LA LUNGA NOTTE DELLA LEGA TRA CARTE BOLLATE E DEPENNAMENTI DALLE CANDIDATURE: CLIMA AVVELENATO, SPACCATURA SEMPRE PIU’ PROSSIMA, SALVINI TRA POCHE ORE POTREBBE NON ESSERE PIU’ SEGRETARIO
SALVINI FA FUORI DALLE LISTE TUTTI I MARONIANI IN UN DELIRIO DI ONNIPOTENZA… BERLUSCONI PRONTO AD ACCOGLIERE BOSSI…LA LISTA DI REGUZZONI
Nelle lunghe notti delle liste leghiste, cadono uno ad uno i nomi degli oppositori.
Al momento, nelle bozze che circolano a via Bellerio, non c’è il nome di Roberto Maroni. E neanche quelle dei suoi fedelissimi, a partire da Gianluca Pini, uno dei protagonisti dei “barbari sognanti” ai tempi delle ramazze. E non è l’unico.
E aleggia un alone di drammatico mistero attorno al nome dell’altro fondatore, Umberto Bossi: “Perchè — ha detto Salvini ai suoi — uno deve accettare la candidatura in un partito che gli fa schifo?”.
Il telefono del Senatur non squilla. E da giorni Bossi ha la sensazione di essere, dice chi gli ha parlato, “sotto ricatto”. Per la serie: una candidatura, in cambio della rinuncia alla critica e della benedizione del nuovo corso.
Anche Silvio Berlusconi, nel corso dell’ultimo incontro con Salvini, ha speso parole a favore dell’amico storico: “Mi raccomando su Umberto”.
Non ricevendo alcuna assicurazione. Il tempo che passa rende complicato anche quel salvataggio che ad Arcore gli è stato offerto da tempo, ovvero una candidatura nelle liste di Forza Italia, che Bossi per tigna e orgoglio vorrebbe evitare.
In un clima avvelenato nasce la nuova Lega di Matteo Salvini, il cui nome e simbolo sono stati già depositati, come ha rivelato il Fatto quotidiano.
Alle elezioni si presenterà non più con la sigla “Lega per l’indipendenza della Padania” ma come “Lega per Salvini premier”, col quale darà vita ai gruppi parlamentari nella prossima legislatura e sarà certificata la mutazione genetica rispetto alla creatura di Bossi. Scelta politica che consente di incassare nuovo finanziamento del 2 per mille, di evitare i fastidi della procura di Genova che ha condannato la vecchia Lega a restituire i 40 milioni di rimborsi elettorali.
E di mettersi al riparo dall’altra grana giudiziaria, anticipata dall’HuffPost: il ricorso al tribunale di Milano in cui si chiede la sospensione di Salvini da segretario della Lega, per non aver rispettato lo statuto, ai tempi delle primarie.
L’udienza è fissata per giovedì 25 gennaio, proprio a ridosso della presentazione delle liste.
Difficile prevedere cosa possa succedere. E in che tempi.
Perchè non esiste un termine entro il quale il giudice debba decidere: può farlo domani o anche tra qualche settimana.
Le possibilità sono sostanzialmente tre: 1) accogliere (o rigettare) l’istanza cautelare, vale a dire la richiesta di sospensione di Salvini da segretario Federale della Lega Nord; 2) compiere atti istruttori intermedi, come ad esempio l’audizione di alcuni testimoni; 3) decidere la causa nel merito e cioè se la nomina del segretario della Lega e dei componenti del Consiglio Federale della Lega, ufficializzata al congresso del 21 maggio scorso, sia da annullare per sospetta irregolarità in quanto Salvini – è scritto nel ricorso – avrebbe depositato la sua lista oltre il termine fissato dal regolamento e avrebbe sostituito “in corsa ” un candidato della lista a lui collegata con un altro perchè il primo non aveva i requisiti minimi di anni di militanza richiesti.
Al quartier generale di via Bellerio ostentano granitica tranquillità , anche perchè il responso del tribunale non tocca il nuovo soggetto che si presenterà alle elezioni.
Ma ricorsi, carte bollate danno la misura della grande faida che si sta consumando.
E che terminerà con la presentazione delle liste.
L’obiettivo è la salvinizzazione totale dei gruppi parlamentari e del nuovo partito, che stronchi sul nascere la manovra di Maroni sulle larghe intese (leggi qui): “Se non ha parlamentari, non va da nessuna parte. Chi porta in dote al governo di unità nazionale?”.
Gianluca Pini, dunque, al momento è fuori. Così come Davide Caparini, altro parlamentare legato all’ex governatore. In bilico Giacomo Stucchi, che in questa legislatura è stato presidente del Copasir. E lo stesso accadrà in regione.
Gianni Fava, sospettato di essere l’anima nera del ricorso, è fuori da tutto, Parlamento e Pirellone.
Mentre Lara Magoni, ex Lista Maroni, si è rifugiata in Fratelli d’Italia in Regione.
L’idea di una lista alternativa in Lombardia è circolata nei giorni scorsi, ma è complicato raccogliere le firme in poco tempo.
Chi invece è riuscito a presentare il simbolo è Marco Reguzzoni, pupillo del cerchio magico di bossi, e fondatore di Grande Nord, movimento che sarà presente alle politiche in tutti i collegi del Nord e alle elezioni Lombarde con un suo candidato, Giulio Arrighini.
Non spaventa, ma è un altro indicatore della profondità del mutamento in atto.
In attesa di capire se si consumerà l’ultimo atto di questa lunga notte: il parricidio di Umberto Bossi.
(da “Huffingtonpost”)
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