LE DUE GUERRE DI SOPRA E DI SOTTO: COSI’ L’ESERCITO HI-TECH E’ IMBRIGLIATO NEI TUNNEL DI HAMAS
GLI ISRAELIANI SPIANANO TUTTE LE CASE DI GAZA CON L’AVIAZIONE, HAMAS SI NASCONDE E POI SBUCA A SORPRESA
Per i guerrieri d’Occidente la violenza deve avere una forma, un corso. Ci sono un terreno, uno spazio, un tempo: il nemico è laggiù, all’orizzonte, si prendono le coordinate, l’artiglieria aggiusta il tiro, i carri armati si muovono a tenaglia, gli elicotteri e gli aerei aprono la strada, distruggono bonificano, puliscono il campo di battaglia. I fanti avanzano. Ecco fatto: abbiamo vinto.
Ma se la guerra diventa una sfida tra il Sopra e il Sotto, la superficie e il sottosuolo, se non esiste più una prima linea e una retrovia, presidiata e sicura, perché il nemico si muove sotto di me, a destra a sinistra spunta laddove credevo ormai fosse tutto regolato? Se il campo di battaglia si capovolge come un acrobata e in realtà quello che vedo e posso distruggere con le mie armi più potenti, la mia tecnologia che allunga lo sguardo, è solo la parte meno importante dello scontro? Là sotto, inestricabili e misteriose ci sono le gallerie i tunnel i labirinti scavati dal nemico, l’altra Gaza, quella che appartiene davvero ad Hamas, più difficile da espugnare perché è disegnata dai guerriglieri. Questa di oggi, allora, che guerra è?
Il terreno è nostro, possono vantare gli israeliani, con metodo avanziamo da settimane, eliminando i nidi di resistenza visibili, cancelliamo dall’elenco gli obiettivi fissati nei piani di attacco, cento mille ventimila. La guerra non è forse una questione di aritmetica? E questa dovrebbe essere la vittoria. Ma sotto resta un mondo buio, indecifrabile anche per le tecnologie più sofisticate, un mondo minerale con ossa di cemento armato, un mondo da minatori, da guerriglieri, da ostaggi dove le voci rimbombano ed è sempre notte. Su quei tenebrosi penetrali voci e leggende moltiplicano l’eco, sono lunghi centinaia di chilometri, non migliaia, contengono depositi refettori e cucine attrezzatissimi, confortevoli cinque stelle per i capi della diabolica ghenga… Quel mistero non l’hanno decifrato, ne cercano ancora a tentoni un baedeker esauriente, un filo che spunti in superficie, per afferrarlo saldamente e sgomitolarlo metri dopo metro, bomba dopo bomba.
È l’altro campo di battaglia, micidiale e sfuggente. Il modo più giusto sarebbe entrarvi, accettarne la logica, rischiare di esserne inghiottito, di perdersi nella sua geografia scandita di trappole e segreti. Ci vorrebbe una razza di soldati, di uomini, a parte che accettano di diventare creature sotterranee: come gli americani che in Vietnam si addentravano con una pila e una pistola nei tunnel dei vietcong. Avevano accettato che in quella guerra non ci si poteva aspettare pietà, che diventavano spietati per una insopprimibile fame di sopravvivenza. L’autoconservazione il più viscerale e tirannico degli istinti. E perfino la gloria restava sotterrata nel buio dei tunnel, non era visibile, appagante. Era un segreto tra noi e lor, i nemici.
Gli israeliani, che sono guerrieri moderni, che praticano l’arte occidentale della guerra, distruggono abbattono ripuliscono con i buldozzer: un campo di battaglia, un poligono piatto liscio perfetto, il paesaggio diventa il terreno da valutare con criteri tattici e non estetici. Ma il nemico non è lì, è nascosto e protetto da un Averno da cui escono forme oscure e crudeli, una dimensione ctònia in cui i fantasmi si attivano e diventano simili a mostri. Se ci sono i tunnel, che guerra è quella di Gaza?
