MELONI SI RIMANGIA I CENTRI DI ACCOGLIENZA IN ALBANIA E PROVA A TRASFORMARLI IN CPR, TRASFERENDOVI I MIGRANTI ATTUALMENTE NEI CPR ITALIANI PER RIEMPIRLI
MA CAMBIEREBBE IL RUOLO DELL’ALBANIA CHE DOVREBBE ACCETTARE LA COMPETENZA SUI CENTRI, ESCLUDENDO I GIUDICI ITALIA,,, L’ENNESIMO CASINO GIURIDICO PUR DI FAR VEDERE AI GONZI CHE NON HANNO BUTTATO I SOLDI NEL CESSO… LE OPPOSIZIONI ALL’ATTACCO: “MELONI SI SCUSI CON GLI ITALIANI PER AVER SPERPERATO UN MILIARDO DI EURO”
Un decreto legge per i Cpr in Albania. A prescindere dal 25 febbraio, giorno in cui la Corte di Giustizia dell’Unione Europea che investirà l’operatività dei centri di Gjader e Shengjn. E che prevede di togliere la giurisdizione italiana sulle strutture. Che è alla base del trattato con Tirana.
Le modifiche all’accordo potrebbero arrivare proprio per decreto. Per escludere la competenza dei magistrati italiani sulla gestione dei rimpatri. E per portare in Albania anche coloro che si trovano oggi negli hotspot e nei centri di accoglienza sul territorio nazionale. Anche se la fattibilità dell’operazione appare molto dubbio.
I giudici e l’Albania
A scrivere del tentativo di togliere ai giudici italiani la competenza sui centri in Albania è oggi il Corriere della Sera. L’idea è che i centri si trasformino in Cpr o in centri di accoglienza. Che, non si esclude, potranno essere gestiti da Tirana e non da Roma. Oggi a Roma è in programma un vertice di governo. Che dovrebbe nei piani dell’esecutivo fornire una soluzione giuridica affidabile dopo le sentenze dei giudici della Corte d’Appello. Il Messaggero spiega che la decisione è maturata venerdì 7 febbraio in una riunione tra il ministro degli Interni Matteo Piantedosi e il sottosegretario Alfredo Mantovano. La decisione permetterebbe di aggirare il giudizio dei tribunali e il problema dei paesi sicuri. Perché i Cpr possono ospitare anche i richiedenti asilo. L’idea aveva già preso forma in estate. Ma serve una modifica del Trattato Bilaterale con Edi Rama.
Da centro di prima accoglienza e centro di trattenimento in attesa della richiesta di asilo a Centro di permanenza per i rimpatri cambia il Trattato con l’Albania
Attualmente, le due strutture sono un centro di prima accoglienza (a Shengjin, dove arrivano le navi e si fanno i controlli più immediati) e un centro di trattenimento in cui restare in attesa che si completi la procedura di richiesta d’asilo rapida. Diventando Cpr – Centri di permanenza per i rimpatri – invece in Albania verrebbero portate le persone migranti che si trovano in Italia irregolarmente e hanno ricevuto un decreto di espulsione.
Nel nostro Paese ci sono già nove Cpr, e il governo Meloni negli anni si è impegnato più volte ad aumentarli (senza mai farlo) nonostante si tratti di un sistema che non funziona. I Cpr spesso mettono le persone detenute in condizioni durissime, per un tempo incerto e in molti casi senza che abbiano commesso reati.
Tirana e le strutture
E l’Albania dovrebbe prendere la giurisdizione delle strutture, oggi italiana. Ma allo studio c’è anche una norma per impedire ai giudici delle sezioni immigrazioni dei tribunali di andare a giudicare i casi nelle Corti d’Appello. Il governo ha già tolto alle prime la competenza sui trattenimenti. Di qui l’idea di escluderli con un provvedimento ad hoc. Ad anticiparlo è stato il ministro degli Affari Ue Tommaso Foti. «Valuteremo se intervenire prima della sentenza» della Corte di giustizia europea, che potrebbe arrivare non prima di marzo o aprile.
L’opposizione
Intanto l’opposizione va all’attacco. Chiudere «questa pagina vergognosa, scusarsi e devolvere gli 800 milioni di euro destinati ad un centro inumano e inutile a sanità e sicurezza», la richiesta del responsabile politiche migratorie del Pd Pierfrancesco Majorino. A puntare il dito anche Avs e Più Europa. «Si sono ormai cacciati in un pasticcio, per uscirne rinuncino all’avventura albanese e smettano di sperperare i soldi degli italiani», afferma Filiberto Zaratti.
«Non gli sono bastate le pronunce dei tribunali di ogni ordine e grado a dire che è una procedura illegittima? Errare umano, perseverare è meloniano», dice Riccardo Magi nel giorno della sua conferma a segretario di +Europa. Ma il partito di Giorgia Meloni tiene il punto. «Sui centri in Albania andiamo avanti», annuncia la vice capogruppo di FdI alla Camera, Augusta Montaruli. «L’accordo, del resto, è un modello che fa scuola in Europa con gli Stati membri. I quali stanno assumendo la posizione italiana, ad iniziare dalla presidente Ue Ursula von der Leyen».
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