ITALIA, GRECIA E ALBANIA: L’ARMATORE SCATENA UNA BATTAGLIA NAVALE
LA CONTESA DEI RIMORCHIATORI E LE MANOVRE DEI PROPRIETARI
Quattro navi albanesi, cinque italiane, due greche.
Tutte intorno al relitto della Norman Atlantic in una minuscola battaglia navale nel porto di Valona.
L’epilogo non poteva essere più atroce e grottesco, con due gruppi di rimorchiatori a contendersi questo cimitero galleggiante che custodisce, oltre i cadaveri dei dispersi, le risposte al quesito più importante: di chi sia la responsabilità della tragedia.
La Procura di Bari ha sequestrato la Norman: nessuno deve poter inquinare le prove.
E così la stampa albanese nel tardo pomeriggio titola: “Lotta per il traghetto della tragedia, vincono gli italiani. La nave a Brindisi”.
Ma sarebbe un errore interpretare la “lotta” come una questione tra Stati. E a rivelarlo è il ministro della difesa albanese, Mimi Kodheli, che nel rimorchio della Norman s’è intromesso un rimorchiatore che “non ha alcun legame ufficiale con la flotta albanese”.
Si riferisce all’Iliria che, spiega la tv albanese Top Channel, è “stata contattata dai proprietari del traghetto per recuperare il mezzo abbandonato”.
Una mossa poco gradita dalla procura che ha ufficialmente affidato ai rimorchiatori della compagnia Barretta il compito di custodire e trainare il traghetto nel porto di Brindisi.
L’incipit di questa battaglia, come rivelato ieri dal Fatto, avviene poche ore dopo il termine delle operazioni di salvataggio quando, quasi per scherzo, i tre rimorchiatori italiani vengono avvicinati dall’omologo albanese, l’Adriatik, che li stuzzica via radio dicendo: “Provo a rimorchiarlo io”.
Pensando a una semplice provocazione, i marinai italiani rispondono di provarci pure, non immaginando che l’Adriatik l’avrebbe davvero agganciato per portarlo nel porto di Valona.
Inizia il surreale inseguimento in mare, che si chiude tragicamente nella mattinata di ieri, quando un secondo rimorchiatore, l’Iliria, che inizia, a sua volta, a rimorchiare il primo, in una sorta di fila indiana.
La cima però si spezza uccidendo due marinai albanesi. La Norman resta però agganciata all’Adriatik, che non ha alcuna intenzione di mollare la “preda”, finchè personale militare della nave San Giorgio non sale a bordo del traghetto per affidare il rimorchio alla compagnia italiana.
Il governo albanese è d’accordo, la procura l’ha convinto a desistere, ma poi tiene a precisare che con l’Iliria non ha nulla a che spartire, è intervenuto dopo essere stato contattato dai proprietari.
Nel frattempo, in questa guerra navale, s’aggiunge un ulteriore protagonista: il mega rimorchiatore genovese Varrazze, giunto da Malta, al quale la San Giorgio — con a bordo circa 214 persone – intima di allontanarsi di almeno un miglio dalla Norman.
In realtà , non è possibile stabilire con certezza da chi, l’Iliria, sia stato contattato: la Visemar da giorni afferma di aver affidato alla società olandese Smit Salvage, sin dal momento dell’incidente, “le operazioni di salvataggio”.
Ieri ha precisato di non avere “altro interesse che l’accertamento della verità ”, che “si atterrà a ogni indicazione dell’autorità giudiziaria, anche in merito al porto di destino della nave, richiedendo alla società Smit Salvage di attenersi a tali indicazioni”.
C’è un ulteriore dettaglio, però, che il Fatto è in grado di rivelare, e riguarda proprio il rapporto tra la Smit Savage e la compagnia dei rimorchiatori Barretta.
A raccontarlo è proprio Giuseppe Barretta: “Confermo che la Smit ha avuto un ruolo operativo sin dal 28 e infatti, qui in ufficio, abbiamo una sfilza di fax con cui ci chiede propone di lavorare in sub appalto per loro”.
Ma i Barretta non accettano: “Non abbiamo bisogno dei loro soldi, gli abbiamo risposto, perchè siamo andati lì per salvare delle vite e svolgere il nostro lavoro con professionalità e in autonomia, come sempre”.
A questo punto, secondo Barretta, la Smit alza il tiro: “Annunciano che, se non accettiamo, saranno costretti a inviare un loro rimorchiatore”.
Senza alcuna allusione, ma soltanto rimettendo in fila i fatti, c’è da rilevare una coincidenza: le fonti albanesi riferiscono che il rimorchiatore Ilia giunge, dopo l’Adriatik, in seguito a un generico “contatto” con la proprietà della nave.
Nel frattempo, però, è intervenuta la procura di Bari a mettere un punto definitivo: il traghetto è ufficialmente affidato ai rimorchiatori italiani, che nel tardo pomeriggio lo agganciano, e possono finalmente rimorchiarlo verso Brindisi.
“Vincono gli italiani”, titolano i tg albanesi.
Ora il punto chiave è capire davvero con chi — e soprattutto perchè — s’è lottato: se con gli armatori, con la Smit, con gli assicuratori, o con i rimorchiatori albanesi.
E la Procura di Bari intende capirlo al più presto.
Antonio Massari
(da “il Fatto Quotidiano“)
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