NAVALNY: “L’OCCIDENTE CI AIUTI, LA RUSSIA DEVE DIVENTARE UNA REPUBBLICA PARLAMENTARE”
UNICO SISTEMA PER RISOLVERE IL PROBLEMA DEL SUO STORICO AUTORITARISMO
Trasformare la Russia in una repubblica parlamentare per risolvere il problema del suo storico autoritarismo e prevenire in futuro conflitti come quello in Ucraina: è questa in sintesi la ricetta proposta da Alexiei Navalny, il principale oppositore interno di Vladimir Putin che sta scontando una pena di nove anni in un carcere di massima sicurezza, in un articolo pubblicato sul Washington Post.
Navalny condivide l’obiettivo tattico dell’Occidente di impedire alla Russia di vincere la guerra e di preservare la sovranità ucraina ma ritiene che “la strategia dovrebbe essere quella di garantire che la Russia e il suo governo in modo naturale, senza coercizione, non vogliamo iniziare guerre e non le trovino attraenti”.
“Anche se sarà raggiunto il successo, dov’è la garanzia che il mondo non si troverà a confrontarsi con un regime ancora più aggressivo, tormentato dal risentimento e da idee imperiali che hanno poco a che fare con la realtà? Con una economia scossa dalla sanzioni ma ancora grande in stato di permanente mobilitazione militare? E con armi nucleari che garantiscono l’impunità per tutte le forme di provocazioni e avventure internazionali”?, si chiede.
Per evitare tutto ciò, a suo avviso, “la questione della Russia post guerra deve diventare la questione centrale….di coloro che si impegnano per la pace”. E, prosegue, “il futuro modello per la Russia non è ‘potere forte’ e ‘mano ferma’”, ossia quello presidenziale proposto dal team di Boris Yeltsin e accettato dai leader occidentali, bensì una repubblica parlamentare. Certo, precisa, spetta ai russi “cambiare il regime di Putin” ma l’Occidente “deve rendere la sua visione strategica di una Russia come democrazia parlamentare il più chiara possibile” e mandare “un chiaro segnale” di “perché questa scelta è migliore”.
Navalny inoltre ammonisce che la filosofia della guerra come mezzo per risolvere i problemi (anche interni) non appartiene solo allo ‘zar’ ma a tutto il suo entourage e quindi “le speranze che rimpiazzare Putin con un altro membro della sua elite cambierà fondamentalmente questa visione sulla guerra, specialmente la guerra per ‘l’eredità dell’Urss’, sono quantomeno ingenue”.
E cita come “esempio migliore” l’ex presidente Dmitri Medvedev, un tempo beniamino dell’ Occidente, che oggi fa “dichiarazioni così aggressive che sembrano una caricatura di quelle di Putin”. In ogni caso “la bella notizia è che la cruenta ossessione dell’Ucraina non è affatto diffusa fuori delle elite di potere”, assicura, sostenendo che “con certezza la maggioranza degli abitanti di grandi città come Mosca e San Pietroburgo, come pure i giovani elettori, sono critici verso la guerra e l’isteria imperiale”.
(da agenzie)
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