L’EUROPA BOCCIA LA FLAT TAX: CHIEDE IL RINNOVO DEGLI ESTIMI CATASTALI E PIU’ ENTRATE CON LE SPIAGGE
I TIMORI SUI FONDI DEL RECOVERY
Uso corretto dei fondi europei, a cominciare da quelli del Recovery Fund, e soprattutto meno spesa e debito. Le raccomandazioni che la Commissione europea stila per l’Italia e il suo governo non sono molte. Sono appena tre, ma di larga portata. Perché, come anticipato, rappresentano un concentrato di riforme e azioni che si dovranno mettere in campo se non si vorrà incorrere in spiacevoli sorprese.
Con il patto di stabilità ancora sospeso e in fase di riforma non ci saranno procedure per debito né per squilibri eccessivi, una tale decisione è rimandata alla primavera 2024, quando rientreranno in vigore le regole comuni di bilancio, e l’Italia resta comunque un sorvegliato speciale. Perché le soglie di riferimento di deficit e debito in rapporto al Pil, rispettivamente al 3% e al 60%, comunque non spariranno. Sono incardinate nei trattati sul funzionamento dell’Ue, e il Paese il prossimo anno le sforerà entrambe (3,7% e 140,3% rispettivamente). Con la proposta di nuove regole vorrebbe dire multe.
La Commissione europea, in materia di conti, fa delle concessioni. Il Paese deve «garantire una politica fiscale prudente, in particolare limitando l’aumento nominale della spesa primaria netta finanziata a livello nazionale nel 2024 a non più dell’1,3%». Si regala al governo un margine di manovra dello 0,5%, visto che due settimane fa, in occasione delle previsioni economiche di primavera, l’aumento delle spesa primaria netta era stata fissata allo 0,8%. Per l’orizzonte oltre il 2024 si chiede però una politica di bilancio «di consolidamento». Un’azione che passa dal giusto mix di meno spesa, riduzione del debito, corretto uso dei fondi, e attuazione del Piano nazionale per la ripresa (Pnrr).
Quest’ultimo resta «fondamentale» per la competitività. Per questo, insiste il commissario per l’Economia, Paolo Gentiloni, tutti gli Stati membri, «dovrebbero dare la priorità alla corretta attuazione dei piani nazionali di ripresa e resilienza, il nostro strumento più potente per raggiungere una prosperità duratura e condivisa». Vale per tutti, ma per l’Italia di più. Perché la necessità di tradurre in pratica nuove agende rilancia raccomandazioni vecchie, che a Bruxelles si chiede da anni. Torna la riforma della pubblica amministrazione, in salsa verde. «Garantire una governance efficace e rafforzare la capacità amministrativa, in particolare a livello sub-nazionale, per consentire un’attuazione continua, rapida e costante del piano per la ripresa e la resilienza». E’ questo che si chiede al governo Meloni.
Ma ritornano anche altre vecchie riforme che da anni si chiedono e per cui, da anni, pochi progressi si vedono: il taglio del cuneo fiscale, innanzitutto. Occorre «ridurre ulteriormente le imposte sul lavoro e rendere più efficiente il sistema tributario». Qui viene raccomandato di adottare e attuare la legge delega sulla riforma tributaria, «preservando la progressività del sistema tributario e migliorandone l’equità, in particolare razionalizzando e riducendo le agevolazioni fiscali». Si tratta di un sostanziale no alla “flat tax”. E poi, la riforma del catasto. Occorre, oggi più che mai, «allineare i valori catastali con gli attuali valori di mercato». Una richiesta che si collega al più ampio impegno per un’edilizia sostenibile.
Perché si chiede al Paese di accelerare le transizioni verde e digitale. Il che vuol dire procedure più energia da fonti rinnovabili e procedure più snelle per la loro installazione. Vuol dire migliore rete di trasmissione e interconnessione del gas, così come «mobilità sostenibile, anche eliminando le sovvenzioni dannose per l’ambiente e accelerando l’installazione delle stazioni di ricarica». E poi ancora, in termini più generali, «continuare e, ove necessario, accelerare, la transizione dai combustibili fossili russi». Questo, scandisce Gentiloni, «è un imperativo sia ambientale che geopolitico». Inoltre serve la riforma del mercato del lavoro. Perché non c’è Pnrr e transizione che tengano senza le giuste competenze e qualifiche richieste. Servono «politiche occupazionali e sociali forti e mirate che vadano di pari passo con le politiche industriali, economiche e di bilancio», scandisce Nicolas Schmit, commissario per il Lavoro e gli affari sociali. E’ quello che nelle raccomandazioni risulta come invito a «intensificare gli sforzi politici volti a fornire e acquisire le competenze necessarie per la transizione verde».
(da agenzie)
Leave a Reply