MANOVRA, L’ALTERNATIVA D’AUTUNNO: TASSE O MERCATO
RENZI NON PUO’ PERMETTERSI POLITICAMENTE UNA MANOVRA LACRIME E SANGUE, MA LE SOLUZIONI IN ESAME POSSONO ESSERE QUELLI DI AGIRE CON UNA PATRIMONIALE O SUL MERCATO DEL LAVORO
“Ti giuro che la manovra non ci sarà ”. Qualunque renziano osservante che segue le questioni economiche in questo periodo ripete le stesse rassicurazioni.
Anche se la crescita del 2014 sarà +0,2 o, peggio, zero, invece del +0,8 previsto dal governo, non ci sarà nessuna manovra.
Matteo Renzi non può permettersela politicamente.
Però anche se le rigidità del Fiscal compact saranno aggirate, i problemi resteranno. Le lezioni che l’Italia avrebbe dovuto apprendere in questi anni sono semplici.
La flessibilità europea non esiste: si può scegliere di sfondare i vincoli — come ha fatto la Francia — e prendersi da soli i margini di manovra, a costo di subire le sanzioni dell’Europa.
Oppure si possono rispettare gli impegni, come sta facendo l’Italia, sperando di essere premiati (non succede mai).
Ma la vera questione resta quella della crescita. Rimandare sempre i problemi economici all’autunno, quando i primi nove mesi dell’anno sono già passati, significa fare politica economica soltanto con i tagli o le tasse una tantum.
Il problema dell’Italia ormai non è più il 2014, ma il 2015: una crescita inferiore allo 0,9-1,3 per cento stimato sarebbe un disastro.
Bisogna adottare quindi provvedimenti immediati, che producano risultati in mesi, non in anni.
A sentire i parlamentari sembra che ci siano solo due opzioni: una grossa patrimoniale che redistribuisca ricchezza (Sel) o un drastico intervento sul mercato del lavoro per indebolire ancora l’articolo 18 sui licenziamenti e rendere più precari e meno costosi i giovani (Pd-Forza Italia).
Non è così. Basta essere un po più creativi e coraggiosi.
Due esempi: al Senato si sta discutendo di come incentivare i “mutui a rovescio”: l’anziana signora con 400 euro di pensione e la casa in centro è povera e massacrata dall’Imu, ma potrebbe ottenere un flusso mensile di denaro dalla banca che, dopo un certo periodo, magari quando alla signora non serve più, diventa proprietaria della casa.
Misure come questa aumentano reddito e consumi in modo più efficace della patrimoniale.
Altro spunto: ci sono migliaia e migliaia di giovani laureati che lavorano gratis per professionisti strapagati ed evasori, come praticanti negli studi legali, di commercialisti, di architetti.
Non si potrebbe vietare questo lavoro gratuito e costringere gli avvocati a pagare — decentemente e non in nero — i praticanti?
Sarebbe una redistribuzione interna alla categoria che farebbe un gran bene a tutti.
Poi ci sono le liberalizzazioni: il caso ormai dimenticato delle parafarmacie dimostra che si possono creare posti di lavoro con un tratto di penna (è l’unico vantaggio di vivere in un Paese iper-burocratico).
Coraggio, cari parlamentare, un po’ di fantasia per superare il binomio tasse&tagli.
Stefano Feltri
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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