“MANCAVA ANCHE LEI, LA NUMERO 75190”: L’EX PARLAMENTARE LEGHISTA NO VAX E LA FRASE CONTRO LILIANA SEGRE
CON QUESTI SOGGETTI IL TEMPO DELLA DISCUSSIONE E’ FINITA
«Mancava lei, 75190». Si è scagliato contro Liliana Segre perché la senatrice a vita ha sostenuto che la vaccinazione contro il Covid è un «dovere morale». Non citandola mai con il suo nome.
Indicandola con il codice numerico che i nazisti le avevano stampigliato sul braccio quando — a 13 anni — era stata internata nel campo di concentramento di Auschwitz: 75190. «Per chi nega il Covid, per chi usa il nazismo, per chi fa quella mascherata di vestirsi da prigionieri dei lager c’è una sola parola: silenzio», ha ribadito Segre in questi giorni.
Ha suscitato la reazione forte del Pd di Monza e Brianza il post che Fabio Meroni ha postato giovedì sera su Facebook contro Segre: «Siamo inorriditi — scrive il sindaco di Lissone, Concetta Monguzzi, in una nota ufficiale —. Le considerazioni volgari di chi come il consigliere Fabio Meroni equipara le vaccinazioni al nazifascismo offendono tutte le persone dotate di consapevolezza storica e di un senso di umanità e in particolar modo i cittadini e il Consiglio Comunale di Lissone. Le forze di maggioranza chiedono al consigliere Meroni pubbliche scuse come unica via per presentarsi con un residuo di dignità di fronte al Consiglio Comunale e a tutti i cittadini».
Fabio Meroni, due volte sindaco, parlamentare e ora consigliere provinciale leghista, non ha rimosso il post, rimasto senza nessun like. Volto storico della politica brianzola, in questo periodo è noto per le sue posizioni no vax e difende la sua libertà di non vaccinarsi: «Non è stata una scelta facile e la mia libertà di non sottopormi al vaccino anti-Covid mi sta provocando numerosi disagi. Ogni volta, per accedere in comune e in provincia devo sottopormi a tampone».
Meroni non si è scusato e ha detto di non aver apprezzato la presa di posizione di Liliana Segre che negli ultimi giorni ha richiamato l’importanza della vaccinazione, unica via di uscita contro la pandemia: «Ho il massimo rispetto di Liliana Segre e mio papà ha fatto il partigiano e mio nonno un cavaliere di Vittorio Veneto. Però non ho apprezzato la sua uscita sul dovere morale di vaccinarsi. Chi è lei per dirlo? Resto della mia idea, solo con l’obbligo vaccinale e se sarò costretto fatò l’iniezione come ho fatto quella per il militare». Quanto alla richiesta di scuse del Pd, è rinviata al mittente: «Imparino a guardare a casa loro, non sul mio profilo Facebook, dove scrivo quello che voglio».
Anche cazzate, quindi.
(da agenzie)
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