ISTAT: UN ITALIANO SU QUATTRO SPERIMENTA LA POVERTA’, 500.000 GIOVANI DISOCCUPATI IN PIU’ IN DUE ANNI
IL PIL STENTA, SIAMO IL FANALINO DI CODA DELLA UE…UN QUARTO DELLA POPOLAZIONE E’ A “RISCHIO ESCLUSIONE”..L’ECONOMIA NEGLI ULTIMI DIECI ANNI E’ CRESCIUTA IN ITALIA SOLO DELLO 0,2% CONTRO UNA MEDIA UE DELL’1,1%….E AL GOVERNO PENSANO SOLO A LITIGARE
Circa un quarto degli italiani (il 24,7% della popolazione, più o meno 15 milioni) «sperimenta il rischio di povertà o di esclusione sociale».
Si tratta di un valore del 23,1% superiore alla media Ue.
Lo rileva l’Istat nel rapporto annuale presentato lunedì alla Camera dei Deputati dal presidente dell’Istituto di statistica, Enrico Giovannini , dal quale emerge un Paese in grande affanno.
«Nel decennio 2001-2010 l’Italia ha realizzato la performance di crescita peggiore tra tutti i paesi dell’Unione europea».
Il paese è «fanalino di coda nell’Ue per la crescita»: è questa la fotografia della situazione economica del paese contenuta nel rapporto annuale Istat.
Quella italiana «è l’economia europea cresciuta di meno nell’intero decennio», con un tasso medio annuo pari allo 0,2%, contro l’1,1% dell’Ue.
«Il ritmo di espansione della nostra economia – si legge – è stato inferiore di circa la metà a quello medio europeo nel periodo 2001-2007».
L’Italia, insomma, ha avuto una «crescita dimezzata» e il divario «si è allargato nel corso della crisi e della ripresa attuale».
Nella media dello scorso anno l’economia italiana, ricorda l’Istat, è cresciuta dell’1,3 per cento, contro l’1,8 per cento dell’Ue.
«In Italia l’impatto della crisi sull’occupazione è stato pesante. Nel biennio 2009-2010 il numero di occupati è diminuito di 532 mila unità ».
I più colpiti sono stati i giovani tra i 15 e i 29 anni, fascia d’età in cui si registrano 501 mila occupati in meno.
L’oltre mezzo milioni di occupati in meno (-2,3%) in due anni è quindi il risultato di una perdita di 501 mila posti tra gli under 30 (-13,2%), di un calo dei 322 mila unità nella fascia d’età compresa tra i 30 e i 49 anni (-2,3%) e di un aumento di 291 mila occupati tra gli over-50 (+5,2%).
L’economia che arranca incide profondamente sui i fenomeni sociali: nel 2010, gli abbandoni scolastici prematuri rimangono consistenti, al 18,8 per cento.
Il dato è più alto tra i ragazzi, 22,0 per cento contro il 15,4 delle ragazze. L’obiettivo fissato dal Pnr (15-16 per cento) non appare particolarmente ambizioso e non consente un avvicinamento deciso rispetto agli obiettivi comunitari.
Nella «Strategia Europa 2020», il piano che delinea le grandi direttrici politiche per stimolare lo sviluppo e l’occupazione nell’Ue gli abbandoni scolastici prematuri devono essere contenuti al di sotto della soglia del 10 per cento.
I giovani (20-24 anni) che hanno abbandonato gli studi senza conseguire un diploma di scuola media superiore interessa tutti i paesi dell’Unione (media 14,4 per cento).
Sono forti le disparità tra gli Stati che già hanno raggiunto o sono prossimi all’obiettivo (paesi del Nord Europa e molti tra quelli di più recente accesso) e alcuni paesi del Mediterraneo (Spagna, Portogallo e Malta), dove le quote di abbandono superano il 30 per cento.
Quasi ovunque l’incidenza è superiore tra i ragazzi rispetto alle ragazze.
L’occupazione femminile rimane stabile nel 2010, ma peggiora la qualità¡ del lavoro e rimane la disparità¡ salariale rispetto ai colleghi uomini (-20%).
Cresce inoltre i part time involontario e aumentano le donne sovraistruite.
I dati sul mondo del lavoro femminile in Italia sono contenuti nel rapporto annuale dell’Istat ‘La situazione del paese nel 2010’.
L’occupazione qualificata, tecnica e operaia, secondo quanto si legge è scesa di 170 mila unità¡, mentre è aumentata soprattutto quella non qualificata (+108 mila unità¡).
Si tratta soprattutto di «italiane impiegate nei servizi di pulizia a imprese ed enti e di collaboratrici domestiche e assistenti familiari straniere».
Un quadro drammatico del nostro Paese, mentre gli italiani assistono ai litigi della loro classe politica.
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