L’ISTAT SENZA QUATTRINI, CENSIMENTI A RISCHIO
IL GOVERNO VUOLE RIDURRE IL RUOLO DELL’ISTITUTO: A RISCHIO 700 RICERCATORI SU 2.160 DIPENDENTI… TROPPE STIME E TROPPO FREQUENTI SECONDO IL GOVERNO E QUINDI INAFFIDABILI.…MA C’E’ CHI PARLA DI UN TENTATIVO DI PENALIZZARE L’ISTAT PER AVER PUBBLICATO DATI NEGATIVI SULL’ECONOMIA
Qualche giorno fa era stato il ministro dello Sviluppo Economico, Claudio Scajola, a picchiare duro: per migliorare l’atteggiamento psicologico verso la crisi economica, aveva proposto una riforma della comunicazione dell’Istat:
“Sarebbe meglio diffondere i dati ogni tre mesi e tutti insieme; i numeri ripetuti quotidianamente possono fare un danno allo sviluppo del nostro Paese, per non parlare dei soloni che, attraverso istituzioni private, diffondono dati e previsioni”.
Il solito concetto della “percezione” del problema, insomma.
Meno la gente conosce i dati e meglio è, una strana concezione democratica perchè o i dati sono fasulli e allora li si contesta nel merito, o sono reali e allora non ha senso ammetterlo ( come ha dovuto fare recentemente Tremonti) dopo qualche tempo.
Ora pare che siamo alla resa dei conti e gli stessi censimenti siano a rischio.
L’Istat non ha i soldi per effettuare i prossimi (tra cui quelli della popolazione e dell’agricoltura) e chiede l’approvazione della legge che stanzi le risorse.
La direzione dell’Istat ne approfitta anche per rispondere a Scajola precisando che “i regolamenti europei impongono che nel biennio 2009-2011 siano realizzati sia il censimento generale della popolazione e delle abitazioni che quello dell’agricoltura, ma anche quello dell’industria, dei servizi e delle istituzioni no-profit”.
Ma le risorse le tiene in mano Tremonti che non prende più in considerazione le rilevazioni dell’Istat, giudicato inaffidabile dopo l’indagine sulla forza lavoro.
L’Istat aveva segnalato che, dopo 14 anni, calava il tasso di occupazione e aumentava la crescita della disoccupazione e Tremonti non ha gradito.
Secondo il governo, l’Istat fa troppe stime e troppo vicine una all’altra e così non dà un quadro reale della crisi.
Sarebbe meglio affiancare alle indagini campionarie i dati amministrativi ricavabili dal fisco e dall’Inps, attraverso una banca dati con l’intento, non dichiarato, di ridurre il ruolo dell’Istat.
In teoria sarebbe anche una strada percorribile se i nostri dati amministrativi fossero affidabili, ma con i tassi di evasione che registra l’Italia, molte statistiche sarebbero largamente compromesse.
In via Balbo, sede dell’Istat, sono a rischio 700 ricercatori su 2.160 dipendenti ed è partito già un appello al Capo dello Stato perchè “la credibilità della statistica ufficiale è un bene pubblico del Paese”.
Ma la battaglia che si sta conducendo è anche alla luce della nomina del nuovo presidente dell’Ente e del nuovo direttore generale, con un contrasto evidente tra il ministro della Funzione pubblica Brunetta e quello dell’Economia Tremonti.
Sullo sfondo rimane la decisione su quale ruolo si vuole affidare in futuro all’Istat che potrebbe anche essere costretta a esternalizzare, per mancanza di risorse (umane e finanziarie), le rilevazioni. Non tutto ci sembra all’insegna della casualità , ma dei soliti interessi e contrasti.
Leave a Reply