MACRON E QUELLA DESTRA INCAPACE DI ANALIZZARE LA SOCIETA’
QUANDO EMMANUEL NON SE LO FILAVA NESSUNO E NOI GLI DEDICAMMO DIVERSI ARTICOLI… NELLA SUA VITTORIA C’E L’INDICAZIONE DI UN MOVIMENTO “OLTRE LA DESTRA E LA SINISTRA” CHE RAPPRESENTA UN MODELLO A NOI AFFINE
I nostri lettori più assidui ricorderanno che, a differenza di molti “grandi intellettuali” della destra nostrana, abbiamo iniziato a seguire il neo-presidente francese quando era accreditato al massimo di un 5% e non se lo filava nessuno, liquidando “En marche” come un tentativo velleitario di “un ex ministro socialista”.
Con la mentalità tipica di chi è abituato a vivere di slogan e con l’unico obiettivo di raccattare voti piazzando filo spinato sul pianerottolo di casa, non è che da questi soloni ci aspettassimo molto di più.
Siamo riusciti a farci “scappare” le motivazioni di base che hanno originato il fenomeno grillino, figurarsi se qualcuno poteva “perdere tempo” a studiare Macron.
Più facile dipingerlo come “banchiere” e “uomo al servizio degli ebrei” che come innovatore con il suo “nè di destra, nè di sinistra”.
Abituati ai fancazzisti sovranisti che non hanno mai lavorato in vita loro, era diventato motivo di accusa a Macron persino di essersi laureato nell’università che forma i migliori cervelli di Francia nel campo dell’amministrazione dello Stato.
Se un giovane italiano andasse a lavorare in banca, qualcuno lo definirebbe forse banchiere?
Eppure Macron, di cui non condividiamo peraltro alcune parti del suo programma economico, qualcosa dovrebbe aver insegnato alla destra italiana.
1) Un movimento politico deve essere portatore di valori “coniugati” ai tempi e ai mutamenti della società civile. Fare politica non vuol dire fare testimonianza, ma innovare, in simbiosi con la comunità nazionale in cui si vive.
Macron, qualora qualcuno non l’avesse notato, è entrato nell’amministrazione statale francese per poi lasciarla ed entrare nello staff di una banca, ha lasciato la banca per entrare nello staff di un ministero statale, ha mollato il ministero e il partito per fondare un suo movimento e in un anno è riuscito a farlo diventare il primo partito in Francia.
Una capacità di “rimettersi in discussione” che dovrebbe essere alla base di una concezione della vita affine a certi nostri valori.
2) Ragionare in termini “oltre la destra e la sinistra” non è affatto un’eresia, è stato alla base del successo di tanti movimenti politici della nostra area all’inizio del Novecento, quando “certa destra” borghese e latifondista venne travolta da chi seppe portare, almeno nella fase iniziale, il vento “futurista” del cambiamento.
Anzi, semmai consente di recuperare certe origini che non sono contigue alla destra economica e speculativa, ma attenta ai bisogni sociali.
Adottare un programma che, coi criteri attuali, potrebbe essere definito liberale in economia e sociale nella protezione dei diritti dei lavoratori, è una sintesi perfettibile, ma non certo ostile a una destra moderna.
3) Il richiamo al patriottismo francese collegato a quello europeo è in perfetta linea con quello che dovrebbe essere il percorso ideologico di riferimento della destra post-fascista, quando per primi si rivendicava una Europa-Nazione a fronte degli imperialismi contrapposti Usa e Urss.
Macron ha fatto dell’Europa (da riformare, anche secondo lui) il suo cavallo di battaglia, mentre i sedidenti destri hanno rinnegato, in nome di un ridicolo nazionalismo protezionistico ottocentesco, decenni di battaglie.
Per la prima volta un candidato europeista (critico) batte i populisti che non hanno ancora neanche deciso se uscire dall’euro o meno.
Se i fenomeni politici venissero “analizzati” a tempo debito invece che pigramente cavalcare le fobie o mettersi sulla ruota di sgangherati gregari,, salvo perdere sempre la volata finale, certa sedicente destra avrebbe capito che il popolo non va sempre “assecondato” ma va guidato, che vanno sperimentate nuove forme di comunicazione (lo diciamo da dieci anni, quando ancora i Cinquestelle erano agli albori), che si cresce dicendo cose scomode e non confermando che Ruby fosse la nipote di Mubarak, che gli spazi per una destra reazionaria, razzista e bigotta, oltre a non essere conforme alla nostra tradizione, sono ormai inesistenti, perchè superati dal comune sentire della società civile.
Grazie a questa trasversalità avevamo scommesso da mesi che Macron sarebbe arrivato al ballottaggio, favorito indubbiamente anche dalla crisi di credibilità dei partiti tradizionali .
Emmanuelle ha saputo interpretare la “voglia di cambiamento” di fronte a vecchie cariatidi come Fillon, Hollande e Marine Le Pen.
Perchè nessuno potrà mai vincere per dinastia o intestandosi come madre di tutte le battaglie quelle di invocare il far west, di negare diritti civili agli altri o di affogare esseri umani, occorre metterselo bene in testa.
La deriva sovranista non va subita, va contrastata in nome dei valori di destra, la solidarietà non va lasciata alla sinistra perchè è rinunciare a un nostro valore etico, l’Europa si difende e si cambia, non la si vende a interessi stranieri, spacciando regimi indegni per punti di riferimento.
Quando l’elettore di destra deve scegliere tra una Le Pen e un Macron, sceglie in maggioranza Macron.
Ora forse qualcuno l’avrà capito.
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