INTERVISTA AL GIURISTA VILLONE: “RIFORMA DEL SENATO? UNA BESTEMMIA ALLA COSTITUZIONE”
“RIDICOLO GIUSTIFICARLO COME UN RISPARMIO: LE SPESE REALI SONO GLI IMMOBILI, I SERVIZI E IL PERSONALE”
Non sarà un Belpaese l’Italia controriformata dallo stravolgimento costituzionale. “Guai a valutare separatamente la legge elettorale e la riforma del Senato. Si azzera il Senato e pure la Camera, che attraverso l’Italicum garantisce al leader eletto un obbediente parco buoi. Il parlamento non conta più, e nemmeno l’esecutivo. Conta il leader, già si vede con il governo Renzi dove i ministri sono la sua squadra personale. Il disegno è proprio questo: un governo personale”, spiega Massimo Villone, ordinario di diritto Costituzionale all’Università Federico II di Napoli, ex senatore prima del Pds e poi dei Ds
Professore, i cittadini non capiscono perchè per sanare una situazione causata da una legge elettorale dichiarata incostituzionale se ne predisponga un’altra fortemente sospettata degli stessi limiti.
L’incostituzionalità dell’Italicum è evidente. Le censure che la corte rivolge al Porcellum su liste bloccate e premio di maggioranza valgono tal quale per il nuovo sistema. L’Italicum risponde esattamente al disegno politico e agli interessi dei due attori, Renzi e Berlusconi, che trovano la risposta a quello che, secondo loro, è il problema della competizione politica oggi. Non so se questa analisi resiste, considerando che Forza Italia non è più la seconda forza. È un sistema pensato per i due maggiori partiti: gli altri possono anche morire.
Dopo la sentenza della Corte sul Porcellum era chiaro che bisognava fare la legge elettorale, ma sarebbe stato molto più rispettoso verso i cittadini lasciar fare le riforme costituzionali a un parlamento di eletti e non di nominati.
È arroganza politica e mancanza di cultura costituzionale. Questo Parlamento manca di legittimazione sostanziale, anche se non di legittimità formale. E la maggioranza che vuole le riforme — costruita sulle norme incostituzionali la legge fondamentale in base alla quale è priva di legittimazione. Per un costituzionalista è una bestemmia contro la Carta.
Il suo collega Alessandro Pace al Fatto di ieri ha dichiarato: “Una siffatta concentrazione di poteri, in capo a un solo organo e a una sola coalizione (per non dire in capo a un solo partito e al suo leader) è impensabile in una democrazia liberale. Lo affermò esplicitamente lo stesso presidente Napolitano nel discorso per il 60° anniversario della Costituzione, allorchè prese le distanze dal semipresidenzialismo francese”.
Credo che Napolitano sia genuinamente preoccupato della salute delle istituzioni, ma non si può dire “riforme comunque” . “Quali riforme” è pregiudiziale. Qui si mette in campo una cosa che non ha riscontri, nemmeno nel modello francese, che conserva la possibilità d’identità politiche diverse tra Parlamento e presidente. Nel modello che si prefigura per noi il leader è eletto sostanzialmente in modo diretto, comanda la sua maggioranza, si fa le liste, cioè porta alle Camere chi vuole. Un sistema più riduttivo degli spazi di democrazia rispetto al semipresidenzialismo e al presidenzialismo. Un’assemblea elettiva con una maggioranza prefabbricata e blindata è un vuoto simulacro di democrazia.
Renzi dice: il Senato non elettivo fa risparmiare. Non era meglio ridurre il numero complessivo dei parlamentari?
Certo. Ma era più difficile perchè si disturbava la Camera, i cui numeri sopperiscono alle fragilità della maggioranza in Senato. Le indennità dei senatori — cui si aggiungono comunque i costi di permanenza a Roma — sono alla fine spiccioli. Basta leggere i bilanci del Senato per vedere che i costi veri — e questi rimangono — sono la gestione e manutenzione degli immobili, i servizi, il personale. È una boiata pazzesca.
Il premier dice anche che il sistema del bicameralismo, con la navetta tra una Camera e l’altra, fa perdere tempo.
Guardate le statistiche sul sito del Senato. La quasi totalità della produzione legislativa fa capo al governo, con decreti delegati o legge. Al voto finale per la conversione di un decreto legge si arriva in ciascuna camera in un tempo medio di 14 giorni
L’immunità è una garanzia prevista dai padri della patria, dicono.
La garanzia originaria è stata importante per la sinistra. Un tempo, deputati e senatori si mettevano a capo delle manifestazioni perchè avevano la copertura parlamentare. Poi, la garanzia è uscita dall’orbita dell’agire politico ed è entrata nei meccanismi corruttivi. Oggi, è sensato mantenere (sia per i deputati che per i senatori di seconda scelta non eletti) solo l’insindacabilità delle opinioni espresse e i voti dati nell’esercizio delle funzioni, e forse l’autorizzazione per l’arresto, che può incidere sugli equilibri politici dell’assemblea.
Cosa succederà ?
La prima lettura della legge costituzionale si svolge esattamente come una legge ordinaria, con maggioranza non qualificata. Dopo l’eventuale navetta, la prima deliberazione si chiude con l’approvazione di un identico testo. Nella seconda si può solo dire sì o no. Non ci sono emendamenti, questioni pregiudiziali, sospensive: prendere o lasciare. Dunque, si decide tutto qui e ora.
Silvia Truzzi
(da “il Fatto Quotidiano”)
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