MAXI-SEGRETERIA EPIFANI: TUTTI INSIEME APPASSIONATAMENTE
QUINDICI MEMBRI, RENZI ENTRA CON IL FEDELISSIMO LOTTI MA PERDE LA BATTAGLIA DELL’ORGANIZZAZIONE… RIMANDATA OGNI DECISIONE
“Guglielmo non sei più alla Cgil”.
Epifani è arrivato alla fine dell’arduo compito di gestire la prima direzione da segretario Pd senza quasi intoppi.
Ma poi evidentemente deve aver ceduto alla tensione, visto che per due volte nella replica si definisce “Segretario generale”.
Brusio dal fondo della sala. Richiamato all’ordine.
Per il resto, la riunione va nella migliore tradizione Pd. Un rimando di qua, una sospensione di là .
“Fermiamoci un attimo”, dice al partito e al governo sulle riforme: si delega ad altre sedi (prima un seminario, poi una consultazione degli iscritti).
Sulla data del congresso pure (“si farà entro l’anno”, assicura il segretario). E se arriva la squadra, anche le deleghe vengono rimandate alla prima riunione della segreteria.
Non una squadretta, come sembrava deciso, ma uno squadrone: 15 membri, con una rigorosa spartizione dei posti tra le correnti.
Dice Epifani, che evidentemente ha già capito quali sono le regole del gioco: “Le correnti sono utili se orientano il dibattito e la scelta”.
Posti in piedi ieri al Nazareno, gran pienone.
La prima direzione democratica dell’era Epifani inaugura qualche abitudine e cancella immediatamente le ultime acquisite: invitati a partecipare tutti i parlamentari, regolarmente muniti di accredito. E niente diretta streaming. I grillini sono meno trandy, evidentemente .
All’entrata, un Superman che accoglie i democratici.
E Matteo Renzi, che al solito catalizza le telecamere. “Io segretario? Ci sono cose più importanti”, dice lui, arrivando direttamente dalla Fiera del Lusso di Vienna, dove è stato a cena col direttore del Financial Times e l’amministratore delegato di Gucci.
Ma ormai di queste riunioni che un tempo snobbava e non se ne perde neanche una.
Certo fa un po’ effetto sentire Epifani chiarire che ci sarà la divisione tra candidato premier e segretario, proprio mentre tutti quelli che stanno intorno al sindaco di Firenze ammettono che lui potrebbe candidarsi al congresso.
E la segreteria alla fine non è come lui la voleva.
Perso il braccio di ferro sul fedelissimo Luca Lotti, che andrà agli Enti Locali, e non all’Organizzazione, che rimane al bersaniano Davide Zoggia.
Nella squadra qualche sorpresa. In segreteria ci sono addirittura due presidenti di Regione: Debora Serracchiani (Friuli) e Catiuscia Marini (Umbria) dei Giovani Turchi.
E poi Roberta Agostini (bersaniana), Enzo Amendola (dalemiano), il segretario dei giovani Democratici Fausto Raciti (Giovani Turchi), Cecilia Carmassi, Matteo Colaninno, Alfredo D’Attorre (bersaniano), Antonio Funiciello (renziano), Andrea Manciulli (dalemiano) Alessia Mosca (lettiana), Pina Picierno (franceschiniana) Simone Valiante.
Stessa logica Cencelli per la Commissione che dovrà stabilire le regole del congresso. Organismo forse più di rilievo di una segreteria a termine.
Ne fanno parte tra gli altri uomini di fiducia di Letta (Gianni Del Moro), di Veltroni (Roberto Morassut), oltre all’ex uomo Organizzazione di Bersani (Nico Stumpo), al giovane Turco, Francesco Verducci al segretario dell’Emilia Romagna (Stefano Bonaccini). Per Renzi c’è Lorenzo Guerini (ex sindaco di Lodi, ora deputato Pd).
Epifani fissa punto su punto, la road map del “nuovo” Pd: “Reagiremo alle minacce di Berlusconi”.
Perchè, “la nostra idea di governo di servizio e il bisogno di riforme richiedono un impegno di due anni. Ma dobbiamo essere pronti a tutto se dovesse prevalere negli altri la decisione di far saltare il tavolo”.
Un accenno ai dipendenti del Pd, che “non saranno lasciati soli”. I quali presentano un documento in cui chiedono un “tavolo di coordinamento aperto e plurale in cui si condividano le responsabilità ”.
Ma intanto viene approvato anche il bilancio 2012 con un disavanzo di 7,3 milioni. Alla fine, la direzione vota.
Maggioranza bulgara, sei astenuti (tra i quali Civati, Tocci, Bachelet, la Bruno Bossio).
Wanda Marra
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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