LICIA RONZULLI E MARTA FASCINA SONO I BERSAGLI GROSSI NELLA FAIDA DI FORZA ITALIA: “HANNO L’ARROGANZA DELL’ASSO PIGLIA TUTTO”
“SILVIO È ORMAI TAGLIATO FUORI DAL MONDO, CONTROLLATO DAL FILTRO A MAGLIE STRETTE DI UN TANDEM MAGICO CHE GLI DETTA L’AGENDA E AGISCE IN SUO NOME”… “GLI FILTRANO LE TELEFONATE, NEANCHE PARLAMENTARI DI VECCHIA DATA RIESCONO A PARLARGLI. PUNTANO A LIQUIDARE CHIUNQUE NON STIA CON LORO”
Basso impero. Il periodo compreso tra la reggenza di Diocleziano e il declino dell’Impero romano d’Occidente. Sinonimo di intrighi, decadenza, furbizie, inganni, annebbiamento dei valori, vani tentativi di rinascita, anticamera dell’inevitabile caduta.
E mentre si ruzzola prevale prepotente il desiderio di arraffare, la paura di restare senza. Per dirla con un retore dell’epoca: «Il numero di quelli che volevano ricevere cominciò ad essere tanto maggiore di quelli che dovevano dare». Fatte le dovute proporzioni, si attaglia alla parabola di Forza Italia, dove ormai vero e falso si confondono e non si sa più chi sia l’amico leale, il cortigiano, il profittatore, quello pronto a tradire, il golpista.
Lo spirito di Silvio «Non riconosco più lo spirito di Silvio». È stata la ministra agli Affari regionali Mariastella Gelmini, con un’intervista a Paola Di Caro, sul Corriere , ad aprire il vaso di Pandora. Una critica esplicita agli scivoloni pro Putin del fondatore. E un attacco alla scelta di nominare coordinatore in Lombardia Licia Ronzulli, un ruolo di potere decisivo in vista delle candidature per le prossime elezioni politiche.
Tema più che sensibile, perché l’algoritmo che emerge tra taglio dei parlamentari, sondaggi e legge elettorale non lascia quasi scampo. Il grande numero degli 82 deputati e 51 senatori rischia di non trovare più posto. E quindi c’è uno scontro politico, che riguarda la collocazione internazionale e la lealtà verso il governo Draghi, e una sfida interna sugli assetti di partito. Ma l’allarme è più alto.
«Non riconosco più lo spirito di Silvio» alza l’asticella e solleva un dubbio di fondo: Forza Italia è ancora il partito di ispirazione liberale, europeista e atlantista nato dal pensiero e dall’energia di Silvio Berlusconi? È ancora l’anziano leader a dettare la linea? La pentola a pressione Già solo porre la domanda sembra una bestemmia, ma il partito è una pentola a pressione. E nei colloqui riservati il tema si pone, eccome.
C’è un fronte, diciamo ufficiale, che si attiene all’ortodossia: il vecchio leone è saldamente al comando, guiderà lui la prossima campagna elettorale. Ma internamente l’area di chi non ci crede è in crescita e sostiene che «Silvio è ormai tagliato fuori dal mondo, controllato dal filtro a maglie strette di un tandem magico che gli detta l’agenda, decide se e con chi deve parlare e agisce spregiudicatamente in suo nome».
Una posizione simile a un’altra, forse più insidiosa: «È stanco e annoiato, subisce l’ingiuria degli anni, è influenzabile e influenzato, prende decisioni che tende a credere siano farina del suo sacco ma che gli vengono invece subdolamente suggerite».
Il deputato Elio Vito la vede così: «Il presidente ha tutto il diritto di scegliersi i collaboratori che vuole. Hanno influenza e potere, come è anche naturale, ma da un po’ di tempo e non solo da oggi svolgono anche un ruolo politico. È un doppio livello non privo di conseguenze. Alla fine ci sono troppi incarichi in mano a poche persone. Berlusconi non è cambiato e decide. Ma sono cambiati i nostri alleati e i dirigenti. Non ci si può smarrire sui diritti civili e sociali, sulla politica estera, sulle scelte liberali, sull’antifascismo Né si può pensare di consegnare l’Italia a Matteo Salvini. E il dibattito interno è strozzato, per parlare bisogna andare sui social».
Dai dubbi sulla reale autonomia di Berlusconi al tandem magico, il passo è breve. Ai pedali, si sostiene, con un ruolo sempre più politico, ci sono Licia Ronzulli e Marta Fascina, la compagna del Cavaliere: «Hanno stretto un patto di ferro con Salvini, uno in caduta libera nei sondaggi, uno a cui il Silvio che conosciamo mai darebbe le chiavi di casa».
E ancora: «Gli filtrano le telefonate, neanche parlamentari di vecchia data e di antica amicizia riescono a parlargli. Puntano a liquidare chiunque non stia con loro, mettono nel mirino perfino Gianni Letta e Antonio Tajani». «Hanno l’arroganza dell’asso piglia tutto, Licia non porta un voto ma le basta la speranza di diventare ministra e poi vada come vada. Va bene anche in pochi, basta che comandi lei».
Ma soprattutto, è l’accusa più insidiosa, non lo proteggono. «Che senso ha esporlo sulla spiaggia di Napoli a dire parole pro Putin mentre alla convention del partito Tajani porta il capogruppo del Ppe all’Europarlamento, Manfred Weber, che parla di Ucraina? È accettabile che debba finire in barzelletta con “Chi non salta nerazzurro è” e con i baci in pubblico allo stadio? O con le uscite alla fiera di Treviglio? E lo pseudo matrimonio?».
Verso la rottura? C’è anche chi guarda Forza Italia da fuori e prevede la scissione. «Perché la spaccatura tra governo e partito è enorme. Gelmini, Carfagna e Brunetta dovranno scegliere se farsi liquidare, con un partito vassallo della Lega, o cosa fare nella vita. Ronzulli pilota le scelte di Berlusconi, Antonio (Tajani) è molto preso dalle vicende europee e il tandem magico ne approfitta. Stupisce che una classe dirigente che ha governato per anni sia come annichilita. In attesa che la prossima volta, a comandare, Berlusconi ci metta un cavallo» .
(Corriere della Sera)
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