LA MANCATA RATIFICA DEL MES BLOCCA OGNI POSSIBILE TRATTATIVA IN EUROPA: GIORGETTI ALL’EUROGRUPPO È FINITO ALL’ANGOLO
TUTTI GLI HANNO CHIESTO CONTO DELLA MANCATA RATIFICA DEL FONDO SALVA STATI, FACENDOGLI CAPIRE CHE ENTRO OTTOBRE L’ITER DOVRÀ “IMPERATIVAMENTE” CONCLUDERSI. MA IL SEMOLINO DELLA LEGA HA FATTO PIPPA: “NON SIAMO ANCORA PRONTI”… SE L’ITALIA NON FIRMA, L’UE CHIUDERÀ I RUBINETTI: ANCHE GENTILONI HA PERSO LA PAZIENZA
Dopo settimane di non detti, l’elefante si materializza nella stanza a metà pomeriggio. Quando Giancarlo Giorgetti prende la parola al tavolo dell’Eurogruppo, è per ammettere esplicitamente di non poter garantire la ratifica della riforma del Meccanismo europeo di Stabilità. Dopo più di quattro anni di faticosi negoziati, l’Italia è l’unico Paese della zona euro a non averlo ancora fatto.
Finché ha potuto, Giorgetti, d’accordo con Giorgia Meloni, ha minimizzato il problema. La crisi iniziata negli Stati Uniti e il quasi fallimento di Credit Suisse ora costringono Giorgetti ad attraversare la strettoia: da un lato gli impegni europei, dall’altra una maggioranza che al solo sentir l’acronimo voterebbe no.
Il problema è che i ministri delle Finanze dell’Eurozona non si accontentano più delle generiche rassicurazioni del collega italiano. Vogliono che il ministro porti al tavolo un percorso chiaro, con tempi e modi. Hanno fatto capire esplicitamente che l’iter dovrà concludersi imperativamente entro ottobre, al massimo novembre. Diversamente da gennaio le banche dell’Eurozona non avranno una rete di sicurezza finanziaria sufficiente per fronteggiare eventuali crisi
La situazione somiglia sempre più a una trattativa con un gruppo di sequestratori: per liberare l’ostaggio, i sequestratori vogliono ottenere «prima» la contropartita richiesta. Dalla parte opposta, però, il discorso che viene fatto è esattamente opposto: se liberate l’ostaggio, allora «dopo» andremo incontro alle vostre richieste. E soprattutto «nessuno si farà del male». Inutile dire che in questo contesto il governo italiano interpreta il ruolo dei sequestratori. La ratifica della riforma del Mes è l’ostaggio. Le contropartite sono invece le richieste italiane sulla riforma del Patto di Stabilità, sulla garanzia europea per i depositi bancari (Edis) e su un’eventuale e ulteriore trasformazione dello stesso Mes.
Per ora c’è uno stallo e tutti rischiano di farsi male. La conta dei danni è comunque destinata a essere sbilanciata. Se l’ostaggio del Mes non verrà liberato, l’intera area euro si ritroverà senza un’adeguata rete finanziaria necessaria a far fronte a eventuali crisi bancarie.
L’Italia rischia di pagare un costo politico più elevato di altri perché a quel punto diventerebbe molto più difficile ottenere progressi favorevoli nei dossier oggetto della trattativa. […] C’è di più: fin qui, grazie anche alla mediazione del commissario Paolo Gentiloni, il traccheggiamento italiano sul Mes non ha inciso nella complicata trattativa sul Piano nazionale di ripresa e resilienza, e non ha fatto venir meno la pazienza di Bruxelles per gli enormi ritardi. Con uno stallo senza via d’uscita sul Mes, il governo Meloni rischia di trovarsi davanti un interlocutore di umore sempre più nero su qualunque dossier.
Nel giorno dell’ennesimo pressing dell’Eurogruppo sulla mancata ratifica della riforma del Mes, che il ministro Giancarlo Giorgetti ha cercato di respingere dicendo che «il Parlamento non è ancora pronto», arrivano due notizie per il governo. Quella buona, come ha evidenziato Paolo Gentiloni, è che quest’anno l’Italia crescerà più di Francia e Germania (+1,2%). «Credo non avvenisse da tempo», ha ricordato il commissario.
La cattiva è che dal 2024 l’Italia tornerà in maglia nera nella classifica europea del Pil con un dato che non andrà oltre l’1,1%: secondo le previsioni economiche della Commissione europea, l’anno prossimo il Pil dell’Eurozona crescerà dell’1,6%, mentre quello dell’Ue dell’1,7%. Nessuno farà peggio.
I ministri delle Finanze hanno discusso della situazione dell’Eurozona, ma poi si sono concentrati sul capitolo legato all’unione bancaria. Ed è qui che si è aperta, nuovamente, la questione della mancata ratifica del Mes da parte dell’Italia.
Giancarlo Giorgetti è stato chiamato a fornire chiarimenti sulla situazione: il ministro si è detto «consapevole dell’importanza di completare il processo di ratifica», ma ha aggiunto che «di fatto e probabilmente per ragioni storiche, la nostra sensazione è che il Parlamento italiano non sia ancora pronto per completare la ratifica».
Donohoe, che nelle ultime settimane ha intensificato il pressing sul collega italiano, ha annuito: «Siamo tutti consapevoli del fatto che si tratta di un argomento delicato e molto sensibile all’interno del Parlamento italiano», ma «questo trattato riguarda anche il modo in cui possiamo rafforzare la sicurezza dell’economia».
(da La Stampa)
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