LEGA, IL RICHIAMO DELLE POLTRONE: “IN FUTURO ANCHE NOI NELLE LARGHE INTESE”
SVANITO L’ACCORDO COI GRILLINI, DOPO L’INCIUCIO TRA GIORGETTI E RENZI SUL ROSATELLUM, ORA NELLA LEGA SI LAVORA PER GOVERNARE CON IL PD E FORZA ITALIA
Il solo immaginare una follia del genere, che dopo le elezioni la Lega possa contribuire a qualche formula di emergenza, magari sostenendo un governo “del Presidente” fianco a fianco con Forza Italia e Pd, basterebbe a giustificare un ricovero urgente.
«Non esiste», «mai e poi mai con Renzi», sono le risposte da Via Bellerio, «piuttosto meglio in eterno all’opposizione».
Ma proprio questo è il punto: davvero Salvini preferirebbe passare vent’anni nelle praterie della protesta?
Tutta la sua campagna sarà impostata sull’ipotesi numero uno, che passa per una vittoria travolgente del centrodestra (Matteo già prepara l’abito buono, «andiamo a governare» ripete). Se il centrodestra crescesse di altri 5-6 punti, calcolano i sondaggisti, il sogno potrebbe perfino avverarsi, ma al momento non ci siamo.
Fine di un amore
L’altra via per fare bingo passa da un’intesa Lega-M5S, sempre che raccolga abbastanza voti. Nei mesi scorsi era tutto uno scambiarsi segnali. Circola addirittura un presunto piano leghista per «incastrare» i Cinquestelle: dopo le elezioni offrire un programma di governo dove mettere tutto nero su bianco, concordando le virgole. Ma quella strada sembra impraticabile.
Proprio ieri Grillo ha rovesciato un fiume di insulti su Salvini, definendolo «traditore politico» (segno che c’era del tenero), più «schifoso di Renzi e Berlusconi messi insieme». Una pietra tombale.
La colpa leghista sta nell’appoggio al “Rosatellum”, anzi di avere svolto un ruolo decisivo. Fonti autorevoli del Pd confermano che «senza di loro non ci saremmo mai riusciti, il primo a stringere l’intesa col capogruppo Ettore Rosato è stato proprio Giancarlo Giorgetti», plenipotenziario di Salvini.
Lo stesso Matteo s’è scambiato una quantità di sms con l’altro Matteo, quello di casa a Rignano. Il Cav è stato al gioco anche per non essere tagliato fuori.
Strane coincidenze
Ma ora accade qualcosa di inconcepibile. Per la prima volta, tra i leghisti di peso, affiora l’interrogativo del che fare, qualora ci fosse bisogno di salvare l’Italia.
Si chiedono sottovoce se la formula che ha consentito di battere i “franchi tiratori” (Pd, più Forza Italia, più Lega) non possa costituire la base di partenza per qualcos’altro: «Se insieme siamo riusciti a scrivere una legge elettorale, che è impresa quasi disperata, perchè scartare dopo il voto eventuali larghe intese sotto l’egida del Colle?».
La risposta è ovvia: perchè dirlo ora sarebbe peggio di un autogol, un regalo pazzesco ai grillini.
Neppure Renzi e Berlusconi (anzi soprattutto loro) lo ammetterebbero mai. Però non sfuggono certi segnali: i sommessi elogi per il rigore di Marco Minniti sull’immigrazione. Il referendum sull’euro svanito all’orizzonte. La Meloni presa a male parole da Salvini, mentre torna il feeling col Cav che fino a poco tempo fa veniva additato come pronto a “inciuciare” con Renzi.
Adesso non se ne parla più.
(da “La Stampa”)
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