LA FORNERO SPIAZZA LA MERCEGAGLIA: “PRECARI PIU’ CARI, SGRAVI SE LI ASSUMETE
IL TAVOLO TRA IL MINISTRO E LE PARTI SOCIALI: APPLICARE LA FORMULA MALUS-BONUS AI CONTRATTI PRECARI…CONFINDUSTRIA: MENO FLESSIBILITA’ IN ENTRATA MA PIU’ SUI LICENZIAMENTI
Contratti a termine con la formula originale del malus-bonus.
Costeranno di più all’azienda ma una volta trasformati in contratti a tempo indeterminato l’aggravio sarà del tutto restituito. E diventerà un incentivo alla stabilizzazione. Esclusi, per ovvie ragioni, i tipici contratti a tempo, quelli per i lavori stagionali o per le sostituzioni.
È la proposta che ha presentato il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, alle parti sociali al tavolo di Palazzo Chigi.
Una carta contro gli abusi, a favore della “flessibilità buona”, come la chiama il ministro, e giocata all’inizio del negoziato per spegnere qualsiasi possibile principio di incendio.
Una mossa che è piaciuta ai sindacati (“dopo tre anni bui – ha detto per esempio il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso – questo governo dice che la precarietà va combattuta”) ma che ha spiazzato la Confindustria.
Emma Marcegaglia, presidente degli industriali, subito dopo l’incontro plenario, ha chiesto, insieme agli altri rappresentanti delle imprese, di poter parlare alla Fornero.
“Noi – ha sostanzialmente detto il leader di Viale dell’Astronomia – siamo pronti a ragionare su tutte queste questioni. Però manca un pezzo: quello della flessibilità in uscita. La nostra risposta, dunque, arriverà solo quando sul tavolo ci sarà l’una e l’altra”.
Perchè questo è lo scambio destinato ad andare in scena: meno flessibilità in entrata in cambio di più flessibilità in uscita.
Insomma, meno precarietà per i giovani e ritocchi (si vedrà quali) all’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.
E per come ha impostato il negoziato il governo (“di articolo 18 si parlerà alla fine”, ha detto la Fornero), l’obiettivo dei sindacati è quello di incassare il più possibile prima per poter cedere il meno possibile dopo.
Una trattativa complessa dalla quale però nessuno ha intenzione di tirarsi fuori. E anche questa è una novità dopo anni di intese separate e poco efficaci.
C’è ormai un abuso dei contratti a termine.
Nel quinquennio 2005-2010, secondo un’indagine dell’Istat pubblicata un paio di settimane fa, il 71,5 per cento delle assunzioni è avvenuto con un contratto a tempo determinato.
È del tutto evidente che una quota non marginale di queste assunzioni non sia legata a esigenze produttive, a picchi stagionali, o a un’impennata improvvisa della domanda di mercato.
Si tratta di abusi, piuttosto.
Si ricorre ai contratti a termine, con rinnovi al limite della legge o aggirando la legge, perchè comunque il rapporto di lavoro ha una data di conclusione certa.
Da qui la proposta Fornero. Che intende aggravare il peso dei contributi sui contratti a tempo determinato, così da recuperare le risorse per pagare loro il sostegno al reddito nei momenti di disoccupazione.
Ma una volta che il contratto a termine verrà trasformato in un’assunzione senza scadenza i maggiori contributi saranno restituiti attraverso una forma di sgravio.
Malus-bonus, appunto.
Ma l’operazione Fornero contro la precarietà non si ferma ai contratti a tempo. Il ministro è stata tentata di intervenire con “l’accetta” (ha proprio detto così) nei confronti della false partite Iva e dei falsi associati in partecipazione.
Sono almeno 800 mila, secondo alcune stime, dietro i quali non ci sono professionisti autonomi, bensì veri e propri lavoratori subordinati con tutti i vincoli (dall’orario a un rapporto gerarchico) che questo prevede.
Qui, anche se il ministro non ha ancora precisato come, l’intervento sarà robusto in particolare a favore di coloro che sono mono-committenti, cercando di non penalizzare i giovani al primo rapporto di lavoro.
Il “job on call” (il lavoro a chiamata) è destinato, tanto più che non ha avuto successo, ad essere relegato a un ruolo marginalissimo, previsto solo in alcuni casi. Saranno riportati alle origini, e quindi ridotti alla stagionalità e all’occasionalità , i lavori che potranno essere retribuiti con i voucher.
Ci saranno più paletti anche per il part time.
La crisi ha costretto molti lavoratori (soprattutto donne) ad accettare di passare dal tempo pieno a quello parziale.
Che, invece, deve tornare volontario.
La Fornero punta a incentivare i controlli per scoprire il lavoro sommerso ma anche gli abusi di lavoro precario. È questa è davvero una svolta.
Roberto Mania
(da “La Repubblica“)
Leave a Reply