IL VIAGGIO DEL COMANDANTE IN MEZZO AI NAUFRAGHI
GIACOMAZZI SULLA SAN GIORGIO E’ RIMASTO ACCANTO AI SUOI PASSEGGERI… HA UNA PROFONDA FERITA ALLA TESTA
Il letto del comandante è intatto, si vede che gli incubi continuano e non riesce ancora a dormire bene.
Argilio Giacomazzi ha portato nella sua cabina, su al piano ufficiali della nave anfibia San Giorgio, il sacco nero con i resti di ciò che aveva sul traghetto Norman Atlantic.
Il suo alloggio, si direbbe, è riconoscibile soprattutto dall’odore acre del fumo rimasto attaccato alla pelle.
Lui però adesso è vestito di blu, come un marinaio qualunque, e ha una grossa ferita alla nuca, retaggio dell’ultima drammatica notte passata sulla sua nave.
Sul letto ci sono anche due torce gialle, forse le avrà usate proprio per coordinare i soccorsi, prima di dire lunedì pomeriggio addio per sempre allo scafo della sua vita. Quello che ha abbandonato per ultimo, come dettano le regole della marineria.
E quando è salito a bordo della San Giorgio, e da comandante è diventato passeggero anche lui, Giacomazzi ha voluto incontrare i «suoi» naufraghi giù al ponte garage della nave anfibia, la grande nave dei soccorsi della nostra Marina Militare.
Tanto tempo passato insieme a loro, proprio per riparlare di quella notte, ricordare i momenti estremi, ma anche confortarsi e provare a ripartire, perchè «comunque il mare resta amico», ricorda lui ai passeggeri stremati da altre 48 ore supplementari di dondolìo con le onde forza 5.
«Come una specie di terapia di gruppo…», dice uno dei sopravvissuti provando a strappargli un sorriso. Il comandante annuisce.
Sul ponte garage della San Giorgio un grande cartello rosso ricorda a tutti che è «vietato fumare» e viene allora da pensare che forse un cartello così c’era anche nel garage della Norman Atlantic, prima che qualcosa andasse storto.
Ma forse è stato utile incontrarsi proprio in un altro garage, perchè così funziona, come dopo un incidente tremendo in Formula Uno: il pilota deve subito ripartire. Altrimenti la paura lo bloccherà per sempre.
La paura, però, qui sulla nave dei naufraghi che tornano a riva è una presenza buia e immanente e infatti si materializza nella sua enormità alle otto di sera, quando la San Giorgio finalmente attracca nel porto di Brindisi, a Costa Morena.
Ed è in quel momento esatto che i naufraghi cominciano a gridare, tutti insieme, come scossi da un mostro profondissimo, nascosto negli anfratti della coscienza.
La voglia di mettere i piedi per terra è così grande che ogni secondo che passa diventa insopportabile, e anzi aumenta la frustrazione di questi uomini e queste donne e questi bambini prigionieri del mare da quasi cento ore.
Hanno mangiato baccalà e carote rosse, questo ieri era il menu della San Giorgio e certo l’hanno gradito, dopo aver mangiato solo fumo per due giorni.
La nave San Giorgio è una città in mezzo al mare, un piccolo porto e anche un piccolo aeroporto perchè gli elicotteri vanno e vengono in continuazione, perchè comunque i soccorsi non sono ancora finiti e se possibile c’è ancora qualcosa da fare, magari un corpo da recuperare e restituire alle famiglie.
«Comandante Giacomazzi in plancia», si sente ogni tanto chiamare dall’altoparlante di bordo.
E il capitano della Norman Atlantic sale a confrontarsi con gli ufficiali della Marina Militare.
Ora lui è indagato, come l’armatore, per omicidio colposo plurimo, naufragio colposo e lesioni; ma i passeggeri non lo trattano affatto con disprezzo, anzi sembrano mostrare umana comprensione, si avvicinano a lui con rispetto.
Non c’è odio nei riguardi dell’anti-Schettino.
Appena la San Giorgio attracca a Brindisi, sale la polizia giudiziaria mandata dalla Procura per interrogarlo.
Prima di andare a casa e riabbracciare la sua famiglia deve raccontare agli inquirenti tutto quello che ricorda di quella notte e se ci può essere stato uno sbaglio da parte di qualcuno, o altro di peggio.
Lui e i 22 membri del suo equipaggio saranno portati a Bari per parlare con gli inquirenti
«Comunque è finita», dice nel momento di scendere, dopo che il marinaio armaiolo ha sparato la sagola in mare per assicurare la San Giorgio alla Costa Morena.
Forse stanotte riuscirà a dormire.
Fabrizio Caccia
(da “il Corriere della Sera“)
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