L’AMMINISTRAZIONE AMERICANA HA MANIFESTATO AL GOVERNO ITALIANO LA SUA DISAPPROVAZIONE PER IL RILASCIO DELL’INGEGNERE IRANIANO MOHAMMAD ABEDINI: LA CASA BIANCA “NON ERA STATA CONSULTATA SUI NEGOZIATI, NON ERA STATA INFORMATA ANTICIPATAMENTE ED ERA CONTRARIA ALL’ACCORDO”
IL SEGRETARIO DI STATO USA, BLINKEN, DURANTE LA VISITA A ROMA, AVREBBE “PROTESTATO”
Il 29 dicembre, prima del viaggio della premier Giorgia Meloni a Mar-a-Lago, il giornalista del Post Daniele Raineri, fidanzato di Cecilia Sala, aveva mandato un messaggio a Elon Musk attraverso il suo contatto italiano Andrea Stroppa, per chiedergli aiuto, scrive il New York Times.
Raineri ha spiegato in un’intervista con il quotidiano newyorchese che aveva letto che Musk a novembre aveva avuto un incontro segreto con l’ambasciatore iraniano alle Nazioni Unite, Amir Saied Iravani.
Dunque Musk avrebbe contribuito ad assicurare il rilascio di Cecilia Sala ricontattando l’ambasciatore, dicono due funzionari iraniani al New York Times, poiché avrebbe assicurato che gli Stati Uniti non avrebbero fatto pressione sull’Italia per l’estradizione dell’ingegnere iraniano Mohammad Abedini Najafabadi.
Dall’articolo emerge però anche un altro tassello della vicenda, che riguarda la triangolazione con gli Stati Uniti. Fonti del governo e dell’intelligence italiane citate per primo dal Post avevano dichiarato che, oltre che incontrare Donald Trump a Mar-a-Lago, la premier e l’intelligence italiane avevano «comunicato con lo staff di Biden» e Meloni aveva ottenuto «una specie di via libera a negoziare sia da Biden che da Trump».
Ma un funzionario dell’amministrazione Biden dice al New York Times che «il governo americano non era stato consultato sui negoziati, non era stato informato anticipatamente dei rilasci ed era contrario all’accordo».
Una disapprovazione che sarebbe stata espressa in modo diretto. Una fonte qualificata ha detto al Corriere che il segretario di Stato americano Antony Blinken, quand’era in visita a Roma il 9 e 10 gennaio, «ha protestato» per la decisione di rilasciare Abedini, ma l’accordo a quel punto era già avvenuto.
L’amministrazione Biden era contraria perché l’ingegnere iraniano Abedini Najafabadi è considerato responsabile della morte di cittadini americani.
Il disappunto era stato espresso ufficialmente nei giorni scorsi anche attraverso la risposta scritta di una portavoce del dipartimento della Giustizia che abbiamo raggiunto via email: «Il dipartimento della Giustizia americano è deluso dalla decisione di revocare l’arresto provvisorio di Mohammad Abedini Najafabadi, che ha avuto come risultato il suo ritorno in Iran — ha scritto la portavoce —. Abedini […] resta incriminato nel dipartimento del Massachusetts per aver tramato per ottenere tecnologia americana sensibile, al fine di usarla nel programma letale dei droni d’attacco e di fornire supporto materiale alle attività terroristiche dei Guardiani della rivoluzione, attività che hanno portato alla morte di tre soldati americani nel gennaio 2024».
L’attuale amministrazione era tuttavia consapevole che le rimostranze non avrebbero pesato molto, dal momento che sarebbe uscita di scena nell’arco di pochi giorni.
(da Corriere della Sera)
Leave a Reply