MEDICI SENZA FRONTIERE: “ORA BASTA PROPAGANDA, LA SOLIDARIETA’ E’ UN DOVERE”
LA PRESIDENTE DI MSF COMMENTA L’ACCESSO AL PORTO DI LAMPEDUSA DELLA OCEAN VIKING DA PARTE DEL GOVERNO: “SMETTETELA DI FINANZIARE LA GUARDIA COSTIERA LIBICA, E’ COLLUSA CON I TRAFFICANTI”
Oggi, sabato 14 settembre, l’Italia ha assegnato un porto di sbarco alla Ocean Viking, l’imbarcazione umanitaria delle Ong Sos Mediterranee e Medici senza frontiere (Msf) che domenica 8 settembre ha soccorso 82 migranti nelle acque internazionali di fronte alla Libia.
Dopo 14 mesi di continui duelli tra autorità costiere e comandanti delle navi umanitarie, l’Italia torna torna a offrire il proprio porto a una nave Ong, per far approdare i naufraghi salvati in mare.
Un momento di svolta per chi in questi mesi ha continuato a pattugliare le acque del Mediterraneo pur sapendo che ad attenderli erano dei porti quasi “chiusi”.
Secondo l’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (Ispi) da quando l’ex vicepremier Salvini è stato nominato ministro dell’Interno a giugno 2018, sono stati 25 gli episodi di stallo di una nave di ricerca e soccorso davanti a un porto italiano.
25 volte in cui ogni imbarcazione ha dovuto aspettare fino a 20 giorni prima di ricevere l’autorizzazione a entrare in un porto sicuro, salvo poi decidere di forzare il blocco e portare comunque a terra le persone soccorse nel Mediterraneo: è successo a Carola Rackete, la capitana della Sea Watch 3 che il 26 giugno 2019 è attraccata a Lampedusa nonostante il divieto del Viminale, a cui è stata poi sequestrata la nave, e alla Eleonore, di Lifeline, che il 2 settembre scorso ha forzato il blocco e si è diretta verso Pozzallo.
“È successo quello che chiediamo dal 2015, ovvero di seguire la legge internazionale e di implementare un sistema di ricerca e soccorso che sia sostenibile, predeterminato, che l’Unione Europea si faccia carico dell’accoglienza in modo solidale, che i migranti vengano distribuiti, come è successo con Malta qualche settimana fa”, dice Lodesani, riferendosi al vertice che si è tenuto lo scorso 12 settembre a Palazzo Chigi tra Conte, il neo ministro degli Esteri Di Maio, la neo ministra dell’Interno Luciana Lamorgese e il ministro dei Beni Culturali e rappresentante dem Dario Franceschini, che hanno annunciato l’ok dell’Unione Europea alla redistribuzione dei migranti soccorsi dalla Ocean Viking.
Ieri, venerdì 13 settembre, la Germania e la Francia si sono dette pronte ad accogliere ognuna il 25 per cento dei migranti che sbarcano in Italia, e la speranza è che questo “meccanismo temporaneo” di redistribuzione a cui sta lavorando la Commissione Europea e sul quale conta il governo Conte bis per gestire gli sbarchi delle navi delle Ong, diventi stabile.
“Speriamo che questo metodo di redistribuzione non sia discusso caso per caso, ma che diventi permanente e duraturo nel tempo”, dice ancora Lodesani, per cui la cosa più grave della situazione in mare di questi 14 mesi è stata l’attesa: “I tempi trascorsi in stallo su una nave sono stati e sono ancora troppo lunghi per persone salvate che già hanno sofferto”, spiega Lodesani, la quale chiarisce come la priorità di Msf e delle Ong umanitarie che si occupano di soccorrere i migranti che scappano dalla Libia è che il governo smetti di finanziare la guardia costiera libica, che ha l’abitudine di riportare le persone soccorse negli stessi centri di detenzione da cui fuggono.”
Per Salvini, che durante l’esperienza di governo ha supportato le autorità locali nelle attività di ricerca e soccorso davanti alle acque nazionali della Libia, aprire i porti renderà l’Italia “Il campo profughi d’Europa”.
“Salvini continua con slogan di propaganda, si sta parlando di vite e di persone che vanno salvate indipendentemente da tutto, ed è quello che sosteniamo da sempre”, replica Lodesani.
“Le discussioni politiche vanno fatte dopo, per la redistribuzione”, dice la presidentessa di Msf, e annuncia la volontà della Ong di tornare subito in mare, a prestare soccorso alle centinaia di persone che partono dalla Libia e hanno bisogno di essere soccorse.
“Torneremo in mare: abbiamo fatto l’ultimo salvataggio domenica dopo solo nove ore di arrivo in zona Sar. Ad agosto trovavamo naufraghi dopo nemmeno dieci ore, vuol dire che non sappiamo cosa stia succedendo perchè ci sono molte meno navi, sia umanitarie che private, a pattugliare. Ma che sicuramente c’è bisogno di noi, perchè tutte le volte che torniamo in zona Sar ci sono avvistamenti in poche ore”.
Ma racconta che dopo l’anno più difficile per le attività di soccorso in mare e dopo un autunno in cui Msf si è vista costretta a ritirare la propria nave umanitaria, Aquarius, a cui era stata ritirata la bandiera, dopo la gioia di tornare in mare con la nuova Ocean Viking ora c’è la speranza che il salvataggio in mare venga di nuovo vista come una questione umanitaria, e non politica.
“Torniamo in mare con una speranza diversa, prima sapevamo che ogni salvataggio sarebbe costato una discussione infinita, ora speriamo si cominci a rivedere il salvataggio in mare come un dovere e non come un tema per fare politica”, dice Lodesani. E conclude “Torniamo alla solidarietà ”.
(da Tpi)
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