LA RIVOLTA DELLE SCOPE E’ FINITA CON ROSY MAURO ASSOLTA E TANTI MARONIANI INDAGATI
IL RISVEGLIO DA INCUBO DEI BARBARI SOGNANTI
Sono passati quattro anni da quella serata alla Fiera di Bergamo, quando Bobo Maroni guidò la rivolta delle scope contro gli scandali che avevano travolto il cerchio magico di Umberto Bossi e i suoi figli.
Una serata all’insegna della rottamazione giudiziaria, con il vecchio Senatur sul palco a chiedere scusa per il Trota, e i “barbari sognanti” di Maroni in platea a gridare cori da stadio contro Rosy Mauro, la vestale del cerchio, che subì una sorta di rogo medievale come una “strega”. Una strega “terrona”, visti i suoi natali pugliesi. “Rosy pu….a l’hai fatto per la grana”, gridavano.
Maroni dal palco fu categorico: “Se non si dimette lei, la dimetterà la Lega”. “Dobbiamo fare pulizia, chi sbaglia paga”.
In quella notte di rottamazione ante litteram, con gli scandali e i diamanti che sembravano travolgere il Carroccio, c’era anche l’allora sindaco di Besozzo Fabio Rizzi, senatore maroniano, uno dei protagonisti della faida varesina che vide di colpo su barricate opposte sindaci, quadri, dirigenti e militanti leghisti fino a quel momento uniti contro “Roma ladrona”.
Tra i barbari che lavoravano per mettere Bobo sul trono di Umberto c’erano Matteo Salvini, Flavio Tosi, l’attuale assessore lombardo Gianni Fava, l’attuale presidente del Copasir Giacomo Stucchi e molti parlamentari. La parola d’ordine era salvare la Lega nel segno della moralità . Fare pulizia.
Dopo quattro anni la carriera politica della Mauro è finita. Un ricordo i bei tempi da numero due del Senato, con l’amico bodyguard e aspirante cantante Pier Moscagiuro, agente di polizia dirottato a palazzo Madama, e autore del brano “Kooly Noody”, divenuto in quelle settimane una sorta di “inno” dei maroniani contro la vecchia guardia. “Mi sono francamente rotto di Cerchi magici e Kooly Noody”, scriveva Maroni su Facebook per dare la carica ai suoi.
Dopo quattro anni, però, ironie della storia, Rosy Mauro è uscita pulita dalle inchieste che pure l’hanno riguardata.
Nel 2014 l’archiviazione per l’inchiesta in cui era coinvolta insieme all’ex tesoriere Belsito, espulso come lei nel 2012 a furor di popolo.
Nello stesso anno archiviazione anche in riferimento alle spese sostenute quando era consigliere regionale in Lombardia.
Belsito, Bossi e i figli Renzo e Riccardo, invece, sono ancora sotto processo a Milano con l’accusa di appropriazione indebita di circa 500mila euro di rimborsi elettorali della Lega.
E ora che la breve stagione di Maroni alla guida del Carroccio si è conclusa da un pezzo, agli arresti è finito uno dei barbari sognanti, Fabio Rizzi, presidente della commissione Sanità al Pirellone e tra i principali artefici della riforma sanitaria lombarda.
Due giorni fa, Matteo Salvini, altro beneficiario della rottamazione giudiziaria contro i bossiani, ha tuonato contro la magistratura italiana, definita “una schifezza”, in riferimento al rinvio a giudizio del suo fedelissimo Edoardo Rixi (che è anche il vicesegretario della Lega) nell’inchiesta sulla rimborsopoli del consiglio regionale ligure. Frasi che sono costate un’indagine a carico di Salvini, indagato dalla procura di Torino per “vilipendio dell’ordine giudiziario”.
La squadra di Maroni al Pirellone era già stata colpita ad ottobre 2015 dall’arresto del vicepresidente Mario Mantovani (Forza Italia), poi trasferito ai domiciliari, accusato di corruzione e altri reati.
A fine gennaio 2016, il pm Giovanni Polizzi ha chiesto il rinvio a giudizio per Mantovani e, nell’ambito dello stesso filone d’inchiesta, anche per il potente e autorevole assessore al Bilancio della Regione Lombardia Massimo Garavaglia, per il quale l’ipotesi di reato è turbativa d’asta.
Leghista, molto legato al governatore, Garavaglia è stato difeso a spada tratta da Salvini.
Le scope, in casa leghista, sembrano un lontano ricordo.
Spazzati via Belsito, la Mauro e i figli di Bossi, l’epoca del “giustizialismo padano” sembra finita. Ora il nemico è la magistratura.
Come negli anni Novanta, quando Bossi tuonava contro i pm, e avvertiva che “dalle nostri parti i proiettili costano solo 300 lire…”.
(da “Huffingtonpost”)
Leave a Reply