LE MAGGIORANZE FRIABILI IL RISCHIO DI MATTEO
AL SENATO BASTA CHE UN GRUPPO COME I POPOLARI VOTI CONTRO E RENZI FINISCE SOTTO
Una, due, tre. Nessuna. Doppia maggioranza, di governo e per le riforme, maggioranze variabili.
I teorici della politica e i renziani di stretta osservanza in queste settimane si sono spinti a teorizzare per il governo neonato una molteplicità di piattaforme e di possibilità .
Renzi dovrebbe governare con Ncd, fare le riforme con Forza Italia e incassare su alcuni provvedimenti il voto di Sel (magari pronta a spaccarsi) e dei Cinque Stelle (con masse di fuoriusciti pronti a cadere tra le braccia di Matteo).
Ma se il buongiorno si vede dal mattino, questo doppio/triplo salto mortale si preannuncia difficilissimo. Già dal dibattito alle Camere. Che ha fatto emergere distinguo, perplessità , critiche già nella presunta maggioranza. E insulti a cielo aperto da parte dei Cinque Stelle. Entusiasti in genere gli esponenti di Forza Italia, da Paolo Romani in Senato a Michaela Biancofiore alla Camera, che si sono prodotti in annunci di sfiducia con rammarico.
E però il vero orizzonte dei berluscones l’ha chiarito Renato Brunetta intervenendo ieri alla Camera: “Si faccia la riforma elettorale e poi si vada subito al voto”.
È tutto da vedere se Renzi è d’accordo, o se invece preferisce rallentare l’iter della legge in Senato, per arrivare fino al 2015 e poi valutare.
Ma è chiaro che se gli interessi divergono per gli amici/nemici di Forza Italia basta far mancare l’annunciato soccorso all’occorrenza su alcuni provvedimenti per affondare il governo.
“In Ncd i governativi sono già minoranza”, andava dicendo ieri un esponente di spicco del partito . In tutti i loro interventi in Aula i soci di maggioranza ci hanno tenuto a ribadire la loro “fiducia per responsabilità ”. Unita alla richiesta di fare la riforma del Senato dopo l’Italicum.
Renzi non ha assicurato nulla, non ha firmato nessun accordo. Però le divergenze programmatiche sono enormi: il neo premier promette lo ius soli, e gli alfaniani dicono di no; vorrebbe le unioni civili per i gay e si trova di fronte allo stesso muro.
Senza parlare del fatto che in blocco si sono espressi contro qualsiasi forma di patrimoniale, rendite finanziarie incluse.
E insomma, come fa Renzi a far approvare qualche provvedimento in queste condizioni? Il dibattito parlamentare ha poi messo in evidenza la contrarietà assoluta del Movimento 5 Stelle.
Da “Wanna Marchi della politica” a “bugiardo” gli hanno detto praticamente di tutto. Tanto che il premier in Aula ieri ha preso carta e penna e ha mandato un pizzino a Luigi Di Maio: “Scusa l’ingenuità , caro Luigi. Ma voi fate sempre cosi? Io mi ero fatto l’idea che su alcuni temi potessimo davvero confrontarci…”. Come dire, sta venendo meno l’illusione che i grillini in Senato possano arrivare a sostegno.
All’inizio del “piano inclinato” che ha portato il segretario del Pd a Palazzo Chigi i renziani erano pronti a scommettere su una trentina di grillini in arrivo.
Poi sono diventati 15, poi 8, poi 4.
Ieri a Palazzo Madama la fiducia non l’ha votata neanche uno.
Stessa questione per Sel. I renziani si illudevano di spaccarla.
Ma Sel, che aveva qualche tentennamento, si è ricompattata. E adesso è tutta una riunione in Transatlantico tra Gennaro Migliore e Pippo Civati.
Perchè il Pd, in questo momento è pieno di spinte centrifughe. Civati vagheggia da tempo un’uscita a sinistra. E ieri si è rivisto l’asse Letta-Bersani. Entrambi per i noti motivi ce l’hanno a morte con l’ex Rottamatore.
Entrambi con i rispettivi fedelissimi (vedi un Fassina in aula che annuncia voto contrario su alcuni provvedimenti) nutrono sogni di vendetta e di rivincita.
Se andasse male e si tornasse al voto, la partita sarebbe tutta da giocare.
Last but not least, per dirla all’inglese, lunedì sera Renzi a Palazzo Madama ha preso 169 voti, 4 meno di Letta. Ha perso due voti del Gal.
Ma soprattutto gli 11 voti dei Popolari di Mauro sono essenziali per arrivare alla maggioranza di 161.
E i Popolari — con Mauro fatto fuori dal ministero della Difesa e forse persino dalla lista dei sottosegretari — sono quelli con più riserve sulla pratica.
“Beh non è stata così entusiasmante come ci aspettavamo”, ammetteva ieri sera qualche renziano.
Wanda Marra
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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