L’ABBRACCIO CON BERLUSCONI SUI TEMI ECONOMICI IMBARAZZA IL PD
CRESCONO LE DIVISIONI ALL’INTERNO DEI DEMOCRAT
Che sia solo una vampa d’agosto, o l’inizio di una strategia d’autunno più strutturata, fatto sta che il pressing dei forzisti per entrare nell’area di governo non conosce soste. Dopo i baci e gli abbracci bipartisan in Senato per il sì alla riforma costituzionale, dopo il timbro del capogruppo di Fi Paolo Romani – “questa è una riforma che porta le firme di Renzi e Berlusconi” – i forzisti vogliono dire la loro anche sulle ricette economiche per dare una frustata che rilanci la crescita.
E non solo dai banchi dell’opposizione.
Esattamente un anno dopo la condanna Mediaset, che convinse Berlusconi al divorzio con Enrico Letta, la strategia si è invertita.
“Abbiamo capito un anno prima quello che Silvio ha capito adesso, ma non è colpa nostra”, sorride Gaetano Quagliariello del Nuovo Centrodestra.
I renziani per ora fanno muro, separano con nettezza il dialogo istituzionale dalle ricette economiche. –
“Non sono nelle mani di Berlusconi, la mia maggioranza è la più solida della Seconda Repubblica”, dice il premier. “Non c’è possibilità che Fi entri nel governo, siamo due mondi separati”, gli fa eco la ministra delle Riforme Maria Elena Boschi.
E tuttavia il tema è sul tavolo, in vista di un autunno che si preannuncia caldo.
“Solo la collaborazione tra Renzi e Berlusconi può salvare il Paese da rischio di un commissariamento europeo”, dice la senatrice forzista Manuela Repetti.
Ma al Nazareno questa ipotesi non è neppure presa in considerazione: “Lo escludo nel modo più assoluto”, spiega all’Huffington Post il responsabile economico Pd Filippo Taddei.
“La nostra linea in economia è riformista, nettamente progressista, a partire dalla riduzione delle tasse sul lavoro, l’estensione degli ammortizzatori sociali e l’idea di welfare che vogliamo ristrutturare per renderlo più efficiente”.
“Non crediamo allo stato minimo o al liberismo selvaggio, per noi in economia esistono ancora una destra e una sinistra”, dice Taddei, che giudica “poco credibile” l’offerta dei forzisti.
Taddei esclude ogni ipotesi di commissariamento dell’Italia da parte della Troika.
E si fa carico delle tante preoccupazioni emerse in queste settimane nella minoranza dem a proposito dell’asse con Verdini. E del rischio che questo tracimasse fuori dalla sfera istituzionale, paventato sia da Bersani che da Fassina.
Tuttavia Cesare Damiano, ex Fiom ed esponente di punta della minoranza Pd, risponde in modo inatteso alla strategia berlusconiana: “La strategia dell’ex Cavaliere ha una sua razionalità : dopo essersi dimostrato affidabile sulle riforme in Senato punta a offrire al premier una collaborazione strutturale, a svuotare Ncd e a sostituitlo come partner di governo. E io credo che, tutto sommato, nell’ambito di un’alleanza innaturale con un pezzo di centrodestra, Berlusconi sarebbe un alleato migliore…”.
In che senso? “Dico che, stando nel perimetro delle larghe intese che io considero innaturale, sia meglio un alleato che non ha la necessità di alzare ogni giorno il tiro per dimostrare che esiste. Che non è a rischio di sopravvivenza, e dunque non ha bisogno di sollevare temi come l’articolo 18 che hanno estenuato anche i più pazienti, e che non interessano più neppure alle imprese…”.
Un abbraccio mortale del Cavaliere? “Non credo che Renzi abbia molto da temere, Berlusconi vuole tornare a occupare un posto egemonico a destra, e comunque anche oggi siamo alleati con un pezzo di centrodestra”, conclude l’ex ministro del Lavoro.
Per ora, c’è da fare argine al pressante corteggiamento di Berlusconi.
E l’ex Cavaliere, in questo ambito, resta un osso duro.
(da “Huffingtonpost“)
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