“MI SONO STANCATO. IO CI METTO I SOLDI MENTRE RENZI SE NE STA TRANQUILLO AL SOLE DI DUBAI E RIYAD”
IL TERZO POLO È ORMAI SCOPPIATO, CARLETTO PROVA A FORZARE SUL PARTITO UNICO MA “LAW-RENZIE D’ARABIA” FRENA…LA TELEFONATA CHE ANTICIPA LA SEPARAZIONE CONSENSUALE
Una telefonata allunga l’agonia del Terzo Polo. Matteo Renzi e Carlo Calenda si parlano, 48 ore dopo la disfatta elettorale alle regionali in Lombardia e Lazio. Una chiacchierata al telefono, preceduta da uno scambio di messaggini nelle ore calde del tracollo elettorale.
Il colloquio di ieri anticipa la separazione consensuale: la coppia è ormai scoppiata. L’amor mai sbocciato si è schiantato al secondo test elettorale al quale si presentavano insieme.
La cifra dello scontro è contenuta nei toni durissimi usati da Carlo Calenda contro Renzi, martedì sera, in direzione: «Mi sono stancato. Io ci metto soldi, ci metto la sede, la struttura, giro l’Italia mentre Renzi se ne sta tranquillo al sole di Dubai e Riyad». Parole di fuoco, quelle di Calenda, riferite al Giornale da una fonte di Azione che ha preso parte alla direzione di martedì sera. Uno sfogo che certifica un matrimonio ormai a capolinea.
La rottura è già nei fatti. Ed è frutto di due visioni. Alla Direzione nazionale di Azione, lo stato maggiore del partito di Calenda ha trovato l’intesa sulla richiesta, da formalizzare nelle prossime settimana, a Italia Viva per la fusione nel partito unico. Basta melina. Si deve accelerare. I renziani invece insistono sullo schema della federazione, per tenersi mani libere e valutare altre opzioni.
Azione fissa due paletti: partito unico e il nome di Calenda nel simbolo. Renzi controbatte: federazione senza il nome di Calenda. Non a caso, nella velina fatta uscire ieri, si indica Calenda come federatore e non come leader. Un segnale chiaro. Un messaggio politico evidente. La macchina del Terzo Polo si è inceppata.
Mentre tra i fedelissimi di Calenda si addensa un sospetto: un asse tra Mara Carfagna e Renzi per affidare all’ex ministro Fi la leadership del Terzo Polo alle Europee. Altri vedono un secondo scenario: l’avvicinamento tra il leader Iv e Forza Italia.
Nel bilancio post voto, il piatto di Azione piange: tre eletti sono in quota Italia Viva, uno ex Udc e uno ex Pd. La classe dirigente calendiana fatica a imporsi. [Per chiudere in bellezza, dalla Puglia arriva un’altra grana: il Pd chiede al governatore Michele Emiliano di mettere alla porta i consiglieri di Azione.
(da il Giornale)
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