LA STORIA DELL’INCENERITORE DI ACERRA SEMPRE FERMO
L’IMPIANTO SI BLOCCA PERCHE’ DOVREBBE BRUCIARE CDR E INVECE E’ ALIMENTATO CON SPAZZATURA NON TRATTATA… DAL 1999 AL 2009: 10 ANNI PER COSTRUIRLO, POCO PER ROVINARLO…ORA LA REGIONE DOVREBBE PAGARE 355 MILIONI PER RILEVARE UN IMPIANTO PER IL QUALE RIUSCIAMO A PAGARE 60.000 EURO AL GIORNO DI AFFITTO
Secondo Bertolaso l’inceneritore di Acerra “funziona e funzionerà sempre meglio”, ma in realtà ha sempre funzionato poco e male., visto che brucia immondizia “tal quale”, quando invece è stato progettato per il cosiddetto cdr, il combustibile da rifiuti trattati.
La storia dell’impianto è il simbolo dell’emergenza rifiuti in Campania, una storia che inizia nel 1999, quando l’appalto è assegnato alla Fibe, nonostante non ci sia ancora la disponibilità dell’area su cui costruire l’impianto, riservandosi di individuarla suiccessivamente proprio ad Acerra.
Per l’acquisizione di quei suoli trascorrono ben 4 anni e poi, a rallentare ancora l’opera, ci si mettono i comitati locali che non lo vogliono.
Dopo un anno iniziano i lavori e in località Pantano, appena si scava, si trova l’acqua.
Alltri mesi, altre proteste, altre varianti.
La Fibe è esposta con le banche che hanno finanziato l’impresa in virtù del cfr stoccato da contratto: nel 2006 interviene in suo soccorso il governatore Bassolino con una ordinanza che autorizza lo stoccaggio in ecoballe.
Se ne producono tra 5 e 8 milioni: sono ancora ammucchiate nel guglianese e ci vorranno 20 anni a smaltirle.
Per ora sono intoccabili perchè sono l’unica garanzia in mano alle banche.
Nel 2007 la magistratura indaga l’impresa per frode in appalto pubblico e le sequestra, in via cautelativa, 250 milioni di euro.
Nel frattempo l’inceneritore non va avanti e le ecoballe si accumulano.
Prodi autorizza l’uso del “tal quale” e si arriva all’emergenza 2008 con il piano delle nuove discariche.
L’inceneritore alla fine viene inaugurato il 26 marzo 2009: la prima linea entra in funzione, le altre due entro maggio.
Dovrebbe bruciare 250 tonn di rifiuti al giorno, ma funziona a singhiozzo: il sistema di espulsione delle scorie s’intasa e le linee si fermano perchè non reggono le temperature elevate necessarie a bruciare il “tal quale”.
Ora si aspetta che un ente pubblico (Regione o Protezione civile) acquisti l’impianto valutato dall’Enea 355 milioni, per il quale attualmente vengono versati alla Fipe la bellezza di 60.000 euro al giorno di affitto.
L’inceneritore si è rivelato un affare, ma non certo per i cittadini campani.
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