MA QUANTO TI PENTI? MA QUANTO CI COSTI?
I PENTITI SONO IMPORTANTI PER LA GIUSTIZIA, MA PERCHE’ NON SI PENTONO MAI PRIMA DI ESSERE ARRESTATI?….LO STATO PAGA LORO FINO A 4.000 EURO AL MESE, AFFITTO, PROTEZIONE E NUOVA IDENTITA’….SONO UN MIGLIAIO E COSTANO 60 MILIONI DI EURO L’ANNO
Sinceramente non amiamo molto i pentiti, preferiamo chi si assume le proprie responsabilità di ciò che fa nella vita, anche se ci rendiamo conto che per le indagini sulla mafia & Co. la loro collaborazione riveste un ruolo importante. Mentre ammettiamo che uno possa pentirsi dei crimini che ha commesso, ci chiediamo come mai costoro non si pentano mai prima, ma solo dopo essere arrestati, una forma assai originale di pentimento che non nasce da una presa di coscienza e da una dissociazione reale, ma solo da convenienza.
Per arrivare a casi limite tipo quello di Felice Maniero, l’ex boss della mala del Brenta, detto anche Faccia D’Angelo, che dopo aver guidato una ventina di affiliati alla sua banda per anni, una volta arrestato si è pentito e ha fatto da delatore nei confronti dei suoi uomini.
Arrivando all’assurdo che, lui che li comandava, se l’è cavata e lo Stato gli ha pure pagato la plastica facciale, mentre la manovalanza è finita in galera.
Per fare un esempio di mafia, invece, come non ricordare il caso di Giovanni Brusca, “lo scannacristiani”, colui che ha sciolto nell’acido il piccolo Di Matteo e assassinato 104 persone ( dicasi 104).
Arrestato il 20 maggio del 1996, decide di collaborare e fa comminare ad altri mafiosi decine di ergastoli.
Lui se la cava con 20 anni, ma nel dicembre del 2002, ovvero 6 anni dopo, esce già in permesso premio. Ne ha già avuti otto fino ad oggi.
Ma come funziona il trattamento riservato ai pentiti?
Quando un ex criminale decide di parlare, comincia a rilasciare dichiarazioni ai pubblici ministeri, i quali raccolgono le rivelazioni e dispongono le verifiche del caso.
Se gli esiti sono positivi, inoltrano la proposta di ammissione al programma di protezione alla Direzione distrettuale antimafia; la pratica viene poi girata alla Commissione Centrale, composta da due magistrati e da cinque rappresentanti delle forze dell’ordine (presieduta attualmente dal sottosegretario Mantovano). Se la Commissione dà l’ok, il pentito viene certificato e messo in sicurezza: nei primi sei mesi viene continuamente spostato insieme ai parenti, considerati in pericolo.
A quel punto può sottoscrivere un primo contratto con lo Stato.
Al pentito viene chiesto: di proseguire con la collaborazione informativa, di essere sempre disponibile per essere interrogato, di non commettere reati e di non rivelare a nessuno la sua reale identità e le dichiarazioni rese alla giustizia. In cambio cosa ottiene?
Una somma base di 900 euro, aumentata del 50% se è anche testimone, più un contributo ogni parente a carico.
Fino a un tetto massimo previsto di 45.000 euro l’anno, poco meno di 4.000 euro al mese.
In più una casa in affitto, una scorta adeguata, un sostegno logistico, l’assistenza medica gratuita e il supporto per la scuola dei figli.
Il tutto in località segreta e con cambio di identità anagrafica.
Il programma è gestito dal servizio centrale di protezione: da un lato si vigila sulla incolumità del collaboratore e dei parenti, dall’altro si controlla che non faccia il furbo.
Ogni due anni il contratto va rinnovato.
Nel 2008 le persone sottoposte a protezione erano 833, 3.054 i familiari dei pentiti, 73 i testimoni e 243 i familiari di testimoni.
Costo per lo Stato: 66 milioni di euro.
Perplessità rimangono anche su che fine facciano i beni accumulati dai pentiti con l’attività criminale, in quanto non accade che vengano restituiti.
Ritornando a Felice Maniero, molti ricorderanno il suo stile di vita dispendioso una volta ritornato libero.
Sinceramente preferiremmo che lo Stato arrivasse ad arrestare i malviventi senza aiuto di pentiti, ma solo grazie alle proprie indagini.
Chi si vuole pentire lo faccia prima, dopo al massimo si dovrebbero avere solo i normali benefici per chi collabora con la giustizia, nulla di più.
In altri Paesi non esiste una norma di tale impatto giuridico, anche se ci rendiamo putroppo conto che in Italia o si vive sulla delazione o si rimedia poco. In tutti i campi.
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