L’OMICIDIO DI DARYA DUGINA MOSTRA L’ESISTENZA DI UNA FRONDA INTERNA A MOSCA: IN RUSSIA AGISCONO VARI GRUPPI DI OPPOSIZIONE, ENTRATI IN CLANDESTINITÀ DOPO L’INIZIO DELLA GUERRA
CI SONO EX MEMBRI DELL’ESERCITO, FORMAZIONI ANARCHICHE E DI ESTREMA DESTRA UNITE … NUCLEI PARTIGIANI AGISCONO ALL’INTERNO NELLE AREE OCCUPATE DALL’ESERCITO RUSSO: USANO AUTO-BOMBE PER COLPIRE COLLABORATORI DI MOSCA
Anche se il colpevole è ufficialmente Natalya Vovk, la donna ucraina ripresa sulla sua Mini e all’ingresso del palazzo di Darya Dugina, gli inquirenti proseguono le indagini alla ricerca di chi credono l’abbia aiutata. O di chi magari possa essere il vero esecutore materiale dell’attentato che sabato scorso ha fatto saltare in aria la vettura della figlia dell’ideologo ultranazionalista Aleksandr Dugin.
Il cosiddetto fronte interno, del quale a Mosca nessuno ama parlare apertamente, in realtà preoccupa non poco le autorità per una serie di atti di sabotaggio e azioni dimostrative messe a segno nei sei mesi dall’inizio dell’Operazione militare speciale in Ucraina.
Si teme che quello contro Darya Dugina possa essere solo la prima di altre iniziative volte a far salire la tensione all’interno della stessa Russia.
Di certo sappiamo che in Russia esistono vari gruppi di opposizione che sono entrati in clandestinità dopo l’inizio dell’Operazione militare speciale.
Ci sono i membri dell’Esercito di cui parla Ponomarev che, secondo l’esponente politico, potrebbero essere anche un migliaio. Poi ci sono formazioni anarchiche e bande di estrema destra. Di sicuro nuclei partigiani agiscono all’interno delle aree ucraine occupate dall’esercito russo. Hanno fatto ricorso in almeno due occasioni ad auto-bombe per colpire collaboratori di Mosca.
Agiscono contro infrastrutture militari, centri di reclutamento. Lavorano per rallentare o bloccare i convogli che portano al fronte uomini ed equipaggiamento, sia negli snodi ferroviari russi che in quelli della Bielorussia, alleata di Mosca.
Il sito Theins.ru sostiene che dalla fine di febbraio ci sono state 23 azioni contro uffici di reclutamento in Russia. In venti casi si è trattato di incendi. Gruppi, ma anche «cani sciolti» che agiscono in autonomia e che sono assai difficili da individuare.
È il caso, ad esempio, di un artista ed ex insegnante di 48 anni, Ilya Farber, arrestato in Udmurtia per aver dato fuoco a due edifici dell’esercito. «Volevo vedere se ero in grado di farlo», ha spiegato durante l’interrogatorio.
Un altro partigiano ha contattato il sito dopo aver incendiato a Nizhny Novgorod l’auto di una donna che raccoglie fondi per sostenere i militari russi in Ucraina, una certa Natalya Abiyeva.
«Tra noi ci sono sia anarchici che nazionalisti», ha spiegato. «Ma le questioni ideologiche oggi non contano. Putin ha rubato il nostro futuro e siamo tutti convinti che non possiamo rimanere con le mani in mano».
(da agenzie)
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