SIAMO SULLA LAMA DI UN RASOIO”
PER IL CONSULENTE DEL MINISTERO “SERVONO CONTROLLI E SANZIONI SEVERE”
Walter Ricciardi avverte: “Siamo sulla lama del rasoio”. Per questo, considerando l’incremento nei contagi registrato oggi, il consulente del ministro Speranza, professore ordinario di Igiene e Medicina Preventiva all’Università Cattolica, ribadisce che “dobbiamo fare di tutto per arrestare la salita e l’incremento dei casi”. Servono “comportamenti responsabili” e “controlli e sanzioni” per far rispettare le regole. Altrimenti, “se non invertiamo la tendenza, tra due mesi potremmo arrivare a 16.000 casi”.
Professor Ricciardi, che significa questa nuova impennata?
È la conferma che quando non azzeri un’epidemia, ma abbassi solo la curva, il virus riparte. Per gli addetti ai lavori era prevedibile, il virus non è stato eliminato dai territori.
Commentando i dati di oggi – 3678 nuovi positivi, 31 morti – il Ministro Speranza ha detto: “Il contagio cresce, è necessario alzare la soglia di attenzione”. Siete preoccupati?
La preoccupazione c’è, c’è sempre stata. Il Ministro ha parlato chiaro sin dall’inizio, ha detto che i prossimi mesi saranno duri, che dobbiamo avere comportamenti responsabili e che tutto deve essere basato su evidenze scientifiche e priorità .
Quali priorità ?
Non chiudere l’Italia, tenere aperte le scuole, far proseguire le attività . Per farlo sono necessari comportamenti responsabili da parte di tutti e che le regioni migliorino la propria diagnostica. Avrebbero dovuto farlo tutte. Invece alcune lo hanno, fatto altre no.
A quali regioni si riferisce?
Non intendo fare polemiche, per rendersi conto della situazione basta consultare i dati, chiarissimi, elaborati al riguardo dalla Fondazione Gimbe. Alcune regioni si sono mosse, hanno lavorato e altre no, hanno fatto poco e continuano a fare poco.
Di recente lei ha detto che Campania e Lazio sono più a rischio. Oggi si registra una crescita dei casi anche in Lombardia e in Veneto.
In questa fase nessuno parte in vantaggio. Certo, regioni meglio equipaggiate possono fronteggiare questa fase con più tranquillità . Altre, sia perchè storicamente hanno dovuto fare i conti con tagli alla Sanità e piani di rientro sia perchè hanno lavorato in maniera insufficiente, non sono pronte abbastanza.
Giovedì scorso, quando i nuovi casi superarono quota 2500, il professor Crisanti indicò in quel numero una soglia da non oltrepassare. Oggi siamo a 3678. La situazione si fa più critica?
Crisanti ha ragione, siamo su una lama di rasoio. La soglia va calcolata in funzione dell’indice di contagio, della numerosità assoluta e della capacità di reazione delle regioni. Dobbiamo attuare misure proporzionate alla situazione, fare di tutto per arrestare la salita e l’incremento dei casi.
Cosa rischiamo, professore?
Una risalita esponenziale. In questa epidemia in un mese i casi possono raddoppiare. Se non invertiamo la tendenza, tra due mesi potremmo arrivare a 16.000 casi.
Oggi il consiglio dei ministri ha approvato il dcpm sulla proroga dello stato di emergenza e l’uso della mascherina all’aperto e al chiuso. Servirà questo o sono necessarie misure più forti?
L’uso corretto della mascherina può esserci di grande aiuto. Certo, i controlli e le sanzioni devono essere fatti. Oggi paghiamo le conseguenze dei comportamenti irresponsabili di una minoranza che non ha rispettato le regole.
Timori e paure si concentrano attorno a un nuovo eventuale lockdown. Esiste il rischio?
Dobbiamo e possiamo evitarlo, siamo nelle condizioni per riuscirci. L’unico modo per farlo è comportarci responsabilmente. D’altra parte, rispettando le regole si può fare tutto.
Siamo nella seconda ondata?
No, questa è la seconda fase della prima ondata. La seconda ondata può esserci solo dove i casi sono stati azzerati.
Cosa dobbiamo aspettarci?
Ci aspettano mesi duri, sta per arrivare anche l’influenza.
Cosa dobbiamo fare?
Rispettare le regole anti contagio, vaccinarci contro l’influenza e scaricare l’App “Immuni” che aiuta le Asl nel tracciamento dei casi sui territori. Dobbiamo fare tutti insieme uno sforzo straordinario, mai dimenticando che questo ha costi bassi, certamente inferiori rispetto a quelli con cui dovremmo fare i conti se non lo facessimo.
(da “Huffingtonpost”)
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