Una terribile, feroce guerra bastarda, di quelle che a noi occidentali non piacciono, che consideriamo scorrette, subdole, che infatti perdiamo quasi sempre. Noi vogliamo un risultato inequivocabile e immediato. Le nostre società, (anche quella israeliana di oggi diversa da quella eroica del tempo dei pionieri), non possono, al contrario dei guerriglieri e dei terroristi, impegnarsi in campagne senza limiti. Dobbiamo tornare a casa subito, la incertezza interminabile, rovinosa e dissanguante della guerriglia è inaccettabile. Siamo super potenti, con armate gonfie di tecnologie efficacemente omicide: questa guerra sotterranea, che è tutto un agguato e un nascondersi, ci dà vertigini, epilessie, sogni pieni di paura.
Tutte le meraviglie della modernità assassina, su cui Israele ha fondato e cerca ora di rimettere insieme i cocci della sua invincibile deterrenza, sono scavalcati dal vecchio trucco dei deboli, la sorpresa. In guerra ogni sorpresa colpisce di paura, come suggeriva il giudizioso e reazionario Senofonte, soprattutto coloro che sono indiscutibilmente i più forti. I tunnel di Gaza sono la sorpresa di Hamas per resistere alla punizione; e forse capovolgerla in una nuova vittoria.
A Gaza la nebbia della guerra, la sua eterna indecifrabilità legata all’imponderabile, scende sotto terra. La perdita di efficacia di una potenza mal impiegata si legge nella sparizione fisica del nemico. Da una parte il carro armato da milioni di dollari, dall’altra il vecchio economico trucco della tana. Come in Afghanistan, in Iraq, in Libano, gli insorti i jihadisti i talebani i terroristi si ingegnano a rifiutare il combattimento che gli occidentali, gli israeliani, vogliono imporgli, si dedicano a combattere sempre altrove, dove la forza e la tecnologia sono quasi inutili.
Tsahal ripete un errore che altri eserciti hanno provato a loro spese, l’illusione cioè che la dispersione della minaccia nemica nella prima fase dei combattimenti renda inutile prenderla in conto sulla durata. Ma mentre in Iraq e in Afghanistan la bruciante disillusione è avvenuta nella fase in cui si pensava che la guerra fosse finita e il problema fosse semmai la stabilizzazione, Hamas l’ha prevista con accuratezza per reggere subito il prevedibile urto dell’esercito israeliano che cercava la vendetta per il 7 ottobre.
L’imponente Tsahal è stata risucchiata in una strana distorsione spaziale. Di sopra conduce la sua guerra da manuale, uccidendo anche i civili, radendo al suolo città e campi profughi e lasciandosi dietro pezzi stracciati del suo buon diritto a difendersi. Ma la vera battaglia gli sfugge perché sotto, appena scalfito, c’è quell’Ade armato fino a denti, che attende. È come se la terra stessa fosse in combutta con i miliziani per sfiancarli, per farli impazzire, per ucciderli. Disponendo di una determinazione e di una pazienza che è ormai vietata alla potenze convenzionali. I guerriglieri hanno fatto la loro rivoluzione militare.
In quella che era Saigon per poche decine di dollari e una accertata assenza di debolezze claustrofobiche si può fare un tour orfico dei vecchi tunnel vietcong di Cu Chi, ti accompagna un veterano che credeva nello zio ho come un gesuita crede nella chiesa di Roma, con un modesto sovrapprezzo ti portano anche a fare il giro del delta del Mekong. Mercimonio consumistico e post rivoluzionario, che fa turismo di ogni leggenda e storia. Ma da quel reticolo di gallerie balzò fuori la bruciante sorpresa del Thet che asciugò ogni illusione dell’America. Precedente che Israele dovrebbe meditare. Gaza è davvero una oscura pianura, spazzata da allarmi confusi di lotte e di morte, in cui eserciti ignari si scontrano di notte.
(da La Stampa)
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