LA DESTRA NON HA NULLA DA SPARTIRE CON TRUFFATORI DI QUOTE LATTE, TANK SECESSIONISTI E CHI SISTEMA MOGLI IN REGIONE
LA DESTRA E’ LEGALITA’, ETICA POLITICA, UNITA’ NAZIONALE, SOLIDARIETA’ SOCIALE, SENSO DELLO STATO, EUROPA NAZIONE
Ogni tanto sarebbe meglio ripassare la storia.
E anche in un periodo di crisi delle ideologie, proprio per chi ama ancora rifarsi ad esse, è quanto mai opportuno riprendere in mano qualche libro della variegata cultura di destra.
Perchè se in un passato recente un giovane che si sentiva “di destra” poteva scegliere di seguire politicamente “cattivi maestri” di diverse sfaccettature (da Evola a Gentile, da Prezzolini a De Benoist) per non parlare dei “più politici” Armando Plebe, Domenico Mennitti, Beppe Niccolai, Pino Rauti e Paolo Signorelli (personaggi semplicemente posti ad esempio di visioni diverse e spesso controverse), oggi temo ci si formi senza maestri o attraverso cattive interpretazioni delle poche letture assimilate.
Lo dimostra la disinvoltura ideologica e l’incoerenza politica con cui spesso si muovono molti gruppi della cosidetta destra radicale.
Premesso che se essi fossero portatori di idee innovative e di facile presa politica non navigherebbero da decenni su quozienti dello “zerovirgola”, segno in controtendenza alla forza propulsiva e innovativa che dimostrò invece il fascismo “immenso e rosso” delle origini, con l’impulso futurista, corridoniano, del sindacalismo rivoluzionario, delle tesi soreliane, della capacità di rinnovare le elite di governo, delle leggi sociali d’avanguardia in Europa, oggi ci troviamo di fronte a “profonde incorenze” ideologiche.
Perchè se uno vuole essere “cattolico e cristiano” dovrebbe seguire le indicazioni del Pontefice, non estrapolare dalla storia millenaria della Chiesa solo ciò che gli viene comodo.
Perchè se uno vuole essere “sociale” per essere credibile deve farlo nella sua declinazione più ampia, senza steccati di razza ed etnia.
Altrimenti si rischia di vendere solo un prodotto taroccato.
Tornando all’attualità , qua accanto pubblichiamo una foto dell’ultima manifestazione della Lega a Milano che genera profonda tristezza: la convivenza tra uno striscione “I-talia di merda Secessione” della Lega e uno che inneggia a “casa, lavoro, scuola, stato sociale Prima gli italiani” di Casa Pound.
E allora è meglio intendersi su cosa possa rappresentare oggi un minimo comune denominatore della Destra italiana.
Per noi la destra è legalità : quindi non abbiamo nulla a che fare con i truffatori delle quote latte, i lingotti nascosti in Tanzania, il finanziamento pubblico investito a Malta e Norvegia, le tangenti di Belsito, i lavori in casa Bossi pagati coi soldi pubblici, le decine di consiglieri regionali inquisiti per i rimborsi taroccati, le mutande di Cota e la sistemazione della moglie di Salvini in Regione.
Per noi la destra è unità nazionale che nulla ha a che fare con i rutti sui “napoletani colerosi” di Salvini, il tricolore usato come carta igienica, i tank all’assalto del campanile di Venezia, le farse dell’acqua putrescente del Po, i parlamentini padani, le minacce secessioniste, gli insulti agli italiani.
Per noi la destra è etica politica, stile di vita, servizio alla nazione e al popolo italiano, non è sistemare parenti, lucrare tangenti, acchiappare poltrone, manipolare bilanci, farsi pagare le cure, sistemare i figli e le mogli, usare i soldi publici per le nozze della figlia o nominare addetta stampa l’amante.
Per noi destra è socialità , solidarietà , aiuto ai più deboli, non razzismo, discriminazione, affogamenti in mare e difesa degli evasori fiscali.
Per noi destra è sicurezza garantita dallo Stato non da ronde private.
Per noi destra è assicurare a tutti uguale base di partenza, non tutelare privilegi di casta o di censo.
Potremmo continuare a lungo, ma sono già motivi sufficienti per dimostrare che la destra vera (a maggior ragione quella sociale) non può avere nulla a che vedere con la Lega, la sua ideologia e i suoi rappresentanti passati, presenti e futuri.
Una destra radicale (e non solo) avrebbe dovuto da tempo scendere in piazza per contestare questi “clandestini” che lucrano sugli egoismi e seminano odio per garantirsi un ricco stipendio in parlamento, non certo accodarsi per fargli da portaborse.
Se lo avessero fatto a tempo debito avrebbero coperto uno spazio a destra che oggi non ha rappresentanza: quello di una destra innovativa che sappia guardare al futuro, non solo a lucrare due miserabili voti razzisti e borghesi.
Con la crisi prodotta dai poteri finanziari, la destra oggi avrebbe più bisogno di un “suo” Landini che della macchietta Salvini.
Ci siamo capiti.
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