L’ORDINE DI BERLUSCONI: ATTACCARE SACCOMANNI SULL’ECONOMIA
IDEA URNE IN AUTUNNO CON UNA CAMPAGNA “VERSIONE MANDELA”
L’ordine di scuderia è netto.
E l’«attaccate Saccomanni» arriva direttamente da Arcore. Accompagnato da un messaggio chiaro, indirizzato ai gruppi dirigenti del partito: «Se Enrico Letta dice che lui non governa a tutti i costi, facciamogli sapere che questo vale anche per noi. Senza l’abolizione dell’Imu, il governo salta subito».
Quasi non gli pare vero, a Silvio Berlusconi, il passaggio della relazione dei saggi di via XX Settembre in cui l’abolizione dell’Imu, il punto programmatico del Pdl che il Cavaliere ha trasformato nel «suo» cavallo di battaglia, viene associata agli aggettivi «sconsigliabile», «iniquo», «poco efficiente» e addirittura «regressivo».
Di conseguenza, quando da Roma gli segnalano le frasi chiave del ministro dell’Economia, il Cavaliere decide per l’attacco ad alzo zero. «Attaccare Saccomanni», «attaccare il Pd».
Se non è la miccia in grado di innescare immediatamente la crisi di governo, poco ci manca.
Anche perchè, da quello che nel Pdl considerano «un autogol» di Saccomanni, Berlusconi è convinto di riuscire a capitalizzare un vantaggio nella partita per la famosa «agibilità politica» che si aspetta dal Quirinale dal giorno della condanna in Cassazione.
In fondo, il tema è sempre lo stesso. Tenere sulla corda Palazzo Chigi con l’obiettivo di «forzare» nel dialogo col Colle. Non a caso, anche prima che scoppi «l’affaire Saccomanni», nella giornata di ieri i sismografi di Arcore danno tutti la stessa indicazione: «Voto anticipato».
La relazione del ministero dell’Economia sull’Imu non fa altro che accelerare un orientamento già fissato dal Cavaliere, insomma.
Infatti i primi ad andare all’attacco di Saccomanni sono Renato Brunetta e Renato Schifani, che al ruolo di capigruppo del Pdl hanno assommato anche quello di ambasciatori presso il Quirinale.
Per non parlare della frase che un berlusconiano di ferro come Altero Matteoli consegna alle agenzie prima che si faccia sera: «Il Pd ha deciso di far cadere il governo?».
Perchè è questo, uno dei punti che sta più a cuore a Berlusconi.
Minacciare la tenuta dell’esecutivo, insistere sul suo status di «condannato ingiustamente» ma evitare – almeno per adesso – di dare a Palazzo Chigi un colpo mortale.
Non a caso, fino a ieri sera, nonostante il pressing dei «falchi», i ministri in quota Pdl non avevano ancora fatto sentire la propria voce sull’Imu.
Ma questa è la tattica.
La strategia, al momento, porta dritto verso le elezioni anticipate.
Con un canovaccio già scritto. Silvio Berlusconi leader «in versione Mandela», come l’ha definito ieri mattina Augusto Minzolini durante la trasmissione Omnibus .
E, se non esistono i margini normativi per un suo impegno diretto, Marina Berlusconi sarà il candidato premier.
Ma c’è un tarlo, che sta attraversando la mente di Berlusconi.
Il pensiero che, tra Quirinale e Palazzo Chigi, si giochi di melina per rinviare l’appuntamento con le elezioni a «febbraio o marzo».
Mentre invece, è l’adagio del Cavaliere, «se crolla tutto io voglio andare alle urne subito». Dove per «subito» s’intende l’ultima domenica di ottobre o la prima di novembre, il tutto con questa legge elettorale.
Dell’impossibilità di andare al voto prima del 3 dicembre, segnalata ieri dal ministro Gaetano Quagliariello, l’ex premier non vuole sentirne parlare.
Anche perchè la paura che Pd e Cinquestelle si accordino su una riforma elettorale è tanta.
Soprattutto perchè i segnali che gli arrivano dai deputati del Pdl, che siedono vicino ai banchi dei grillini, non sono confortanti.
Della serie, «stiamo attenti perchè i parlamentari del M5S faranno di tutto per non tornare al voto. Di tutto…».
L’ennesima sirena preoccupante, suonata nel fortino di Arcore.
(da “il Corriere della Sera“)
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