LA CADUTA DI BANNON, L’ANIMA NERA DI TRUMP
LA SUA ESCLUSIONE DALLA DELEGAZIONE ERA STATA UNA DELLE CONDIZIONI DI PAPA FRANCESCO PER RICEVERE TRUMP
Che cosa ha rappresentato Steve Bannon nell’ascesa di Donald Trump alla Casa Bianca? Semplicemente un importante collaboratore della campagna presidenziale, oppure una pedina decisiva per il successo del tycoon?
Il leader della tendenza “Alt-Right” (destra alternativa), ha fornito a Trump tutte le potenti armi che hanno permesso al Presidente (digiuno di cultura e politica) di riallacciarsi al tradizionale lato oscuro della storia americana.
Le parole d’ordine che con i tweet Trump ha sparato a più riprese non sono altro che i motivi classici del nativismo anti-immigrati, del populismo della destra anti-establishment, del razzismo xenofobico espresso anche dal Ku Klux Klan, e dell’isolazionismo-protezionismo (“America First”) che nel 1939 si espresse nel comitato filonazista contro l’ingresso degli USA in guerra.
Bannon ha pilotato la campagna elettorale, consapevole che in un momento di crisi con il crollo delle aspettative nei giovani e con la crescente paura dei ceti bianchi di essere superati dai latinos, le fobie e le insicurezze che avevano creato le ondate reazionarie negli ultimi decenni dell’800, negli anni Venti e Trenta del Novecento e con il maccartismo, avrebbero avuto di nuovo effetto sull’elettorato bianco della metà dell’America “non-urbana”.
E così è stato.
Non è un caso che quando Trump è venuto a Roma ed è stato ricevuto da papa Francesco, la Santa Sede ha posto come condizione che dal gruppo presidenziale che aveva acceso ai palazzi vaticani fosse escluso proprio Bannon che pure era il più importante consigliere del Presidente.
Bannon, infatti, grazie alla sua caratura ideologica e alla politica condotta con la newsletter Breibart è stato, e continua ad essere, l’anello di congiunzione tra il team presidenziale e i gruppuscoli della destra estremista per lo più estranei allo stesso partito Repubblicano ma molto attivi in alcuni stati del profondo Sud e dell’Ovest, quali il KKK, i fondamentalisti evangelici, i nazistoidi ed anche i cattolici integralisti seguaci del card. Burke, oppositore di Francesco.
La vicenda di Charlottsville non è altro che la coda del credito che la candidatura Trump, tramite Bannon, ha dato ai gruppuscoli che di per se rappresentano ben poco se non quando trovano nel sistema politico una legittimazione come con l’attuale presidenza.
Nell’imprevedibilità di Trump, nessuno oggi può prevedere se l’uscita di Steve Bannon dalla Casa Bianca sia effettivamente la sua definitiva emarginazione dal gruppo presidenziale ( e quindi il ridimensionamento dei rapporti con i gruppuscoli estremisti di destra) o se, invece, si tratta di un ennesimo giro nell’otto volante della giostra intorno alla Casa Bianca.
(da “Huffingtonpost”)
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