LE FAVOLE ESISTONO: MILIONI DI ITALIANI SONO IDEALMENTE A SCAVARE GHIACCIO E NEVE COI NOSTRI EROI IN DIVISA
LE FAVOLE SI COMPIONO QUANDO CI SONO MANI CONGELATE E SANGUINANTI A SCAVARE, ANCHE QUANDO TI DANNO DEL MATTO PERCHE’ “NON C’E’ PIU’ SPERANZA”: E’ QUESTO L’ORGOGLIO SOLIDALE DEL NOSTRO PAESE
Io credo alle favole. Credo che alla fine tutti vivranno felici e contenti. Credo che la fiducia nella vita possa più di qualunque sfiga, tragedia, collasso delle circostanze. Possa più delle montagne di neve che si rovesciano sulle mura di un albergo a trasformarlo in una bara di ghiaccio
Io credo che le favole si compiano perchè ci sono mani congelate e sanguinanti, con le unghie rotte a scavare con furia delicata tra la neve.
Perchè per farle avverare le favole dove tutti (o almeno tanti, è presto per dire quanti) vivranno felici e contenti ci vogliono mani coraggiose e ottimiste.
Che senza coraggio e ottimismo, senza la fiducia che quello che stai facendo, contro ogni logica e contro ogni previsione, servirà a salvare la vita a chi è già dato per morto, tanto vale sedersi e guardare la neve.
Oggi quelle mani dei vigili del fuoco che continuano a rovistare tra la neve, con la cura necessaria a non ferirla di nuovo, sono le mani di tutta l’Italia che vorrebbe essere lì a prestare le proprie per dare il cambio a quelle congelate che hanno scavato tutta la notte.
Oggi le mani di questi uomini che, a casa, hanno una famiglia che puntella di preghiere il fronte della valanga sono la vita che si aggrappa, ostinata, alla fiducia. Sono la speranza di tutti noi che stiamo facendo il tifo per chi scava e per chi attende, con quel poco di forze che gli restano dopo quasi due giorni sepolto vivo dalla neve, di essere riportato sotto i raggi del sole.
Che non scalda, questo no, ma che è quanto di più prossimo alla luce divina si possa immaginare.
“Dai, dai, forza”. Me lo ripeto in testa, come se il mio incoraggiamento potesse arrivare là a Rigopiano e si potesse unire a quello di chi, mentre io scrivo, sta incoraggiando con la propria voce quelli che resistono.
“Non mollate proprio adesso”: siamo milioni a fare il tifo per voi, neanche vi conoscessimo uno a uno.
Ma cosa importa conoscersi, essersi incontrati? Niente.
Oggi ogni italiano è lì tra i blocchi di ghiaccio e neve, c’è con il cuore e con quella voglia di lottare che, se esistesse un catalizzatore di emozioni, arriverebbe a sciogliere tutta la neve d’Abruzzo.
Perchè il punto è che questa tragedia devastante, che pare un incubo solidificato, ha unito tutti in un solo pensiero e in una sola preghiera.
E allora ho ragione io che le favole esistono e sono i bambini che sono sopravvissuti, e gli adulti che, sepolti con loro li hanno incoraggiati e non li hanno mollati, anche se non erano figli loro.
Ma ormai quei bambini sono figli di tutti, di tutti noi che a ogni aggiornamento sul numero dei superstiti facciamo un salto sulla sedia e aggiungiamo una pallina al pallottoliere della speranza.
Per ogni voce che arriva da sotto la neve, raccolta dal cuore di un Vigile del Fuoco, è un grido di felicità .
Perchè la verità è che oggi siamo tutti più felici e, magari per un giorno, possiamo lasciare da parte le polemiche, la ripartizione delle accuse e delle colpe, le recriminazioni e i rimpianti.
Non tutti quelli che la neve ha investito risponderanno alla voce dei soccorritori, ma qualcuno sì.
E oggi mi basta questo, mi basta sapere che qualcuno quella voce la sente e le risponde. Con la gola secca e le ciglia congelate che sbattono alla ricerca di quel primo raggio di luce che è la fine della notte.
Oggi però io voglio pensare al bello della vita, alle mani che se lo vanno a prendere anche quando è pericoloso farlo, quando ti danno del matto se lo fai.
Oggi voglio pensare che andrà tutto bene, che tornerà il sole e scioglierà il ghiaccio tra quelle mani ostinate e coraggiose.
Oggi voglio pensare che i miracoli esistono.
Deborah Dirani
(da “Huffingtonpost”)
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