INTERVISTA AD ALFANO: “PATTO CON RENZI MA VIA L’ART.18”
“MA L’ITALICUM DEVE ESSERE CAMBIATO”…. “DIALOGO CON FORZA ITALIA? VEDIAMO COME SI COMPORTANO SULLA LEGGE ELETTORALE”
Un «patto per i mille giorni». Ecco quello che Angelino Alfano propone a Renzi. Un’agenda da condividere tra alleati, basata su tre pilastri: «uno shock fiscale» per ridurre le tasse, «una frustata antiburocratica » e «l’abolizione dell’articolo 18» per consentire alle imprese di far ripartire le assunzioni.
Mille giorni «pieni di cose buone per l’Italia, per poi tornare ciascuno sulla propria strada».
Destra contro sinistra, «come si fa in tutta Europa ». Mentre su nuovo Senato e Titolo V per Alfano «l’impianto può reggere alla prova dell’aula », sull’Italicum ci sarà da discutere molto.
Anzi, proprio sulla legge elettorale Ncd misurerà la buona fede di Forza Italia e di Berlusconi, «ora che è fallito il loro tentativo di soffocarci nella culla »
Ministro Alfano, Renzi ha già lanciato i suoi “1000 giorni” senza nemmeno farvi una telefonata. Siete figli di un dio minore?
«Questa è la rappresentazione giornalistica, anche perchè i mille giorni erano già tutti nel patto che ha dato vita alla nascita di questo governo. In realtà siamo stati protagonisti nell’individuazione di queste scelte. C’è la nostra firma sulla riduzione delle tasse, sul superamento della legge Fornero, sulla riforma della P.A. e sulla giustizia. Anzi, proprio il piano giustizia sembra ricalcato su quello che proposi io quando ero Guardasigilli. Solo chi è in malafede non si accorge degli importanti contenuti di centrodestra che siamo riusciti a imporre e del fortissimo imprinting riformatore del governo».
Ora chiedete al premier l’apertura di un tavolo di trattativa?
«Non proponiamo cabine di regie o tavoli di trattativa, non siamo ragazzi-vintage. Mettiamo in chiaro i nostri obiettivi».
Con una battuta si potrebbe dire: siete riusciti talmente bene a ibridare il governo che forse è diventata inutile la vostra presenza. Basta Renzi…
«Senza di noi non ci sarebbe mai stato questo governo. Siamo decisivi per il sostegno parlamentare e saremo incisivi sui provvedimenti necessari a rilanciare il paese. Se non ci fosse l’Ncd Renzi dovrebbe fare i conti con una sinistra interna che raddoppierebbe la sua forza contrattuale. L’ancoraggio moderato assicurato da un partito come il nostro è garanzia di politiche che difendano gli imprenditori, gli artigiani, i commercianti, le partite Iva e le famiglie».
Mille giorni dice Renzi. Per fare cosa?
«La priorità resta l’uscita dalla crisi. Occorre passare a un fisco “family oriented”: per questo, dopo l’estate, la discussione sulla legge di stabilità deve concentrarsi sul sostegno alle famiglie con i figli».
Bello, ma i soldi? Non ci sono nemmeno le coperture per rendere stabile il bonus da 80 euro. Come farete?
«Ci sono ancora margini per tagliare la spesa pubblica e reinvestire i risparmi nel sostegno alla famiglia».
E nell’agenda dei mille giorni cosa volete mettere?
«Quello che chiediamo a Renzi è uno shock fiscale, una frustata antiburocratica e una svolta vera sull’articolo 18».
Lo sa che resta un terreno minato. Già il governo Monti l’ha depotenziato molto, voi cosa proponete?
«Dobbiamo superarlo del tutto. L’articolo 18 è un gioco di specchi: si teme la libertà di licenziare quando invece ci si dovrebbe concentrare sulla libertà di assumere. La nostra ricetta per la ripresa è meno fisco e meno regole per le imprese. Se riusciremo a farcela tra mille giorni potremo lasciarci e ognuno andrà per la propria strada: la nostra prospettiva resta la costruzione di un’area alternativa alla sinistra come accade in tutta Europa ».
Per costruire quest’area chiuderete Ncd e Udc?
«Per ricostruire il campo moderato faremo ciò che serve. È chiaro che la prima fase del progetto coinvolge quelli del cerchio più interno, ovvero le forze che stanno all’interno del Ppe, all’interno del governo e all’interno del processo di riforma. Poi sarà il tempo e i comportamenti di ciascuno a sciogliere alcuni nodi».
E con la Lega come la mettiamo? Salvini continua a bombardare il governo sull’immigrazione. Pensa di ricucire anche con il Carroccio?
«Tra noi e Salvini c’è una grande differenza. Noi vogliamo contrastare l’immigrazione clandestina, salvare la vita a chi fugge dalle persecuzioni e ottenere che l’Europa prenda in mano la vicenda. Salvini ha tutto l’interesse a non risolvere il problema per poterci lucrare sopra. Del resto lui sta costruendo una destra estrema, lepenista, anti-euro e razzista. Esattamente quella che il Ppe considera avversaria».
Giovanni Toti vi propone un patto di consultazione permanente. Accettate?
«Prima ci vorrebbe una moratoria degli insulti da parte dei giornali. Esiste un citofono che collega piazza San Lorenzo in Lucina con via Negri a Milano e con Segrate?».
Intende dire che prima devono cessare gli attacchi di Giornale e di Panorama?
«Esatto, ma non basta. Per noi un elemento determinante sarà la posizione di Forza Italia sulla legge elettorale».
Chiedete l’abbandono dell’Italicum?
«Quella legge nasce in un periodo politicamente molto diverso, quando noi eravamo appena nati e c’era ancora il governo Letta. Fu chiaro il tentativo di Forza Italia di soffocarci in culla attraverso la legge elettorale. Spero che ora Forza Italia prenda atto che il tentato omicidio è fallito e si rassegni alla nostra presenza in campo e nel governo ».
Quindi devono cambiare le soglie di sbarramento?
«Sì, ma non solo. Noi porremo in maniera fortissima la questione delle preferenze. A questo punto sono essenziali».
E la riforma costituzionale?
«Se ci saranno dei dettagli da correggere siamo ancora in tempo, ma il compromesso raggiunto lo riteniamo già valido. Può reggere la prova dell’aula anche così com’è».
Francesco Bei
(da “La Repubblica“)
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