LA CENA DEI FALCHI RENZIANI: “FACCIAMO FALLIRE IL GOVERNISSIMO E DOPO REINCARICO A MATTEO E AL VOTO IL 19 MARZO”
LA RIUNIONE DEI 25 FEDELISSIMI PER METTERE A PUNTO LA STRATEGIA
Unico Sostegno: Palazzo Chigi. Il Sostegno con la maiuscola perchè è il ristorante, a due passi dal Pantheon nel centro di Roma, dove 25 irriducibili renziani hanno concordato all’unisono: “Non possiamo perdere palazzo Chigi, dobbiamo andare alle elezioni da lì. O Matteo accetta un reincarico o Gentiloni”.
L’organizzatore è Francesco Bonifazi e ha il mandato dei due falchi del renzismo, “il Lotti” (così lo chiamano nel giro fiorentino) e Meb (Maria Elena Boschi), teorici della resistenza a oltranza nella stanza dei bottoni.
Le dimissioni del premier sono il punto di partenza perchè, dicono, a questo punto “non può perdere la faccia”.
Preoccupazione, rabbia, tra i volti televisivi del renzismo attovagliati, a partire dalle due Alessie, la Morani e la Rotta. Teso anche il mite Ermini.
Il punto è: “Che fare il minuto dopo le dimissioni?”.
Da palazzo Chigi arrivano notizie che “il Capo” è teso, non vuole parlare più con nessuno, che oscilla dal “me ne vado per un anno”, al “resto qui, se vogliono il governissimo, lo guido io”.
E soprattutto non si fida. Come non si fida Luca Lotti, che va ripetendo: se mettiamo qualcuno a palazzo Chigi, chi ci assicura che se ne va quando diciamo noi? Se parte un governo, chi ci dà certezza dei tempi?
Ecco dunque il piano dei falchi. Che pare abbiano convinto il Capo: “Matteo si dimette. Facciamo finta col governo istituzionale, con l’obiettivo di farlo fallire. A quel punto ci chiederanno di rimanere. E a palazzo Chigi o resta Matteo o mettiamo Gentiloni, con Lotti che rimane sottosegretario alla presidenza”.
Perchè non si sa mai. Il prossimo anno ci sono in agenda nomine che rappresentano il cemento di qualunque governo.
Già si parla, per i primi mesi del prossimo anno, di un cambio dei vertici Rai e del direttore generale del Tesoro Vincenzo La Via.
E poi in primavera si passa ad Enel, Eni, Poste, Finmeccanica, Terna e tanti altri consigli di amministrazione. Gran finale, Banca d’Italia, col mandato di Ignazio Visco che scade nel 2017. Chi le gestisce? Il prossimo governo.
Dal giro di telefonate fatte anche da Matteo Orfini, che ha qualche rapporto col Quirinale, inteso come staff di Mattarella, i renziani sono convinti che il capo dello Stato preferirebbe Padoan, mentre dentro il Pd si allarga il fronte pro-Franceschini. Sono due spettri, per i falchi, sia l’uno che ha già ricevuto un via libera sostanziale da D’Alema sia l’altro.
Il guanciale del Sostegno è ottimo, perchè arriva da Amatrice. Una volta la Rossi e la Pascale portarono lì anche Silvio Berlusconi per fargli apprezzare le specialità della casa.
Ma a tavola, stavolta, gli stomaci sono più chiusi: insalatine con grana e noci, insalatine con carciofi, bruschette, e parecchi secondi.
Il menù della crisi, assicura l’organizzatore, prevede: Matteo si dimette e si aprono le consultazioni, e il Pd va sulla linea “o urne o governissimo”, ma non indica il nome per il governissimo, rimettendosi nelle mani del capo dello Stato, nella certezza che l’ipotesi fallirà .
È a quel punto che si materializza il secondo tempo della crisi, di fronte al fallimento del primo giro: o accetta Renzi il reincarico o Gentiloni, con l’idea di “resistere” a palazzo Chigi fino alla sentenza della corte, recepire le modifiche della Consulta e andare dritti al voto.
A tavola la data più gettonata è il 19 marzo.
Al massimo aprile, insomma dopo le nomine di primavera.
(da “Huffingtonpost”)
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