“LA MIA ITALIA HA DA IMPARARE DALLA MIA VALENCIA”: INTERVISTA A GIUSEPPE GREZZI, L’ASSESSORE ITALIANO ALLA MOBILITA’ DELLA CITTA’ SPAGNOLA
“E’ ASSURDO CACCIARE GENTE DISPERATA CHE CHIEDE SOLO AIUTO”… “L’IMMAGINE DELL’ITALIA E’ SCESA NELLA CONSIDERAZIONE DELL’OPINIONE PUBBLICA SPAGNOLA”
“Soffro a vedere l’Italia che caccia gente disperata che chiede solo aiuto”. Giuseppe Grezzi è in Spagna da 18 anni, si occupa di mobilità sostenibile. Un po’ italiano e un po’ spagnolo, un po’ expat e un po’ figura istituzionale della città che in queste ore ha accolto l’Aquarius
Quarantacinque anni di cui 18 trascorsi a Valencia, in Spagna ci è capitato quasi per caso — per quanto casuale possa definirsi un amore sbocciato tra i banchi dell’università di Bologna e inseguito fino a quella che oggi può chiamare casa – l’assessore è impegnato in prima persona a coordinare la squadra che si occupa delle operazioni di sbarco e prima accoglienza di Aquarius, Orione e Dattilo, le navi cariche dei 629 migranti soccorsi nel mar Mediterraneo.
Grezzi, come stanno procedendo le operazioni?
Sta funzionando tutto, ci siamo organizzati in modo tale da non far restare le navi in alto mare più del necessario e di farle entrare nel porto il più velocemente possibile. I sanitari stanno effettuando i primi controlli medici, poi sbrigheremo le questioni legali. Dopodichè i migranti saranno smistati nei vari ospedali e centri di accoglienza individuati tra Valencia e paesi limitrofi. Sono già 200 i Comuni che si sono detti disposti ad accogliere.
Chi si sta occupando di dare la prima accoglienza ai passeggeri?
Abbiamo circa 2500 volontari, di cui 800 tra traduttori e traduttrici, che hanno offerto la propria disponibilità per rendere più agevoli le operazioni. Sono veri e propri traduttori, studenti di lingue, ma anche migranti che anni fa sono arrivati con i gommoni e che oggi vogliono aiutare i propri connazionali. Sono particolarmente utili soprattutto per le lingue che qui a Valencia non si studiano, come il ghanese o i vari dialetti senegalesi. Stanno contribuendo alla migliore accoglienza possibile.
Lei di cosa si sta occupando in questo momento?
Io gestisco in particolare la parte relativa ai trasporti. Guardando le dirette internazionali è possibile scorgere degli autobus rossi che escono dal porto, quelli sono i nostri bus urbani. Abbiamo messo a disposizione dieci navette, un servizio speciale che al termine del riconoscimento trasporterà i passeggeri nelle strutture in cui staranno nei prossimi giorni.
È stato nel porto di Valencia?
Abbiamo avuto consegna di non recarci al porto, i politici non possono stare là . Non si deve cercare la passerella, niente foto sul luogo dello sbarco. Rimarrò nel centro logistico, che è vicino al porto, insieme con il sindaco di Valencia e gli altri responsabili dell’accoglienza.
Come si sta vivendo lo scontro sull’accoglienza lì?
Sul tema dello scontro c’è stata molta tristezza, molti dibattiti. Da qui non si è capita molto la scelta del governo italiano, ma la reazione della società civile e delle istituzioni è stata spettacolare, all’altezza della situazione. C’è stato un enorme moto di solidarietà , si sono offerti in tantissimi: Comuni, associazioni, ma anche tante famiglie.
Come mai avete deciso di offrire il porto di Valencia come meta ultima di Aquarius?
