METÀ DEI TRUFFATI VIENE DALLA BANCA DI PAPÀ BOSCHI
SU 330 MILIONI PERSI DA PENSIONATI E LAVORATORI BEN 145 RIGUARDANO LA POPOLARE DELL’ETRURIA
Non è un caso che tra i risparmiatori danneggiati dal Salva banche che si raduneranno domenica a Roma in piazza Montecitorio per gridare il proprio sdegno, la maggior parte viene dalla Toscana.
E non è un caso che proprio il governatore della Regione Toscana, Enrico Rossi, dalle colonne dell’HuffingtonPost lanci un j’accuse a governo e Bankitalia che “non hanno salvato” i piccoli risparmiatori beffati.
Non è un caso, perchè tra tutti gli obbligazionisti subordinati cosiddetti “retail”, ovvero piccoli risparmiatori non “istituzionali” (come invece sono Fondazioni, Fondi, Assicurazioni) la metà di quelli che nell’operazione salva Banche ha perso tutto, viene da quella Banca d’Etruria che faceva capo al padre della ministra Maria Elena Boschi.
Secondo le ultime notizie, la mediazione tra governo e maggioranza dovrebbe portare alla creazione di un fondo ad hoc da 100 milioni di euro per risarcire almeno in parte i piccoli risparmiatori che con il salvataggio di Banca Marche, Banca Etruria, Cassa di risparmio di Ferrara, Cassa di risparmio della provincia di Chieti hanno perso tutti i propri risparmi investito in bond e azioni.
I sottoscrittori di bond subordinati delle quattro banche hanno perso circa 750 milioni di euro e a questi si affiancano circa 133.000 azionisti (60 mila di Banca Etruria; 44 mila di Banca Marche, 22 mila quelli di CariFerrara, 6.000 di CariChieti secondo dati Adusbef), i cui titoli non valgono più nulla.
La decisione presa sarebbe, come già detto in precedenza, quella di risarcire solo i risparmiatori più piccoli, e solo quelli che hanno investito in obbligazioni subordinate nelle quattro banche salvate.
Niente da fare, quindi, per gli azionisti. Secondo quanto riporta l’agenzia di stampa Askanews si stima siano 300 milioni di euro le obbligazioni subordinate in mano ai piccoli risparmiatori delle quattro banche salvate, i cosiddetti “retail”.
Secondo calcoli fatti sui dati delle obbligazioni pubblicati sul sito di Bankitalia, il totale delle obbligazioni subordinate emesse da Banca Etruria è di circa 300 milioni di euro, di cui, secondo dati riportati dalla Nazione di Arezzo, 145 milioni sottoscritte da piccoli investitori, quindi in mano alle famiglie.
Questo significa, e il dato viene confermato da fonti parlamentari, che la metà dei piccoli risparmiatori che hanno investito in obbligazioni ormai andate in fumo, e che saranno in qualche modo aiutati dal governo, viene dalla Banca d’Etruria.
I restanti 155 milioni di obbligazioni retail sono spalmati tra le altre tre banche “salvate”, che evidentemente hanno ceduto più obbligazioni a investitori istituzionali e in cui sono stati soprattutto gli azionisti ad essere colpiti.
Secondo dati riportati dalla Reuters Banca delle Marche ha 428 milioni di bond subordinati; Carife 60 milioni; CariChieti 26 milioni; Banca Etruria 274 milioni.
Di cui appunto, scrive La Nazione, 145 milioni in mano alle famiglie e 125 milioni in mano a investitori istituzionali.
I più colpiti dal decreto Salva banche, dunque, sembrano essere i piccoli risparmiatori di Banca Etruria che hanno investito in obbligazioni subordinate.
Proprio a loro quindi, dovrebbe andare la maggior parte delle risorse che saranno stanziate con il fondo salva-risparmiatori pensato da governo e maggioranza.
Al momento invece, come si è detto, sempre che non ci siano spiragli di speranza per gli azionisti beffati, maggiormente concentrati nelle altre tre banche. Una decisione, questa, che non piace a tutti.
Sul punto interviene anche il presidente della commissione Bilancio della Camera, Francesco Boccia, del Pd. “Non condivido la rigidità sul tema degli azionisti — dice – perchè alcuni lo sono diventati senza rendersene conto stipulando magari il mutuo sulla casa. La perdita di valore delle azioni delle 4 banche è una roba di miliardi e questo governo non c’entra nulla perchè si tratta di un bubbone che ha ereditato. Ma mi chiedo se non sia possibile costruire un ponte fra le bad bank e le newco, che consenta che il valore aggiunto creato da queste ultime possa essere dirottato sulle bad bank in modo che chi ha perso possa riavere qualcosa”.
(da “Huffingtonpost”)
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