LA DESTRA CHE RIVUOLE I KOLONNELLI
HANNO SOSTITUITO IL SENSO DELLO STATO CON L’ASPIRAZIONE ALL’ORDINE NELLE STRADE, IL LIBERO MERCATO CON L’ARROGANZA PADRONALE… COLONIZZATORI CON SOLO IL CULTO DEL REGIME BERLUSCONIANO
Marco Travaglio va alla festa di Fli a Mirabello per un intervento molto atteso.
Le sue riflessioni sono seguite dal movimento “finiano” non meno che in altre aree politiche, e sarà interessante ascoltarlo a un anno dallo strappo che aveva acceso un po’ le speranze di tutti e restituito una prospettiva alla parola “destra”, demolita dal berlusconismo.
Nel tran tran di questi mesi parte di quella spinta propulsiva si è persa.
Ma il caos di questi ultimi giorni dovrebbe aiutare a ritrovarne le ragioni e i sentimenti.
Metto in fila i fatti, come è costume di questo giornale.
La festa dei ragazzi del Pdl, Atreju, storico appuntamento della destra giovanile sale agli onori delle cronache per una disgustosa metafora del ministro Sacconi che associa la critica alla Cgil a una barzelletta sullo stupro di dieci suore.
La Rai1 di Mauro Mazza, uno dei “ragazzi di via Milano” che rappresentarono il giornalismo di destra negli anni ’80, censura la puntata di una fiction tedesca che mostra la cerimonia per l’unione civile di una coppia gay, sostenendo che non è arbitrio ma “scelta ponderata per evitare qualsiasi tipo di polemica su un tema di grande attualità ”.
Il ministro della Difesa Ignazio La Russa cerca il solito, nostalgico aggancio identitario alla cerimonia per l’8 settembre, con l’elogio di “tutti i caduti per la patria” e del loro ardimento, dimenticando che lui non ha neanche il coraggio di sconfessare il giro della Padania organizzato dal Trota e preferisce prendersela con chi lo contesta.
Ronchi e Urso vengono ricevuti da Berlusconi, immagino in una pausa del risiko in corso con gli staff legali sulle intercettazioni con Tarantini e le olgettine, per rassicurare gli italiani: “Abbiamo fatto un’analisi della situazione politica, si va avanti”.
Immagino il sollievo dei mercati e delle banche europee.
Sono notizie racchiuse in 24 ore, eppure sufficienti a dimostrare come il berlusconismo abbia colonizzato culturalmente, prima che politicamente , la destra italiana fino ad assimilarla totalmente a sè. In questi giorni è in libreria un bel saggio di Giovanni Tarantino (“Da Giovane Europa ai Campi Hobbit”, ed. Controcorrente) che dà la misura di questa degradazione.
Del senso dello Stato non ricordano più nulla, avendolo sostituito con una generica “aspirazione all’ordine” che è sempre e soltanto, come diceva Georges Bernanos, “l’ordine per le strade”.
Del fascismo hanno metabolizzato il peggio, il culto del regime, con nessun interesse per il movimentismo e le fronde che ne erano la parte più interessante.
Del trionfo del libero mercato difendono la parte più oscura, l’arroganza padronale e la cinica gestione dei rapporti di forza.
E l’etica l’hanno trasformata in moralismo clericale, vizi privati e pubbliche virtù.
La possibilità che “dopo Berlusconi” quest’area possa risvegliarsi e trasformarsi in altro, in una destra europea e decente, è pari a zero.
I processi della politica sono come quelli della biologia: si nasce, si cresce, si muore.
Le speranze, per chi non si rassegna alla sparizione della destra, vanno cercate altrove.
Dove le barzellette di Sacconi non fanno ridere.
Dove la censura televisiva disgusta.
Dove il richiamo all’orgoglio nazionale è legato a comportamenti coerenti e non solo al trombonismo.
Il resto è puro inganno, manca solo il verdetto del Paese per sancirlo.
Flavia Perina
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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