MARCHINI CITA GRAMSCI: “ODIO CHI NON PARTEGGIA, ODIO GLI INDIFFERENTI”
LA FRASE SUGLI AUTOBUS DI ROMA DIVIDE GLI STUDIOSI… LUI REPLICA: “NON LO LASCIO ALLA LE PEN”
C’è maretta tra gli studiosi gramsciani. Pietra dello scandalo: lo slogan della campagna che da un paio di settimane campeggia su tutti gli autobus e le pensiline di Roma.
“Odio chi non parteggia. Odio gli indifferenti”.
Solo che, al posto della firma del filosofo sardo fondatore del Pci, compare il ben più prosaico motto: «Io amo Roma. E tu?».
Ovvero il claim con cui Alfio Marchini, imprenditore a capo di un movimento civico, per la seconda volta in tre anni proverà a scalare il colle capitolino.
Orgoglioso della scelta, che rivendica: «È una mia idea, non vedo proprio perchè dobbiamo lasciare Gramsci ostaggio della Le Pen, che dice di avere i suoi libri sul comodino ».
E per nulla imbarazzato dall’evidente contraddizione, visto che la sua corsa potrebbe essere sostenuta – ma ancora non è certo – da alcuni pezzi del centrodestra: «È giunto il tempo di raccontarci senza finzioni che la capitale d’Italia è stata uccisa dall’indifferenza, che ha lasciato campo libero a tutti i poteri marci che l’hanno depredata», taglia corto Marchini.
«Roma non ne può più! Anche di chi, da sinistra, ha chiuso gli occhi davanti al saccheggio morale, culturale e civile della città . O vogliamo prenderci in giro e sostenere che sia tutta colpa della destra? Basta con ipocrisie e stucchevoli buonismi».
Sia come sia, l’utilizzo del brano tratto da La città futura, il numero unico del giornale pubblicato nel febbraio 1917 con lo scopo di ”educare e formare” i giovani socialisti alla “disciplina politica”, non è piaciuto affatto a Guido Liguori, docente di Storia all’università della Calabria e presidente della International Gramsci Society Italia. «Marchini nella sua campagna per le comunali cita pure Gramsci (senza nominarlo). Il comunista sardo ridotto a pubblicità subliminale. Schifo profondo», ha tuonato il professore su Facebook.
Una condanna senza appello, per il candidato sindaco. Accusato di sfruttare per bieche ragioni elettorali il padre della sinistra italiana.
«Che però è citato, piccolo, in basso a destra, come prevede la legge», precisa Marchini. In soccorso del quale arriva Beppe Vacca, uno dei maggiori studiosi del marxismo contemporaneo nonchè presidente della Fondazione Gramsci: «Non vedo cosa ci sia di male», dice.
«È un grande slogan, chiunque lo usi, che citi o no l’autore, è legittimo che lo faccia ed è auspicabile che ne tragga vantaggio. A parte il fatto che è lo stesso concetto utilizzato pure da Papa Francesco».
Il dibattito è aperto.
Giovanna Vitale
(da “La Repubblica“)
Leave a Reply