BERLUSCONI A DIETA PUNTA A MANGIARE ALFANO
MA NCD INSISTE: “I RIFORMATORI SIAMO NOI”
In una mano il secchiello. Nell’altra il modellino di un cavallo di legno, un cavalluccio di Troia da introdurre nelle linee nemiche.
Un Cavaliere, ex, con un programma agostano slim and sexy tra dieta punti Dunkan e ripetizioni per gli addominali, ha riunito a pranzo a villa San Martino collaboratori e un pugno di parlamentari fedelissimi per mettere giù il risiko della campagna d’autunno.
La tregua sarà breve, un paio di settimane, ma le linee guida sono chiare e le armi da utilizzare anche: riunire i moderati e riportare a casa il Nuovo centro destra di Alfano, con le buone o con le cattive.
Mettendo in conto le perdite, “minime” ha rassicurato, di chi non accetterà nè le prime nè le seconde.
Il secchiello si declina con l’operazione “ricongiungimento”.
È la prima opzione, convincere gli ex azzurri e i moderati del centrodestra che non c’è alternativa alla riunificazione.
“In condominio”, per carità , ma sotto un amministratore unico che si chiama Silvio Berlusconi.
Che a bene vedere è tra i pochi vincitori delle ultime settimane: assolto per insufficienza di prove dallo scandalo Ruby; azionista di maggioranza della riforma del Senato approvata grazie ai voti di Forza Italia; in attesa del giudice a Strasburgo che gli restituisca l’agibilità politica; infine – da non sottovalutare per la tempistica – a metà del percorso di riabilitazione nei servizi sociali (termine a fine febbraio).
Su queste basi sono cominciate, assicura una prima linea Ncd, “una serie di telefonate”.
“Con la scusa di ringraziare e restituire saluti e congratulazioni a parlamentari che lo avevano chiamato ma con cui non aveva parlato, Berlusconi sta chiamando senatori che non sentiva da tempo”.
E che, non a caso, sono soprattutto calabresi. A cominciare da Antonio Gentile, coordinatore Ncd in Calabria che ancora deve lavare l’onta delle dimissioni forzate da sottosegretario dopo il caso dell’Ora di Calabria.
E poi Caridi, Bilardi, Aiello, D’Ascola con cui in effetti, essendo uno dei suoi avvocati nei processi napoletani e baresi, i contatti non si sono mai del tutto interrotti.
Si potrebbe parlare di nemesi calabrese. O contrappasso.
A seconda se sarà più utile il secchiello o il cavallo di Troia, strumento eventuale dell’opzione più dura.
Nel novembre 2013, ai tempi del drammatico scisma da Forza Italia, fu la quota calabrese dei senatori a determinare la nascita del gruppo Ncd al Senato.
Adesso potrebbe essere la quota calabrese, cinque su 33, ad avviare una lenta e progressiva implosione del gruppo.
Non servirà molto tempo per capire come evolve la situazione nell’area del centrodestra.
A novembre si voterà in Calabria per le regionali e per il sindaco di Reggio.
Quello calabrese è un territorio dove certi nomi sono molto pesanti in termini di voti. E potrebbe essere un problema se ad esempio l’ex governatore Giuseppe Scopelliiti, costretto alle dimissioni da una condanna in primo grado e deluso per l’esito delle elezioni europee con Ncd-Udc, creasse una sua lista civica.
“Potrebbe essere questa l’occasione per tentare la riunificazione e l’alleanza con Forza Italia” spiega un senatore calabrese.
Nell’opzione secchiello, quella più pacifica, sono da tener presenti anche altre relazioni pericolose che dopo l’assoluzione-Ruby si manifestano con meno imbarazzo. Il sottosegretario economico Luigi Casero, ad esempio, tiene “rapporti fraterni e quotidiani con il cerchio magico Rossi-Toti-Pascale” ed è anche un prezioso insider negli uffici di via XX Settembre, nelle pieghe dei bilanci e della manovra che il premier Renzi scriverà in queste settimane e per cui si potrebbe trovare nella scomoda necessità (ripetutamente smentita) di aver bisogno dei voti di Forza Italia.
Nella maratona a palazzo Madama, Paolino Bonaiuti, l’ultimo ad aver detto addio a Silvio, ha consumato aperitivi e spuntini con Denis Verdini sotto gli occhi di tutti alla buvette del Senato.
E poi il tesoriere Maurizio Bernardo, il deputato Antonio Leone che ha lasciato la metà del cuore in Forza Italia, Schifani e Cicchitto i più convinti nel dire che indietro non si torna.
Eppure ognuno di loro negli ultimi giorni non nasconde colloqui informali con l’altra parte.
Cicchitto, ad esempio, che pure definisce “una balla il rientro di senatori Ncd in Forza Italia”, sente spesso Berlusconi perchè insieme stanno riscrivendo la riedizione del libro sulla giustizia che questa volta uscirà per i tipi di Mondadori.
Se poi le buone maniere e la pazienza del secchiello dovessero non bastare, Berlusconi tiene sempre pronto il cavallino di Troia, quelle prime file di Ncd – il capogruppo Nunzia De Girolamo, il ministro Lupi e la portavoce Barbara Saltamartini – che hanno già detto e spiegato come vedono la situazione: non c’è altra strada oltre il ricongiungimento.
Con questo piano, che prevede piຠopzioni, il leader di Forza Italia inizia dieta e remise-en-forme per prepararsi alla campagna d’autunno.
Le cartine di tornasole che riveleranno le prossime mosse sono note: la manovra di bilancio; eventuali rimpasti di governo dove brucia più di tutte la casella del Viminale e di Alfano, le alleanze per le prossime regionali.
A Quagliariello, Lorenzin e lo stesso Alfano, per cui è impossibile un ritorno sotto Berlusconi, non resta che fare in fretta a creare i nuovi gruppi parlamentari dei Popolari, al momento fermi al palo.
E diventare loro “il soggetto riformatore” su tasse e lavoro nella squadra di governo. Per poter dire che “siamo noi la calamita per Forza Italia, e non viceversa”.
(da “Huffingtonpost“)
Leave a Reply