Per capire questa decisione bisogna partire da lontano. Anche due anni e mezzo fa la regione e il comune di Valencia si offrirono di accogliere una nave, ma non fu possibile a causa del rifiuto del governo centrale. Da qualche settimana però il Partito Popolare è stato sfiduciato e al suo posto c’è il Psoe di Pedro Sanchez. Certo, ha una maggioranza molto piccola, ma non appena è scoppiata questa crisi umanitaria noi a Valencia ci siamo dichiarati ancora una volta disposti ad accogliere e questa volta è stato possibile andare fino in fondo, perchè il governo era d’accordo con noi. Quello che è cambiato è sostanzialmente l’orientamento del governo, noi ci siamo sempre stati. Avevamo un protocollo di gestione nel cassetto, siamo pronti ad affrontare questa emergenza da due anni e mezzo.
Invece tra la gente di Valencia com’è stata accolta la decisione?
In generale l’opinione è buona. Ci sono alcuni movimenti, qualche partito di estrema destra in particolare, che sta lanciando messaggi razzisti, ma sono gruppuscoli. La città sta reagendo molto positivamente. Il Partito Popolare nei giorni scorsi ha detto che di questo passo la Spagna diventerà un coladero, un colino, perchè stiamo aprendo dei buchi per chi vuole arrivare in Europa. Vogliono mettere paura, nonostante il PP si dichiari un partito cattolico. Sarebbero quelli che dovrebbero aiutare il prossimo, ma è un partito pieno di contraddizioni.
Tentativo di due anni fa a parte, è la prima volta che vi trovate ad accogliere un tale numero di persone?
Sì, un numero così alto sì. Sulla costa sud della Spagna, soprattutto in Andalusia, ogni tanto arriva qualche gommone dal Nordafrica, in particolare verso Melilla. Quindi le migrazioni verso la Spagna ci sono sempre state. Qui a Valencia mai. Al massimo qualche gommone sulle spiagge più a sud, ma mai così.
La decisione di Sanchez ha un po’ tolto le castagne dal fuoco al governo italiano. Se dovesse ripetersi una circostanza simile, sareste ancora disponibili ad offrire accoglienza?
Vedremo. Ma in nessun caso la soluzione è quella di chiudere i porti. Non possiamo permetterci di lasciare che la gente muoia in mare, c’è bisogno di una politica unica comunitaria per fornire aiuti umanitari. E poi c’è bisogno di arrivare ai problemi reali, cosa che troppo spesso non c’è la volontà di fare. Siamo noi a portare le guerre nei Paesi dell’Africa, siamo noi a esportare le multinazionali per avere materiali e risorse energetiche a basso costo. È facile dirlo a parole, lo so, ma la questione fondamentale è che queste persone stanno scappando dalla guerra o dalla fame o dalla disperazione. E noi gli abbiamo venduto il miraggio di un’Europa del benessere, com’è accaduto anche a noi italiani, quando siamo stati migranti cento anni fa in Argentina o negli Stati Uniti.
Tu che sei nato in Italia, come vedi da lì la situazione politica del nostro Paese?
La vedo molto complicata. Prima di tutto perchè si è fatto questa specie di matrimonio di convenienza, un’alleanza stranissima. Capisco che non volessero andare a elezioni perchè è rischioso, soprattutto per i 5 Stelle, ma adesso è la Lega che sta condizionando l’agenda, soprattutto riguardo la politica migratoria. Sono preoccupato. Strategicamente capisco la scelta del Pd di non dare un appoggio esterno ad un partito che di fatto li odia. Ma è un peccato, perchè i 5 Stelle hanno dei tratti interessanti. Qualche giorno fa parlando con un’emittente nazionale spagnola ho detto che dopo essere usciti dal ventennio berlusconiano, dopo aver dato un’immagine di noi così penosa al resto d’Europa e del mondo, oggi ritorniamo a essere visti come quelli che hanno cacciato gente disperata che chiedeva solo aiuto. Ed è un peccato davvero”.
(da “Huffingtonpost”)
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